«Ho fatto quarto, terzo, secondo – dice Dainese ridendo – la prossima volta dovrò fare primo, no?».
Eravamo stati zitti per scaramanzia, ma se lo dice lui come prima cosa, la risata si fa comune. La Vuelta sta per vivere la durissima giornata all’Alto de Velefique e poi andrà al primo riposo, ma per il velocista padovano la tappa di ieri a la Manga del Mar Menor resta un buon ricordo, con poco rammarico essendosi dovuto arrendere a uno Jakobsen che ha riallacciato in modo fantastico il filo con il saper vincere.
«Vincere o non vincere – dice – quel che conta è che io riesca a correre senza pressione addosso. Guarda caso, ho cominciato ad andare meglio quando mi sono tolto di dosso il voler dimostrare. Qua il livello è altissimo, può capitare che mi stacchi e se succede, pace…».


Tappa croccante
Per Alberto il punto non sono tanto le volate, in questo primo grande Giro, quanto capire i suoi limiti nelle tappe più dure e l’attitudine a recuperare per sprintare ancora.
«L’altro ieri – ride ancora – quella al Balcon de Alicante è stata una tappa croccante. Nel gruppetto, in cui di solito viaggiano i velocisti staccati, eravamo in 120 su 164 partenti. E si andava forte. Su di noi a un certo punto è rientrato anche Valverde con i suoi compagni, poi però si è fermato ancora…».


Due ventate di troppo
La volata di ieri contro Jakobsen, anche lui uscito come Dainese dalla Seg Academy Racing, non ha avuto poi molta storia.
«Lui è forte – dice – e più vince e più guadagna rispetto, per cui gli viene anche meglio arrivare a fare i suoi sprint. Io qualche errorino l’ho fatto, ho preso un paio di ventate che a quelle velocità sono un bello spreco, ma Fabio è forte ed è meglio perdere da uno così che da un altro che magari non sai nemmeno chi sia».
Ritorno al 53
Tra le voci su cui continuare a ragionare per i prossimi sprint c’è anche la scelta dei rapporti, dato che tutti gli sprinter del gruppo hanno ormai scelto di correre con il 54.
«Ieri il 53 – dice – mi è sembrato piccolino. Ho smesso di usare il 54 perché nelle tappe di pianura mi ritrovavo per tutto il giorno sempre a spingere troppo duro. E anche in volata… A me piace fare gli sprint a 130 pedalate, con il 54 non riuscivo. Ma è indubbio che con certe velocità fa la differenza. Se sopravvivo alle montagne, abbiamo qualche altra occasione di provarci, ma certo dopo quello che ho visto nella tappa di ieri, sono abbastanza inquieto (lo dice ridendo, ndr)».


La maglia nera
E poi c’è il capitolo caldo, già affrontato andando incontro alla Vuelta e di grande attualità viste le temperature che finora stanno… accogliendo i corridori soprattutto nelle tappe di montagna.
«In certi giorni – dice – è davvero estremo. Ieri si stava bene, si andava veloci. Il giorno prima si boccheggiava. E poi aggiungete che abbiamo le maglie nere e la frittata è fatta. L’anno scorso almeno avevamo anche quelle bianche…».