Cina amara per Thomas, tornato a casa con le ossa rotte

24.10.2023
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GUILIN (Cina) – Aveva tutto il programma pronto e definito, invece Benjamin Thomas è ripartito con le ossa ammaccate e la paura (poi scongiurata) di essersi davvero rotto qualcosa. Colpa della caduta nel finale della quinta tappa del Tour of Guangxi, quella vinta da Molano nella stessa Guilin da cui è partita l’ultima frazione.

«Poteva andare peggio – dice – sono scivolato in discesa e finito nel fosso, cadendo sulla schiena. Ho dovuto fare degli esami per verificare di non essermi rotto la scapola. Però ugualmente ho preso un bel colpo e mi hanno prescritto tre settimane di riposo. Questo significa che non potrò correre la Sei Giorni di Gand, perché è rischioso riprendere così forte dopo la botta. Ho un ematoma profondo che può metterci diverse settimane a guarire e fare cambi all’americana a tutta non è il massimo per la schiena».

Thomas campione europeo della madison 2023, davanti a Consonni: entrambi alla Cofidis
Thomas campione europeo della madison 2023, davanti a Consonni: entrambi alla Cofidis

Il Viviani di Francia

Benjamin Thomas sta alla Francia come Elia Viviani sta all’Italia e anche lui, come il veronese, si divide fra la strada e la pista con risultati a volte migliori, a volte peggiori. Ciò che li accomuna è anche la difficoltà nel fare risultato su strada, in questo ciclismo di confronti sempre al vertice. Come Viviani, anche Thomas se ne va dal 2023 con due vittorie su strada, cui ha aggiunto l’europeo nell’omnium. La prossima stagione lo proietterà sulle Olimpiadi che si correranno per giunta in Francia, ma questo anziché togliergli il sonno non lo distrae dalla dimensione di stradista.

«A livello dei risultati – dice – non sono arrivate grosse cose. E’ stata una stagione lunga con molti viaggi e forse per la prima volta, ho sofferto la doppia attività: la strada e la pista. Ho avuto qualche infortunio. Mi sono ammalato al Delfinato e ho dovuto saltare il Tour de France. Insomma, una stagione un po’ così, ma si va avanti».

Uno come te, che in pista ha fatto forse i risultati migliori, riesce a essere concentrato ugualmente su entrambi i fronti o la pista ha più spazio?

E’ difficile essere uguale in entrambe. Quest’anno ho provato a dare più spazio alla strada, ma il calendario della pista resta impegnativo. Ho fatto ad esempio la trasferta in Canada ad aprile e mi sono ritrovato alle corse in Europa con il fuso orario da recuperare. Poi ci sono stati i mondiali dopo il Tour, che sono stati difficili a livello di programmazione. Alla fine quasi niente è andato per il verso giusto, quindi stiamo già ragionando su come fare l’anno prossimo, probabilmente riducendo gli impegni per fare meglio.

Anche il prossimo anno non avrà una gestione facile, fra Olimpiadi e Tour.

L’anno prossimo quasi sicuramente non farò il Tour de France. Avrò un calendario diverso, però bisogna adattare i giorni dei ritiri o delle gare in pista con le competizioni su strada, per essere competitivo in entrambi. Perché io non voglio puntare solo alle Olimpiadi ad agosto, ma anche fare un bell’inizio di stagione. Vorrei vincere e fare bei risultati per arrivare sereno a Parigi.

Viviani ha detto di avere bisogno di correre di più su pista per ritrovare automatismi e tecnica. Per te è lo stesso?

Siamo un po’ allo stesso punto. Quest’inverno mi sarebbe piaciuto rifare una Sei Giorni per riprendere l’abitudine all’americana, i riflessi. Perché alla fine quest’anno ho corso solo tre madison, che per me è pochissimo. Vedremo se trovarne un’altra al posto di Gand, stando però attento a non fare troppo.

L’Italia della pista riparte dal velodromo di Noto come lo scorso anno: cosa farà la Francia?

Noi abbiamo un ritiro sul Teide a cavallo del 10 dicembre. Più che di vera preparazione, servirà per iniziare a lavorare sul gruppo (con la prima prova di Nations Cup il 2 febbraio ad Adelaide, chi vorrà partire forte, farà un mese di dicembre ad alta intensità, ndr). Anche se ancora non conosco i miei programmi per la prossima stagione.