Fra i programmi elettorali dei quattro candidati al trono del Presidente Di Rocco, quello di Daniela Isetti (in apertura con Salvato, Cappellotto e Faustino Coppi) è senza ombra di dubbio il più articolato e probabilmente quello che nasce dalla miglior conoscenza della macchina federale. E proprio leggendolo e leggendo della volontà di semplificarne i meccanismi, ci si rende conto di quanto la Federazione sia diventata con gli anni una matrioska di organi sulla cui utilità si potrebbe aprire una riflessione a parte, dato che le lamentele di chiunque provi a organizzare qualcosa vertono sull’eccesso di burocrazia.
I punti sono 18 e coprono ogni angolo della vita federale e dell’attività ciclistica in Italia, a non lasciare fuori nulla, cercando di rendere solido ciò che con l’incuria è ormai scivolato nello sfacelo, come ad esempio il settore della velocità in cui è bastato mettere appena il naso, per suscitare già il dibattito fra Ivan Quaranta, Chiappa, Guardini, Ceci e Marco Villa.
Cominciamo da qui. E speriamo che quando i delegati si ritroveranno in assemblea per il voto che deciderà il futuro del ciclismo italiano, scelgano su basi tecniche e di buon senso e non come spesso è accaduto per il proprio tornaconto.
Semplificare
Nell’Isetti programma si parla di una Federazione di servizio, per affrontare il quotidiano avendo dietro il supporto della struttura federale per la gestione ordinaria e straordinaria. Sarà necessario avviare un piano di semplificazione che riguardi la revisione dei regolamenti e delle normative oltre ad incidere sulle pratiche burocratiche laddove possibile, rendendole più accessibili.
«Semplificare – dice Isetti – è necessario perché la Federazione sia di servizio e supporto per tutte le attività. Non cito mai una specialità o l’altra, perché a meno che non si debba entrare nello specifico, si parla della stessa grande casa del ciclismo. Bisogna abbattere i muri. Ma siccome mi hanno fatto notare che parlo poco del fuoristrada, diciamo che allo stesso modo in cui la pista ha in Montichiari la sua base tecnica, bisognerà creare un Centro Federale del fuoristrada, che poi sia ramificato sul territorio e agganciato alle realtà locali. Ci sarà un’attenzione rinnovata per tutte le specialità. Finora si è fatto tanto, ora va proposto un restyling del modo con cui ci proponiamo all’esterno, nel solco del buono che abbiamo già».
Sicurezza
Agganciata alla semplificazione viaggia la sicurezza. Anche attraverso lo sviluppo della Commissione Impianti Nazionale tramite referenti regionali, con budget dedicato, in cui la Federazione seguirà lo sviluppo dell’impiantistica, dalla progettazione alla messa in opera, per tutte le strutture in grado di favorire la promozione e la pratica sicura, curando anche la consulenza per finanziamenti pubblici e bandi.
«La sicurezza – spiega Isetti – va affrontata trasversalmente, attraverso le necessarie ramificazioni sul territorio. In questo momento, con il moltiplicarsi delle biciclette in giro, dobbiamo andare in supporto alle Amministrazioni per organizzare il ciclismo in modo sicuro. Dalla pista di pump track nel parco cittadino, fino alla realizzazione e alla gestione dei velodromi».
Atleti e tecnici
Tra i punti di forza del programma, il Centro Studi da lei diretto negli ultimi anni può diventare il passe-partout per accedere trasversalmente a svariati contesti. Sarà effettuata ad esempio una valutazione delle varie Commissioni, anche per capire in che modo siano sinergiche con i territori. Ne verrà istituita una degli Atleti e dei Tecnici, con parere consultivo, e una delle categorie giovanili, che si riunirà esclusivamente online, per intercettare pareri ed idee.
«E’ importante – spiega – creare la Commissione Atleti e Tecnici perché ci sono argomenti che riguardano tutti. Abbiamo visto, nei corsi online che abbiamo svolto con il Centro Studi durante il lockdown, che gli atleti possono fornire spunti derivanti dalla loro esperienza e questo sarà fondamentale per interagire al meglio nel ciclismo giovanile. Quello che altri dicono di voler fare, noi lo abbiamo già fatto. Il giorno in cui ci fosse davvero da partire, avremmo una schiera di tecnici ex atleti e ora laureati in Scienze Motorie, come Paolo Simion, che hanno già la formazione che serve».
Velocità e nazionale
La velocità, che come disse Chiappa assegna 18 medaglie olimpiche, è al centro di un grosso lavoro di revisione, cercando di incrementare la collaborazione con i gruppi sportivi dei Corpi Militari, come già avviene con le ragazze.
«L’abbandono del settore – spiega Isetti – è coinciso con il declino della pista. Quando siamo ripartiti, ci siamo dedicati maggiormente alle specialità più affini alla strada, avendo un tecnico come Marco Villa che tutto il mondo ci invidia e due motori come Viviani e Ganna, che Madre Natura ha fatto nascere in Italia. Ma sono convinta che l’esperienza e l’organizzazione del settore endurance possa essere esteso anche ad altre situazioni. Fermo restando che i velodromi vanno tutti messi nelle condizioni di lavorare meglio».
Sarà lo schema stesso delle nazionali ad essere rivisto dal punto di vista organizzativo, con l’istituzione del Coordinatore Sport Science, che collaborerà con i tecnici nazionali e sarà il responsabile della parte scientifica ed atletica del team.
«Cambia l’approccio organizzativo gestionale – aggiunge – mentre non entro nel discorso dei nomi dei tecnici. Hanno il contratto fino a settembre e non vedo perché chi ha lavorato bene non possa essere confermato. Ma di certo si può fare tanto per aiutarli a lavorare meglio».
E a Sud cosa si fa?
Restano due punti, il Sud e gli amatori, con spinosità diverse ma a dir poco velenose. Come tante volte in passato, per il Meridione si è ideato il nome di un progetto – Progetto del Sole – che va però riempito di contenuti per evitare che finisca come il Progetto Sud e altre amenità che negli anni hanno sprofondato il ciclismo più a Sud di Arezzo nella desolazione.
Chi dice che le cose vanno bene e si sta lavorando nella giusta direzione ha evidentemente qualche interesse da difendere.
Nel programma si legge che saranno premiate le società virtuose e sarà garantita la partecipazione a gare, attraverso la calendarizzazione e organizzazione di manifestazioni che offrano momenti di confronto agonistico, con la speranza di eliminare le gare in cui le categorie giovanili corrono in mezzo agli adulti.
«Conosco il Sud abbastanza bene – dice Isetti – sono vicina ai meccanismi e credo di aver individuato le necessità. Lo ritengo un progetto che possa dare la giusta valorizzazione a territori che ci hanno sempre dato grandi campioni. Anche con la creazione di una rappresentativa che porterà i ragazzi più meritevoli a correre in tutta Italia, coprendo le spese».
Amatori e turisti
Infine gli amatori e i cicloturisti, che da una parte rappresentano una bella fonte di entrata, dall’altra potrebbero sposare un certo modo di fare promozione sportiva sul territorio, ma che nulla c’entrano con la finalità agonistica di una Federazione affiliata al Comitato Olimpico: una visione che nel programma del candidato Isetti trova un’interessante integrazione.
«Ho tenuto tanto – dice – alla formazione delle Guide Cicloturistiche, perché non possiamo restare fuori dalle dinamiche con cui il ciclismo si diffonde nella società. Tutto quello che succede attorno alla bici può servire a dare maggiore consapevolezza della dimensione olimpica. Abbiamo corridori che sono diventati guide. Altri che sono diventati allenatori. Con queste figure di fatto le due dimensioni si avvicinano. Il fatto di esserci porta ad esempio alla promozione delle categorie giovanili, ad entrare nelle scuole e alla ricerca dei talenti. Inoltre saranno valorizzate le manifestazioni che sapranno creare eventi collaterali dedicati al ciclismo giovanile. La mia idea è ridurre gli attriti fra i settori e la parte amatoriale può essere proattiva rispetto all’agonismo vero».