TIRANA (Albania) – Il solo giorno in cui Primoz Roglic vestì la maglia rosa in corsa fu il 28 maggio del 2023, all’indomani della straordinaria cronoscalata del Monte Lussari, in una delle cornici più belle degli ultimi Giri d’Italia. La vestì nella tappa di Roma e oggi, a distanza di due anni, l’ha riconquistata.
«Ma quella fu una specie di grande festa – sorride – ora è un po’ diverso. Questa, voglio dire, me la godrò e basta. Se vogliono prenderla, va bene. Ma io me la godrò giorno dopo giorno, perché non si sa mai quando sarà l’ultima. E’ come con le vittorie o cose del genere. Quindì sì, voglio proprio godermela».
Il leader della Red Bull-Bora è sereno e sorridente. E non è solo per la conquista del primato, ma per una condizione mentale lontanissima dallo stress con cui viveva le corse prima dell’incidente del 2022. E così nel raccontare la giornata, sembra divertito e insieme contrariato per la conquista. Voleva fare bene la crono e questo avrebbe significato conquistare la maglia rosa, ma al contempo ne avrebbe fatto a meno. C’è un divertente controsenso nel suo raccontarsi e questo lo rende ancora più scompigliato e simpatico.




E’ tornata la maglia rosa.
Sono felice, decisamente. Non lo si pianifica mai davvero. Sogni di averla o di lottare per ottenerla, di averla a casa tua. Quindi sì, sono contento del risultato di oggi e ovviamente della maglia. Però sono venuto per averla a Roma, quindi il cammino è ancora lunghissimo.
Non ti aspettavi di guadagnare così tanto sui rivali diretti?
In realtà volevo semplicemente non perdere troppo, perché non era proprio la cronometro che avrei desiderato o che mi si addiceva di più. Alla fine ho dovuto fare con quello che c’era, per questo sono felice e mi sono divertito molto. Insomma, intendiamoci, correrla è stato piuttosto duro, ma il risultato è bello.
Sulla bici montavi un bel rapportone…
Era un 68×10. Il problema di certi rapporti non è sceglierli e montarli, il problema è la potenza che serve per girarli. E oggi in qualche modo ce l’ho fatta.








Ora ti diranno che è arrivata troppo presto…
Non mi interessa più tanto dei risultati parziali. Mi hanno suggerito di non stressarmi per questi dettagli. Per cui mi basta sapere che sono in salute e che sto bene. Ho fatto una bella cronometro e arrivare così davanti è stato semplicemente una grande sorpresa. Ora ho anche questa maglia rosa ed è più facile perderla che conquistarla, per questo sono contento di averla addosso.
Se dovesse capitare di lasciare la maglia a qualcun altro, eviterai di lasciargli sei minuti come a O’Connor lo scorso anno alla Vuelta?
In quel caso (ride, ndr), qualche minuto in meno sarebbe meglio, no? Vedremo.
Come immagini la tappa di domani con distacchi tanto piccoli?
Immagino una giornata come ieri. C’è una salita difficile, quindi dipende da quanto sarà alto il ritmo. Ovviamente Mads Pedersen è in ottima forma, quindi immagino che sicuramente cercheranno di rimetterlo in testa al Giro.


Il momento di Tarling
Il tempo di notare che Roglic se ne va in giro con due orologi e nel van delle interviste arriva Joshua Tarling, il vincitore di giornata. Per le cronometro lo allena Dario Cioni e alla Ineos Grenadiers quella sottile e mai confessata rivalità con Ganna si è trasformata col tempo in un pungolo reciproco. Solo che mentre Ganna quando vince ha il gusto di raccontare, si scopre che Tarling parla per monosillabi. Forse intimidito dalla giovane età, dato che comunque questo ragazzone che ha piegato i migliori specialisti del Giro ha soltanto 21 anni.
«Prima crono e vittoria – dice – è davvero speciale. Penso che ora abbiamo anche la fiducia necessaria e non vediamo l’ora che arrivi la prossima. E’ un buon modo per iniziare. Posso dire che era l’obiettivo dall’inizio della stagione. Il primo erano le classiche, poi abbiamo fatto uno switch e non vedevamo l’ora di arrivare qui, soprattutto perché il percorso con tutte quelle curve si adattava. Qualcuno l’ha ritenuto pericoloso, ma bastava non prendersi rischi. Invece è stato stressante essere seduto tanto tempo sulla hot seat. Pensavo che Roglic sarebbe stato veloce e ovviamente in cima alla salita lo è stato. Però ha guadagnato più di quanto avrei voluto e aspettare il suo arrivo mi ha logorato».




L’attesa a ben vedere è durata un’eternità. Andando via dal camion delle interviste incrociamo Mads Pedersen e non ha lo sguardo ridente di ieri. C’è da scommettere che domani tenterà di riprendersi la maglia. Al netto di tutto quel che si può dire, le prime due tappe albanesi hanno offerto degli splendidi squarci di ciclismo. Sul fronte della classifica, Ayuso ha guadagnato su Tiberi. Piganzoli ha fatto un’ottima crono e Storer ha ancora la gamba del Tour of the Alps. Van Aert se ne è andato con il morale a pezzi per un 34° posto che ha deluso proprio tutti. Il Giro è appena cominciato, non vediamo l’ora di raccontarvi il resto.