Lo scorso anno hanno vinto il Giro d’Italia con Jay Hindley, questa volta come andranno le cose per la Bora-Hansgrohe? Nell’ultima corsa rosa la squadra tedesca si mostrò compatta e “istrionica”. Istrionica in quanto ha riservato tattiche inaspettate, grandi attacchi e compatta perché nel momento in cui si è capito che fosse emerso un leader tutti hanno fatto quadrato intorno a lui, a cominciare da Cesare Benedetti.
E con il “polacco del Trentino” cerchiamo di fare proprio un’analisi della Bora che fu e di quella che sarà. Benedetti sembra aver recuperato bene dalla frattura della clavicola in quella folle caduta alla Sanremo poco prima della Cipressa. Al Romandia si è subito messo a disposizione del team.
«Tutto sommato – spiega “Cece” – non va male. Dopo la frattura sono riuscito a risalire in bici abbastanza presto. Al Romandia non correvo da oltre un mese».
Cesare, sei un totem di questo gruppo. Aiutaci a capire meglio le vostre dinamiche e il vostro gruppo. Partiamo dallo scorso anno…
Nel 2022 avevamo tre leader: Jay Hindley, Emanuel Buchmann e Wilco Kelderman, ma in realtà alla partenza non sapevamo chi potesse davvero andare bene. Tutti e tre uscivano da un periodo problematico. Wilco era caduto alla Liegi, Hindley neanche l’aveva fatta perché era stato male e Buchmann era uscito malconcio dai Baschi. Quindi siamo partiti senza certezze, ma anche senza pressioni. La cosa buona è che è arrivata presto la vittoria di Kamna che ci ha tolto lo stress da risultato e da lì tutto è stato più facile.
E quest’anno come vi approcciate al Giro?
I leader saranno due: Aleksandr Vlasov e Lennard Kamna. Entrambi hanno avuto un buon avvicinamento. Non siamo i favoriti, è chiaro, ma per me è meglio così. Gli occhi sono tutti puntati su Evenepoel e Roglic e le loro squadre sono le più attrezzate anche su carta.
Però siete i campioni uscenti, magari un po’ di pressione ce l’avrete?
Secondo me no. Andiamo al Giro con dei corridori diversi. Vlasov era al Tour l’anno scorso. E poi se la pressione non la sente lui – e lui non la sente – perché dovremmo averla noi? Forse ne avrà un po’ di più Kamna che dopo il bel Giro dell’anno scorso è chiamato a confermarsi e a vincere una tappa quantomeno.
Gasparotto ci ha detto che lui punta a fare classifica. E’ così?
Sì, è così. Ma anche in questo caso non vedo grandi motivi di pressione. E’ vero abbiamo vinto il Giro, ma confermarsi non è facile. Lo sappiamo noi, lo sa la squadra… Di Giro ce n’è uno all’anno e lo vince uno solo: non dobbiamo fasciarci la testa, tanto più con questo elenco partenti. Prendiamo ciò che viene.
Che gruppo è il vostro? Avete corso parecchio insieme?
Un gruppo abbastanza unito direi. Abbiamo fatto anche l’altura insieme, ma è anche vero che quest’anno io non ho mai corso con Aleotti, per esempio. A turno ho corso con tutti. Ma in generale è un gruppo piacevole. C’è una bella atmosfera. In corsa ci supportiamo ed è anche divertente stare a cena insieme.
Chi è il più guascone?
Beh Vlasov è abbastanza silenzioso, ma ride anche lui. Forse Anton Palzer. Lui è quello più goliardico, ma come ripeto a cena scherziamo tutti!
Invece il road capitain? Sei tu il Puccio della situazione immaginiamo… Sei il più esperto.
Diciamo che i capitani in corsa siamo Bob Jungles ed io. Io più per le tappe di pianura e quelle più calme. Bob per quelle più dure, quando ci sarà salita. Anche se è appena arrivato, lui è uomo di esperienza e si è guadagnato la fiducia dei compagni e dei direttori sportivi. Senza contare che è un corridore in grado di fare ottimi risultati.
C’è qualche tappa che vi preoccupa di più?
Tutti insieme il percorso non lo abbiamo visto nel dettaglio, ma a dicembre, in ritiro, ci siamo fatti una carrellata delle tappe. Che dire: per certi aspetti le tappe di montagna sono più facili da controllare, sai che la corsa è quella. Mentre bisogna stare attenti a quelle intermedie: qualche imprevisto può esserci. Basta ricordare quel che facemmo noi stessi a Torino l’anno scorso. Sì, sai che è una tappa dura, ma non ti aspetti nulla di eclatante e invece…
C’è tanta crono: questo vi “spaventa”?
Non penso sia un problema. Sia Alex che Kamna vanno forte contro il tempo. Lennard è stato anche iridato juniores. In più entrambi hanno lavorato tanto sulla posizione e sui materiali.
Il podio è un obiettivo concreto dunque?
A me piace volare basso, così se poi viene qualcosa di più tanto meglio. E allora dico che una top 5 è alla nostra portata.
Più Vlasov o Kamna?
Alex ha più esperienza. E’ già arrivato quarto in un Giro e quinto in un Tour e sa cosa aspettarsi. Mentre per Lennard il grande Giro per fare classifica è un’incognita. E’ vero che lo scorso anno anche nel finale andava forte, ma un conto è mollare in qualche tappa, anche mentalmente, un altro è stare attenti e al massimo tutti i giorni.