E mentre il gruppo è impegnato al Tour de France, c’è chi sta ricaricando le batterie, tra casa e famiglia. E’ Alessandro De Marchi. Il “Rosso di Buja” ha avuto una prima parte di stagione alquanto complicata.
Ciononostante ha portato a termine il Giro d’Italia e in qualche occasione il corridore della Israel-Premier Tech è anche stato protagonista.
Alessandro, abbiamo visto anche dai social che ti sei dedicato alla famiglia in questi giorni. E adesso?
Adesso è ora di riprendere. Andrò in altura per preparare quello che sarà il resto stagione. L’idea è quella di correre la Vuelta. Per questo dovrei fare un bel periodo in quota, due settimane piene. Poi rifinire la condizione passando per il Giro di Polonia. E da lì andare direttamente in Spagna.
Su carta, sembra un buon programma…
Sì, è abbastanza buono soprattutto dopo aver fatto il Giro. Almeno lì sono riuscito ad accumulare un bel po’ di chilometri e tutto sommato sono a buon punto.
Come dicevamo, non hai avuto una prima parte di stagione facile…
Dopo una primavera così balorda, era importante andare al Giro più che altro per mettere fieno cascina, fare volume di chilometri in gara e magari provare anche a fare qualcosa. Quest’ultimo aspetto non è stato possibile realizzarlo, ma oggettivamente era abbastanza difficile migliorare tanto da riuscire fare qualcosa. Però non è stata per nulla un’esperienza distruttiva, nonostante arrivassi al Giro con dieci corse in quattro mesi.
Quindi il Giro è stato un punto di ripartenza?
Mentalmente serviva ed è servito. Comunque era importante recuperare anche di testa. E per riuscirci sono stati utili anche questi giorni di riposo. Utili anche per la fase dell’altura che sta per iniziare.
Primavera balorda, ma c’è stato anche qualcosina che ti rimproveri?
Tra Covid, la prima altura subito dopo, l’ammalarmi ancora… tutto è stato fatto sin troppo di corsa, ma è facile dirlo adesso. Sul momento, quando abbiamo preso certe decisioni, ci sembrava giusto così. Sin qui diciamo che sono al 70 per cento. Adesso voglio colmare questa lacuna per arrivare al top e sfruttare le occasioni. E con la Vuelta in programma le opportunità ci sono.
Che poi non sarebbe la prima volta che “sistemi” la stagione alla Vuelta…
No, vero. Come mio solito non sono super all’inizio dell’anno e colgo i miei migliori risultati in questa fase. Fisiologicamente forse sono più portato a venir fuori da adesso in poi. Come detto, adesso l’importante è lavorare per ritornare al top.
Alessandro, c’è una cosa che ci ha colpito e risale al Giro. Un giorno sulle tue pagine social hai scritto: «Oggi ho fatto pace con me stesso»: cosa intendevi?
Quella cosa l’ho scritta dopo la tappa, l’unica, in cui sono stato fuga al Giro. Era la decima frazione credo, in ogni caso quella che passava per Filottrano. L’ho scritta perché era tanto che non mi ritrovavo davanti a fare la gara. E quando hai certe aspettative e certi riferimenti col tuo passato, con la testa “batti sempre lì”. E’ frustrante vedere che non vai, che non rendi come sai fare. Quel giorno anche se non ho vinto mi sono detto: “Se ho una buona giornata riesco ancora ad essere lì. Riesco ancora ad esprimermi”. Purtroppo visti anche i momenti che stiamo vivendo, si fa fatica ad essere perfetti. E’ difficile, ma ci sono anche questi passaggi da superare.
E al futuro De Marchi ci pensa?
Onestamente ho messo tutto in pausa. Mi sto concentrando ad essere al massimo fisicamente per questo finale di stagione e non solo. Ho lasciato da parte i pensieri di post carriera e voglio ritornare ad essere me stesso. Ho troppa voglia di avere ancora le vecchie sensazioni e fare una stagione completa senza fastidi, guai e noie varie. Il futuro adesso è trovare buone sensazioni. E in più devo trovare una squadra o rinnovare il mio contratto. Al “Dema” ritirato c’è ancora tempo per pensare!
E allora torniamo al presente. Dove andrai a fare l’altura?
Andrò a Livigno. In questo modo riesco ad avere con me anche la famiglia. Vado lì perché così non li porto in cima al niente e anche loro possono divertirsi.
Cosa prevede la tua tabella di allenamento?
Proprio in questi giorni devo fare il punto con Andrea Fusaz (il suo coach, ndr). Devo fare un test per capire dov’è la condizione da cui ripartire. Di certo i primi 4-5 giorni in quota mi serviranno per riprendere il filo con tutto.
Quanto sei stato fermo in tutto?
Dopo il Giro ho dovuto tirare avanti. La squadra aveva bisogno di fare corse e quindi di uomini. Così ho preso parte al GP Gippingen e al Giro del Belgio, corse che cadevano nel mezzo tra il Giro e il campionato italiano. Per questo ad Alberobello non ero un granché e me ne dispiace. A maggior ragione mi è servita una settimana molto easy.
E cosa hai fatto in questa “settimana easy”? Stacco totale?
Sono uscito due volte, una delle quali con la gravel e poi mi sono fatto una nuotata in piscina.