Il caldo della Vuelta a Burgos arroventa l’asfalto e l’attesa verso l’ultima grande corsa a tappe della stagione: la Vuelta Espana. La corsa spagnola è diventata, vista la sua posizione nel calendario, il classico esame di riparazione. Quello nel quale, a scuola, gli studenti si aggrappavano per strappare una sufficienza a fine anno. Come in classe anche nel ciclismo settembre diventa un mese di recupero. Chi, per un motivo o per l’altro, ha mancato l’appuntamento cardine della stagione, si trova alla Vuelta con il coltello tra i denti.
Uno degli habitué della corsa a tappe spagnola è Roglic che l’ha vinta tre volte: tra il 2019 e il 2021. In tutti e tre i casi arrivava all’appuntamento con le ossa rotte, metaforicamente e fisicamente. Anche quest’anno la Vuelta potrebbe essere per lo sloveno della Red Bull-Bora un ultimo tentativo per raccogliere dei risultati all’altezza del suo nome.
Da Burgos alla Vuelta (forse)
Tra gli atleti, impegnati a Burgos nei giorni scorsi, e che hanno lavorato con lo sguardo sulla Vuelta Espana c’è Giovanni Aleotti. Il 25enne di Mirandola ha ripreso a correre dopo una lunga pausa, nella quale ha recuperato le energie dopo una prima parte di stagione impegnativa. Dopo il Giro d’Italia, nel quale ha aiutato Martinez a conquistare il secondo posto finale, è andato in Slovenia. Nella breve corsa a tappe ha ritrovato la vittoria in una classifica generale, due anni dopo quella ottenuta al Sibiu Tour.
Un successo che sembrava avergli dato una bella dose di fiducia in vista del finale di stagione. Tanto da chiederci se fosse arrivato il momento di prendere in mano la situazione e mettersi, finalmente, alla prova in una corsa a tappe di tre settimane. Ma è lo stesso Aleotti a gettare acqua sul fuoco.
«Mi sono preparato molto bene – dice – in questo periodo. Dopo il campionato italiano (chiuso al sesto posto, ndr) mi sono fermato per una settimana, nella quale ho riposato. Al termine mi sono rimesso in bici, ma giusto per riabituare il fisico a pedalare. Da lì sono andato ad Andorra per tre settimane, dove ho fatto un bel periodo di preparazione con in testa la partecipazione alla Vuelta. Se dovessi andare, saprò anche con quale ruolo (la formazione ufficiale infatti sarà comunicata lunedì dopo la Classica San Sebastian, ndr)».
Difficile inserirsi in una squadra così ricca di capitani?
E’ logico, un team con Roglic, Vlasov e Martinez è molto competitivo. Io non mi reputo al loro livello, ho ancora tanto da imparare. Penso che la cosa più importante sia riconoscere il proprio livello e ruolo. Sono il primo a volersi migliorare e ogni anno punto a fare sempre qualcosa in più. Essere stato parte della squadra che ha aiutato Martinez a raggiungere il podio al Giro è stato comunque stimolante.
Però la prestazione dello Slovenia ci aveva dato la sensazione di una crescita…
Anche a me. Per questo ho chiesto alla squadra di andare al Tour of Guangxi, è una delle poche occasioni che ho per provare a fare un risultato. Mi piacerebbe essere lì e cercare il risultato finale.
Cosa ti manca per essere a livello di quei tre?
Sinceramente da parte mia non c’è un paragone con gli altri. Ogni anno penso di essere migliorato un pochino, di aver fatto degli step. io voglio solo lavorare al meglio, se si riesce a fare ciò la crescita arriva di conseguenza.
Con Roglic e Vlasov che devono recuperare dopo la debacle del Tour non c’è spazio per altre ambizioni?
Non sappiamo ancora chi saranno i capitani alla Vuelta, la cosa certa è che io lavorerò per i capitani. La squadra ha una grande occasione per vincere con uno di loro, specialmente Roglic. Lui e Vlasov arrivano da due infortuni, bisognerà vedere come staranno. Allo stesso tempo, però, ci sarà Martinez che ha lavorato bene in questo periodo.
Come hai lavorato in altura?
Bene, ho costruito una buona base e mi sento pronto. Chiaramente a Burgos sono arrivato senza ritmo gara, ma l’idea era di costruirlo in questi appuntamenti. Burgos e San Sebastian erano utili in quest’ottica: costruire il ritmo gara. La Vuelta sarà durissima nell’ultima settimana, come ogni anno. Sarà importante essere pronti, il piano messo insieme ad Artuso è l’ideale per arrivare in condizione alla terza settimana.
Per poi arrivare pronto per l’ultima parte di stagione…
Dopo la Vuelta dovrei fare le corse in Italia e poi il Guangxi, si spera.