Dopo aver parlato con Auro Nizzoli del progetto, purtroppo abortito nella pratica ma non nello spirito, di affiliare la squadra in Sicilia, abbiamo voluto sentire l’altra parte del discorso, Salvatore D’Aquila (nella foto Florio con il suo team Gds Almo) che conoscendo da lungo tempo il manager emiliano, si era dichiarato disposto a dare vita alla fusione delle due realtà, anche per dare una scossa al movimento siciliano.
D’Aquila ha una lunga esperienza, ha superato i 70 anni e soprattutto è l’organizzatore del Memorial Cannarella che in Sicilia è un’autentica istituzione, il crocevia ciclistico attraverso il quale sono passate tantissime società (e quindi tantissimi corridori) provenienti dal resto d’Italia. Il dirigente ragusano ricorda bene i primi contatti con Nizzoli e soprattutto quel carico di biciclette che portò con sé quando scese in Sicilia e consegnò a D’Aquila: «Tanti ragazzi iniziarono con quelle bici e ora corrono come junior. E’ solo un piccolo esempio di quel che si potrebbe fare se non ci si appoggiasse alla burocrazia per far tramontare le idee…».


Molto si è parlato dell’abolizione dei vincoli. La trova d’accordo?
E’ un’arma a doppio taglio. Può funzionare se viene regolamentato proprio come avevamo pensato di fare noi, permettendo ai ragazzi di fare un’attività diversificata. Così significa solo che le squadre più forti economicamente, abbagliate dal sogno di trovare il campione in erba, verranno a prendere quei pochissimi ragazzi talentuosi, strappandoli alla propria realtà familiare e sociale. Il risultato? Quei ragazzi presto potrebbero perdere la strada giusta (e non parlo solo ciclisticamente) mentre il movimento s’impoverisce e alla fine rischia di scomparire. Ma scomparire davvero, un po’ come sta succedendo in Calabria.
Perché pensa che si possano perdere?
Intanto perché i corridori vanno fatti crescere piano piano – risponde D’Aquila – introdotti in questo mondo che è fatto di vittorie e sconfitte e che è anche un po’ lo specchio della vita. Le società cercano il nuovo Nibali, dimenticando che il nuovo Nibali non c’è, non solo in Sicilia. Non si deve pensare alla società, ai risultati, ai successi da esibire allo sponsor di turno. Noi dobbiamo lavorare con i ragazzi, educarli. Perché si perdono? Perché non hanno gli strumenti per assorbire le difficoltà, le sconfitte, se sono strappati dalle loro famiglie, dalla loro realtà. Così si rischia di fare loro davvero del male, di fargli perdere i veri valori.


Che sono?
Partiamo ad esempio dalla scuola: il ciclismo è importante, anche per il futuro, ma la scuola lo è molto di più. Per noi questo è un dogma: chi viene bocciato perde anche il tesserino per l’anno successivo, perché i risultati a scuola vengono prima di quelli in bici. Perché ciò avvenga, però, bisogna che il ragazzo resti nella sua regione, continui la sua vita normale e nel frattempo cresca, a tutti i livelli.
Parlava a tinte fosche del futuro del movimento. Effettivamente nelle gare del 2022 in Sicilia abbiamo visto pochissimi partecipanti, sempre gli stessi negli ordini d’arrivo. Cos’è che manca?
Innanzitutto, se guardiamo il calendario, le gare vere si possono contare sulle dita di una mano – ammonisce D’Aquila – le altre sono tutte circuiti brevissimi e con uno sviluppo chilometrico ridotto, che nulla danno ai corridori. Bisogna guardare in faccia la realtà: i corridori juniores sono pochissimi, ma le società dovrebbero investire sulle categorie giovanili, per ricreare un movimento valido. In Sicilia lo si fa nella mountain bike e i risultati, dal punto di vista dei numeri, sono ben diversi. Perché non possiamo farlo anche per la strada con progetti mirati?


Che cosa serve perché si possa fare?
Innanzitutto le sostanze economiche. Io spendo almeno 20 mila euro, chi può farlo? Bisogna quindi muoversi con idee valide per trovare i fondi, poi servono persone che abbiano davvero passione e capacità di sacrificarsi. Dico anche che bisogna agire senza aspettare che cosa fa la Federazione: da anni si parla di un calendario per il Centro-Sud, ma restano sempre solo parole…
Il progetto con Nizzoli resta quindi in essere?
Nella sostanza sì. Tanto è vero che noi ci affilieremo come Gds Almo-Nizzoli e loro Nizzoli-Almo a testimoniare la fratellanza dei due gruppi. Ci si scambieranno esperienze, andremo a correre da loro e loro verranno da noi. I nostri 6 juniores faranno un’attività sostenuta proprio da quelle parti, affrontando il meglio della categoria. Esordienti e allievi che sono in totale altri 14 ragazzi correranno invece qui. La storia ci dimostra che ragazzi che magari all’inizio non emergono, ma hanno uno sviluppo sano, tranquillo, con le dovute tappe, alla fine avranno le loro soddisfazioni e potranno anche avere un futuro nel ciclismo. Chi vince troppo presto difficilmente dura…