Demare fuori tempo massimo nel calvario di Tignes

05.07.2021
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Demare non ce l’ha fatta. E’ arrivato al traguardo sotto un cielo scuro che sapeva di pioggia, ma anche di tramonto. Il tempo massimo è matematica, starci dentro in certi giorni è un’impresa pari a quella del vincitore. Ieri il limite stabilito sulle 4 ore 26’43” di Ben O’Connor era di 5 ore 04’03”, pari al 14 per cento. In termini più concreti, chiunque fosse arrivato a Tignes oltre i 37’20” dal vincitore sarebbe andato a casa. Cavendish ce l’ha fatta. Ha tagliato il traguardo con Morkov e De Clercq con un distacco di 35’49”. Demare, Guarnieri e altri cinque sono rimasti fuori.

«Questa era una delle tappe di cui ero terrorizzato – ha detto Cavendish, in lacrime come dopo la prima vittoria – e infatti ho sofferto tantissimo. Ci siamo staccati sulla prima salita, ma avevo questi ragazzi fantastici intorno a me, che mi hanno dato il ritmo e molto supporto. Sono abbastanza emozionato per essere arrivato e felice di essere ancora in gara».

Demare ha passato il Col de Saisies nel gruppo Cavendish, poi ha perso contatto
Demare ha passato il Col de Saisies nel gruppo Cavendish, poi ha perso contatto

La maledizione del 9

Demare non ce l’ha fatta. Gli era già successo nel 2017, ugualmente nella 9ª tappa, nel famoso giorno di Chambery che vide la caduta di Richie Porte nella discesa dal Col du Chat e anche allora all’indomani ci sarebbe stato il riposo. Arnaud tagliò il traguardo malato ed esausto. Non era riuscito a mangiare per tutta la tappa e avere accanto Guarnieri a altri due compagni non gli era servito a nulla. Con lui andarono a casa altri sette corridori, fra cui Trentin e Sagan.

Ieri a Tignes è successo più o meno lo stesso. Demare ha tagliato il traguardo a 41 minuti dal vincitore. E se il giorno prima a Le Grand Bornand è arrivato ultimo per una crisi di fame, questa volta la causa di tutto è stato il freddo e probabilmente il non aver recuperato al meglio il giorno prima.

Impietrito a Tignes

«Quando ha passato la prima salita nel gruppo in cui si trovava Cavendish – ha raccontato Guesdon, direttore sportivo della Groupama-Fdj – ho pensato: “Va bene, ce la farà!”. Sfortunatamente però non ha retto il passo sul Cormet de Roselend ed è rimasto indietro».

Arnaud è rimasto fermo a lungo sulla bici dopo la riga, quasi sperando di svegliarsi da un brutto sogno. E mentre era lì, è arrivato anche Jacopo Guarnieri. Lo scenario era desolato, dal podio era appena sceso Cavendish, atteso a lungo perché potesse vestire la maglia verde, mentre il velocista della Groupama cercava una ragione per andare via dal traguardo, quasi sperando che la giuria gli andasse incontro comunicando un cambiamento del tempo massimo.

Niente sconti

«Prima della tappa – ha raccontato Marc Madiot, team manager della Groupama-Fdj, ai colleghi de L’Equipe – i commissari ci avevano detto che avrebbero adattato il tempo massimo in base alle condizioni della gara. Sapevamo dal mattino che sarebbe stato difficile con questo tempo. Ho parlato con il sindacato corridori che ha risposto: vedremo. In realtà non è stato fatto niente».

Ci hanno provato, ma era ormai tardi e soprattutto il gruppo dei corridori fuori tempo era davvero esiguo perché si potesse giustificare una decisione simile.

Record mancato

Dopo la formalizzazione della sua esclusione, Démare è tornato in hotel, dove il cuoco della squadra lo ha accolto in lacrime. Raccontano che il corridore si sia guardato intorno rendendosi conto che il resto della squadra fosse più triste di lui in merito al risultato di giornata.

«Ho dato il massimo – ha detto – sono arrivato al 97 per cento del mio record sulle cinque ore. Per essere nel tempo massimo, avrei dovuto raggiungere il 100 per cento. Come si dice: Affonda o nuota…».

Dlamini è stato l’ultimo al traguardo, un’ora 24′ dopo O’Connor: ben oltre il tempo massimo
Dlamini è stato l’ultimo al traguardo, un’ora 24′ dopo O’Connor: ben oltre il tempo massimo

Camion scopa

Chi ha continuato a nuotare, pur rendendosi conto di affondare, è stato Nicholas Dlamini della Qhubeka-Nexthash. Il corridore sudafricano ha raggiunto Tignes un’ora e 24 minuti dopo l’arrivo di O’Connor. Alle sue spalle il fine corsa e una serie di poliziotti in moto intirizziti, a chiedersi perché mai non lo avessero scaricato a forza sul furgone. Gli operai stavano già smontando il palco, ma il Tour si onora anche potando sino in fondo la propria fatica. Per questo Dlamini ha rifiutato di salire sul camion scopa. Ha voluto raggiungere il traguardo con le sue forze. Arrendendosi infine con l’onore delle armi.