Tutti noi abbiamo in mente Valerio Conti con la maglia rosa. Quei giorni del Giro 2019 per il romano furono speciali. Sembrava l’imperatore di Roma: “petto in fuori”, sorriso, una gran gamba e la sicurezza nel muoversi in gruppo…
Ci si poteva aspettare che di lì a breve Valerio avrebbe conquistato vittorie importanti, sarebbe stato spesso protagonista. E forse lo pensava anche lui. Ma qualcosa non ha preso la piega giusta. Qualche “incidente” di percorso e una Uae che, complice anche Pogacar, è letteralmente esplosa. E quando una squadra prende dei “capitani” per fargli fare i gregari, il gioco si fa pesante per tutti gli altri.
Valerio come va?
Potrebbe andare meglio. Ho avuto 12 giorni bruttissimi prima del Giro, febbre, tosse. Non era Covid, ma quando inizi a prendere gli antibiotici prima di una gara del genere, cosa vuoi combinare? Nel ciclismo non t’inventi niente. Correndo tutti i giorni poi se non sei al top non è che migliori, anzi. Fai fatica, ti finisci.
Avevi previsto un avvicinamento diverso?
Sì, avrei dovuto fare il Tour of the Alps e invece ero fermo a casa. In realtà ho iniziato a stare male già nell’ultima tappa dei Paesi Baschi – fa una pausa Conti e riprende – Sono in stanza con Davide Formolo e vedendolo mi viene in mente che quello che sto vivendo io è un po’ quello che ha passato lui l’anno scorso alla Vuelta. Aveva preparato il Tour e poi dopo la caduta è andato alla Vuelta che non era prevista. Se non sei ben preparato prendi gli “schiaffi”.
Non ti abbiamo più visto in fuga, senza il tuo spirito battagliero: sarà anche una questione di stimoli?
Sì, è così: è anche una questione di stimoli. Il perché non lo so. Però adesso ho capito un paio di cose e pian piano la motivazione sta tornando. E mi ritroverete come prima! Poi sapete cosa c’è?
Cosa?
Che quando senti che al posto delle gambe hai due “zappe” non è facile. Sì, potresti mollare un po’ dopo però pensi anche alle tappe successive. E per questo confido molto nel giorno di riposo.
Nella tua condizione può contare molto. Non si può parlare di supercompensazione, ma puoi far respirare il fisico. Peccato per te che il giorno dopo ci sia una frazione importante come quella di Montalcino. Ci fosse stata una tappa piatta (e con la fuga che parte presto) sarebbe stato ideale…
Esatto. E’ proprio così. Io nel giorno di riposo un pochino esco, magari un’ora sola. Perché ho provato un paio di volte a non uscire ma il giorno dopo non mi sono trovato molto bene. Serve per smaltire un po’ l’acido lattico. Poi sai, se riesci a prendere una fuga, prendi anche coraggio.
Prima hai detto che avevi capito un paio di cose per riprenderti, cosa?
Preferirei non dirlo, ma mettiamola così: mi devo impegnare a tornare ad essere giovane, ma con l’esperienza che ho adesso.
La Uae si è rinforzata molto e magari dover tirare sempre per gli altri è diverso che farlo per sé stessi. Altri stimoli…
E’ diverso, tirare sempre per gli altri è uno stimolo inferiore. A volte è soddisfacente, ma sempre, sempre ti abbatte.
In questo Giro puoi provarci però, gambe permettendo. Hai individuato la tappa giusta?
Non mi metto a vedere la tappa giusta, più che altro prima del via parlo sempre con un paio di squadre per capire le intenzioni che hanno, cerco di capire come può andare la corsa in base alla classifica, al meteo. Poi togli quelle per i velocisti, togli quelle di alta montagna tutte le altre sono buone!
In ogni caso è importante sfruttare bene il Giro: conosci già i tuoi programmi dopo la corsa rosa?
Dovrei andare il Giro si Svizzera, è molto probabile. So che stanno valutando in questi giorni, ma non so che squadra ci sarà.
Però noi vogliamo vedere il Conti che va all’attacco. Ti aspettiamo?
Sì, lo prometto. E con la condizione in crescita…