Gli azzurri si sono appena alzati da tavola, il mattino è stato bello ma impegnativo. Nel solo giorno in cui si poteva provare il percorso della corsa su strada, gli uomini di Cassani sono usciti di buon’ora. Da Anversa sono arrivati a Leuven. Si sono preparati. E finalmente hanno iniziato a girare sul tracciato dalle mille curve che nei prossimi tre giorni assegnerà cinque maglie iridate. Clima mite, un po’ di vento. Quando il Belgio ti accoglie in questo modo, ti verrebbe da venirci a vivere. Poi ricordi le giornate gelide d’inverno e ti dici che non è il caso.
Colbrelli: rischio vento
Colbrelli parla poco. Oggi per lui c’è stata una bella razione di chilometri e nell’ottica di arrivare alla corsa senza rimpianti, ogni energia va preservata con cura.
«Provandolo senza traffico – dice – il percorso è molto veloce, ma con tanti rilanci e tante curve. Gli strappi in città non sono duri, sono molto brevi. Invece il circuito a metà, quello dei quattro giri e gli strappi in pavé, è già diverso. E’ abbastanza veloce, ma oggi c’era un po’ di vento in cima agli strappi dove si farà la differenza e lì fa male.
«Fa male – dice dopo una breve pausa – perché se esci dopo la ventesima posizione, sono cavoli. Bisogna correre nelle prime 20-30, altrimenti rischi di rimanere fuori se una squadra attacca».
Per lui che può attaccare e giocarsela in volata, le attenzioni dovranno insomma essere doppie. E comunque vedendolo passare nel tratto cittadino, non è passato inosservato il fatto che abbia provato rapporti e traiettorie. Il campione d’Italia e d’Europa è super concentrato, lo lasciamo al riposino pomeridiano.
Trentin: tanto veloce
Però arriva Trentin, che ha ugualmente voglia di riposare, ma si ricorda generosamente degli amici.
«Ero venuto a vederlo dopo il Giro di Slovenia – dice – ma non mi ero reso conto di quanto fosse veloce. Aumenta la velocità e di riflesso aumenta la tecnicità. La prima parte da Anversa sarà il classico trasferimento da Fiandre o da mondiale, a meno che domenica non ci sia vento. Mentre il circuito fuori si farà sentire, ma oggi il vento era… stupido. Contrario in cima al primo strappo, laterale sul secondo e a favore nel venire verso Leuven…».
Se piove, un’altra Glasgow
Par di capire, sentendolo parlare che i giochi si faranno nel tratto cittadino, fra gli strappi e le tante curve del percorso.
«Quando entri in città – dice – resti a lungo nella posizione che hai preso. E con un Van Aert così forte, bisogna stare attenti che il Belgio non provi a portarlo in carrozza sino alla fine. Vedo una volata di gruppetto, su un rettilineo in cui conta avere le gambe più che essere veloci. Ma vedo anche il colpo di mano, perché negli ultimi 7-8 chilometri ogni punto è buono. Non escludo affatto che Van der Poel possa attaccare da lontano, ma non avrà troppa libertà, lo seguirebbero in tanti. E comunque, se va via la fuga, c’è un solo pezzo di 2 chilometri in cui inseguire. Il resto è da mal di testa.
«E se piove, viene fuori un’altra Glasgow (la corsa in cui vinse i campionati europei del 2018, ndr). Non è un problema di asfalto, ma se già sull’asciutto prendi una frustata, figuratevi col bagnato. La vittoria mi ha tranquillizzato, sapevo di stare bene, ma così è diverso. E se serve, la responsabilità della corsa posso prenderla anche io. L’ho sempre fatto».
Nizzolo, occhio alle scelte
Se Colbrelli e Trentin sono i due guastatori, all’appello non può mancare l’uomo veloce del gruppo, quel Giacomo Nizzolo anche lui campione europeo. Che sta bene, ma va cauto con le dichiarazioni per evitare fraintendimenti.
«Il percorso è molto tecnico – dice – non troppo duro, ma selettivo anche con le tante curve. Verrà fuori una grande selezione, per cui sarà bene non andare più indietro della 40ª posizione, altrimenti diventa veramente difficile. Non so cosa deciderà Cassani nella riunione, ma la sensazione è che sia meglio fare la corsa che subirla. Io sto bene, vedremo che tipo di consegna mi sarà assegnata. E intanto sto pensando ai materiali. Io sono di quelli delle scelte estreme. Cerchi altissimi, gomme gonfie al limite, rapporti lunghi. Forse questa volta, viste le curve e i rilanci dovrò rivedere qualcosa. Ma non la guarnitura, al 54 non rinuncio…».
Il Belgio correrà tutto per Van Aert o Evenepoel farà per sé? Pogacar ha provato qualche scatto, forse il percorso di Leuven è troppo veloce E poi c’è “Peterone”, che gira sornione e a Leuven medita il colpo
Puccio, Belgio spaccato
E poi, dopo tre potenziali protagonisti, arriva la fanteria. Chi tira su un percorso così nervoso se c’è da chiudere un buco? Puccio se la ride, non si sa ancora quali saranno le riserve, ma se c’è da lavorare…
«Il percorso in città – dice il luogotenente di lusso del Team Ineos – è veloce e pieno di curve, ma mi preoccupa più il tratto sui muri. Lo fai quattro volte e anche il pezzo di raccordo con la città si fa rispettare. Quando ci sono quelle strade, in Belgio non c’è mai nulla di scontato, soprattutto col vento. Non so se valga la pena entrare nelle fughe o aspettare, dipende da che corsa vuoi fare, perché è lungo (il mondiale misura 268,3 chilometri) e rischi di scoprirti troppo. Bisognerà capire il Belgio, che ha un problema. Non so se correranno tutti per Van Aert, qualcuno pensa che Evenepoel potrebbe attaccarlo. E in quel caso, sommato alla paura di Wout di fare secondo, per noi è un vantaggio. Ma se devo dire, credo che le azioni decisive ci saranno l’ultima volta che si faranno i muri e si rientrerà nel circuito con due giri e mezzo da fare. A quel punto la corsa sarà chiusa per quelli dietro e davanti se la giocheranno…».