Elia Viviani lo aveva detto in tempi non sospetti: «La pista mi darà quella condizione e quel colpo di pedale per emergere nella seconda parte di stagione». Sarà stato davvero il lavoro su pista, sarà stato anche l’entusiasmo scaturito dal bronzo olimpico che aveva il sapore della riconferma, fatto sta che è un Viviani nuovo quello che si vede sulle strade e nel GP di Fourmies dello scorso fine settimana ha fatto assaggiare la polvere ai rivali come non avveniva da tempo (foto di apertura).
Il corridore che ci troviamo ora di fronte è un Viviani estremamente consapevole delle sue possibilità e proprio da quelle parole pronunciate nella prima parte di stagione prende il via la nostra intervista: «E’ la dimostrazione che ormai mi conosco bene, sta uscendo fuori il frutto di un blocco importante di lavoro su pista, che non si è certo esaurito con la gara olimpica. A Fourmies ho trovato gente importante, che aveva fatto molto bene nelle scorse settimane, ma è finita dietro a cominciare da Ackermann, vincitore delle due ultime edizioni».
D’altronde non si tratta certo di una gara comune, ha anche fatto parte della Coppa del mondo e ha un albo d’oro d’eccezione…
Ci tenevo a vincere lì, proprio perché volevo dimostrare che le gambe sono tornate quelle di prima, ma so che succede sempre così dopo blocchi lunghi di lavoro su pista. Quella di Fourmies non è una gara semplice, va oltre i 200 chilometri, ha un percorso molto mosso, ma sicuramente fra le mie ultime vittorie è quella di gran lunga più importante e mi ha dato una nuova carica.
Quanto è importante per te lavorare su pista?
Ormai penso si sia capito che è fondamentale: con l’età poi le cose cambiano, prima bastavano lavori periodici nel velodromo per ritrovare quello spunto, ora invece ho bisogno di periodi più lunghi per avere gambe toniche. Quel che è avvenuto quest’anno deve essere un caposaldo nella mia carriera, non si potrà prescindere.
In che senso?
La pista dovrà avere per me lo stesso peso della strada, dovrò fare estrema attenzione nel programmare la stagione, ma qualsiasi squadra sia quella per la quale gareggerò non potrà prescindere dal “perdermi” quando ci saranno i principali appuntamenti su pista e la preparazione di essi, sapendo che poi, tornando alla strada, avranno a disposizione un Viviani al massimo. La mia stagione sarà equamente divisa fra strada e pista.
Perché parli di “qualsiasi squadra”? Sui media il tuo passaggio alla Ineos era dato per concluso…
Non è così, non ho ancora firmato per nessuno. I nomi delle squadre a cui sono stato avvicinato (oltre alla Ineos, anche la Deceuninck Quick Step, ndr) sono veri, ma stiamo ancora trattando. Penso di prendere una decisione entro un paio di settimane in modo che, quando avrò finito la stagione, potrò davvero andare in vacanza fisicamente e soprattutto mentalmente, ne ho bisogno per ricaricare le batterie.
Il tuo prosieguo stagionale che cosa prevede?
Conto di gareggiare su strada almeno ancora 4 volte, per le prove di Isbergues e Metropole, poi Bernocchi e Gran Piemonte. A quel punto tornerò alla pista per dedicarmi alla preparazione dei mondiali dal 20 al 24 ottobre a Roubaix.
Saranno una rivincita dei Giochi?
Quando i mondiali arrivano dopo le Olimpiadi non sai mai chi ci sarà. Vedremo se Walls avrà voglia di rimettersi subito in gioco, il neozelandese Stewart mi piacerebbe affrontarlo dopo lo “scherzetto” degli ultimi due giri a Tokyo che mi ha fatto scendere di un gradino del podio, ma chi avrà il dente avvelenato è Thomas, il campione uscente francese che in casa sua vorrà la vendetta piena: io a Tokyo ho cambiato medaglia in pochi secondi, lui l’ha proprio persa…
E tu con che spirito parteciperai?
Al massimo, come sempre ma con una spinta in più: io i mondiali non li ho mai vinti e questa lacuna voglio proprio colmarla…