In cima al Pico Villuercas fa davvero tanto caldo. E forse proprio la fornace spagnola ha trasformato il primo arrivo in salita della Vuelta in un calvario. Gli improvvisi passi a vuoto di grossi nomi come Yates, Kuss, Rodriguez e Carapaz fanno pensare che non sia stata soltanto la salita, che pure è stata di tutto rispetto. Quattordici chilometri e mezzo, con una strappata dal decimo al tredicesimo con pendenze fra 11,8 e 14,6 per cento. Un drittone cementato per trattori, la scorciatoia per evitare i chilometri di troppo della strada principale. E su in cima, anche se il tratto finale spianava scendendo a un più mite 7,6 per cento, il vecchio Roglic ha spiegato le regole del ciclismo al giovane Van Eetvelt. Come il gatto col topo. Il belga aveva praticamente vinto ed era così contento da aver alzato il braccio, nel momento stesso in cui lo sloveno ha dato il colpo di reni, superandolo.
«Quando sei fra i giovani – dice Van Eetvelt – impari che devi continuare a sprintare fin oltre il traguardo. Non ero del tutto sicuro di aver vinto, non ho sentito Roglic arrivare e pensavo di avercela fatta. Non è stato così. Ho un duplice sentimento. Da una parte sono molto soddisfatto della forma che mi permette di giocarmi la vittoria di tappa. Gli ultimi mesi non sono stati facili perché ho combattuto con un infortunio al ginocchio e quindi sono contento. Allo stesso tempo mi sento anche stupido, ma ci saranno ancora opportunità».
Tiberi in bianco
A margine dell’incresciosa ingenuità, Van Eetvelt si è detto dispiaciuto di non aver conquistato la maglia bianca, che sarebbe stata un privilegio. Quella infatti se l’è presa in virtù della crono e del piazzamento odierno il nostro Antonio Tiberi, già miglior giovane del Giro d’Italia.
«Sono davvero felice e orgoglioso della tappa di oggi – dice l’azzurro del Team Bahrain Victorious – e dal momento che non ci aspettavamo di fare così bene, per tutto il giorno abbiamo lavorato con la squadra per restare al riparo e al fresco, anche ricorrendo a ghiaccio e acqua. Abbiamo fatto un ottimo lavoro, anche se è stata una tappa super dura per il ritmo imposto dalla Red Bull e per il caldo. Era una salita super ripida, non di quelle che preferisco, ma sono andato più forte che ho potuto. E forse mi sono sorpreso un po’ anche io, dato che normalmente nella prima settimana di un Grande Giro ho sempre bisogno di più tempo per prendere il ritmo. Qui alla Vuelta è un po’ diverso. Mi sento bene davvero da subito, quindi spero di continuare così. Sono super felice di aver indossato la maglia bianca, mi dà un sacco di morale per continuare in questo modo».
Sua maestà della Vuelta
Sua maestà della Vuelta, per averne già vinte tre, s’è ripreso la maglia rossa. Roglic dice che non prevedeva di vincere la tappa e che forse non era neppure nei suoi piani, ma per tutto il giorno è parso eccezionalmente tranquillo e in controllo. Seppure Enric Mas abbia dato a lungo la sensazione di essere ottimamente a suo agio, lo sloveno ha colpito con la ferocia di un cecchino. E dopo il cambiamento di squadra, il ritiro dai Paesi Baschi dopo la caduta in cui tuttavia non subì danni e quello dal Tour con ben più conseguenze, finalmente ha trovato il modo per sorridere.
«Vincere di tappa non era l’obiettivo principale oggi – dice – ma quando vedi i compagni di squadra lavorare così duramente con il caldo, sono felice di essere riuscito a portarla a termine. Di certo non ho chiesto io di fare quel lavoro sulla testa. Se me lo avessero chiesto, avrei detto che non era necessario. E stata una salita dura, molto ripida. Dopo il mio ritiro dal Tour, sto ancora recuperando. Dopo tante ore in bici ho sentito la schiena dare problemi. Speriamo che nei prossimi giorni la situazione non peggiori. Ho continuato a viverla giorno dopo giorno. Perciò adesso cerco di godermi questa vittoria di tappa, perché alla mia età non si sa mai quando sarà l’ultima».
Almeida sornione
Il vincitore uscente Sepp Kuss si è detto soddisfatto per il passivo di soli 28 secondi alle spalle del suo ex capitano, che aspettava vincente quassù. Dice di non aver avuto le migliori sensazioni, perché il caldo è stato duro e all’inizio dell’ultima salita il gruppo era ancora numeroso e c’era parecchio nervosismo. Chi invece s’è salvato molto bene (al contrario del compagno Adam Yates) è il solito Almeida, che si stacca sugli scatti e poi rientra da par suo.
«E’ stata una giornata molto, molto calda – dice il portoghese – sin dalla partenza. Penso che probabilmente abbia battuto qualche record di temperatura. Il team ha fatto un ottimo lavoro con le borracce e il ghiaccio per tenerci freschi e mantenere alta l’idratazione. E quando siamo arrivati all’ultima salita, eravamo in posizione perfetta, ma ci siamo accorti che era davvero dura. Io mi sono ritrovato con gambe abbastanza buone e in qualche modo sono arrivato terzo al traguardo. E’ stata una giornata positiva per me, per cui continuiamo a far girare la palla e speriamo di riuscire a fare meglio. Spero che Adam (Yates, arrivato a 1’29”, ndr) stia meglio già da domani, in modo che abbia presto risultati e sensazioni migliori».
Van Aert ha lasciato la maglia rossa all’ex compagno Roglic, raggiungendo il traguardo con 16’44” di ritardo, felice tutto sommato che la gloria sia andata all’amico che ha il suo bel conto aperto con la sfortuna. Domani si arriverà veloci a Sevilla, ma l’indomani si tornerà a salire. La Vuelta è cominciata. E anche se patron Guillen dice che il caldo non sarà determinante, quello che si è visto oggi a 1.526 metri di quota qualche preoccupazione addosso in effetti l’ha messa.