Ivan Basso ricorda perfettamente che quando arrivò in Liquigas, il giovane Nibali era un cavallo di razza difficile da domare. Ricorda le fughe in apparenza dissennate e anche lo stile di vita da affinare per raggiungere i risultati migliori.
«Perciò quando lo sento raccontare di certe abitudini prese osservando me – sorride Basso che ora guida la Eolo-Kometa – mi sento un po’ orgoglioso di aver avuto un ruolo nella sua crescita».
Progressi e cadute
E la crescita c’è stata, facendo di Nibali uno degli italiani più forti di sempre. Con i due Giri, il Tour, i Lombardia e la Sanremo, le maglie tricolori e tutti gli attacchi che ci hanno fatto sognare, anche quelli vanificati dalle cadute. Hanno tanto da dire i suoi detrattori di una carriera costruita sulle cadute degli altri, senza tenere conto che proprio a causa di cadute Nibali ha perso occasioni che avrebbero dato al suo palmares i tratti della leggenda. Il mondiale di Firenze, le Olimpiadi di Rio, una grande chance al Tour del 2018 e di conseguenza la possibilità di giocarsi il mondiale di Innsbruck.
Gli ultimi anni però hanno mostrato il calo dovuto all’età. Il siciliano non appare più al livello dei contendenti nei grandi Giri, ma continua a seguire la preparazione di sempre, facendo delle sue stagioni lunghe attese di appuntamenti sempre più difficili da cogliere. Perché non sperimentarsi in classiche come il Fiandre o corse a tappe più brevi puntando alla vittoria? Proprio di questo vogliamo parlare con Basso, che quel calo fisico lo visse a sua volta e lo gestì mettendosi al fianco di Alberto Contador.
Secondo Basso, Nibali sta gestendo bene questa fase della sua carriera?
Diciamo che Vincenzo ha raggiunto la maturità e si conosce molto bene. Io ho visto la sua evoluzione da giovane portentoso a grande campione e, anche se avevo meno talento rispetto a lui, posso fare questo ragionamento partendo dalla mia esperienza.
Partiamo pure…
Arrivi a un momento in cui non puoi più fare confronti con il te stesso di qualche anno prima. Ci sono i numeri, ma ci sono anche decine di variabili e perderesti troppo tempo ad analizzarle. Arrivi al punto in cui i numeri in effetti non danno più indicazioni che ti fanno effettivamente capire come stai. Prima facevi tre giorni di carico e il corpo rispondeva in un certo modo, a 37 anni però risponde diversamente. Prima facevi delle triplette e andavi meglio il terzo giorno, ora dopo il primo ti senti stanco. Subentrano problemi fisici legati all’età, ma anche alla capacità di soffrire e alla testa intesa come determinazione. Ma questo non vuol dire che Vincenzo non possa più fare risultato.
Serve un cambio di atteggiamento?
Serve tornare alle cose semplici, ai sacrifici basilari che sa che funzionano. Deve tornare a fidarsi della sua capacità di leggere la corsa. Ha vinto il Giro e il Tour con delle prove di forza, ma anche con tattiche azzeccate. Ha vinto la Sanremo con un colpo di genio. Deve partire da quel Nibali e smettere di fare i confronti, perché a questo punto è impossibile che i numeri tornino.
Fa bene a pensare ai grandi Giri?
Non deve immaginare la classifica generale come in passato. Può ancora vincere il Giro con un colpo alla Nibali e non come faceva cinque anni fa. Lo dico ricercando nella memoria le mie sensazioni. Nel testa a testa, quando gli altri decidono di dare gas, non ne hai. In una tappa di quattro salite, non puoi pensare di mettere la squadra a tirare sulle prime tre, poi di attaccare forte con l’aiuto di Scarponi, stancando i rivali e andando via da solo a metà dell’ultima. Questo tipo di scenario ora non hai la certezza che funzioni.
E allora che cosa dovrebbe fare?
Ha senso studiare un piano simile a quando c’era il Vincenzo che sbagliava gli attacchi, solo che adesso saprebbe come farli senza sbagliare. Tutti sanno l’affetto che mi lega a lui, siamo stati per 8 anni nella stessa squadra. E se vincesse il Giro renderebbe felice l’Italia intera, perché è il campione che più ci ha fatto sognare negli ultimi anni.
Quindi secondo Basso dovrebbe tornare al Nibali dei primi tempi?
Togliersi dalla testa che il solo modo di vincere sia il testa a testa, perché in quel caso vedrei complicate le sue chance. Deve correre spensierato, perché ha i mezzi e il diritto di farlo. Questo almeno gli direi. Ma per correre a questo modo devi avere in squadra almeno altri 3-4 atleti in grado di entrare fra i primi 10 del Giro. Non dimentichiamo che il nostro compianto Michele era un vincitore di Giro che decise di mettersi al suo servizio.