Si ricomincia. Nel giorno in cui si sono riaperte le scuole, con gli stessi interrogativi si rimette in moto il gruppo. Siamo atterrati stamattina all’aeroporto di Valencia e sul volo che ci conduceva in Spagna, abbiamo riconosciuto Andrea Peron diretto al ritiro della Quick Step-Alpha Vinyl per conto di Castelli, Mauro Scovenna e Nicola Minali di DMT verso il UAE Team Emirates e Andrea Pasqualon, che sta raggiungendo la Intermarche-Wanty-Gobert in ritiro.
Il ciclismo virtuale
Anche il ciclismo ha le sue DAD nella forma di conferenze stampa virtuali, come quelle che nei prossimi giorni vedranno tutti i corridori di altre squadre connettersi col mondo. Tutti i giornalisti collegati ascolteranno (e scriveranno, ciascuno ovviamente al suo meglio) le stesse parole. In un momento come questo sarebbe assurdo discutere le scelte in materia sanitaria, ma cogliamo sfumature che non convincono del tutto, visto che per il resto del tempo i corridori sono a casa loro, sulle strade, in mezzo alla gente. Tanto che qualche grosso nome non sarà in ritiro perché alle prese con il dannato virus.
Poi ci sono squadre più coraggiose che – in cambio di green pass, tampone molecolare e test antigenico in loco – permettono ai giornalisti di avvicinarsi. E’ il caso della Quick Step-Alpha Vinyl (in apertura foto dalla pagina Facebook del team) e proprio mentre stiamo guidando verso il loro hotel di Calpe, ripassiamo a mente gli incontri che faremo cercando di ottimizzare la grande occasione. Certe occasioni vanno colte, per l’opportunità professionale di realizzare contenuti solo nostri e per gratitudine verso chi ha ritenuto di aprirci le porte.
Stando all’elenco ricevuto, dovremmo essere i soli italiani presenti, ma questo non vuole essere motivo di inutile vanto: certe ruote le lasciamo ai pavoni. Serve per far capire che anche noi di bici.PRO abbiamo accettato di correre un piccolo rischio e di investire sul nostro lavoro, sulla soddisfazione dei lettori e sulla qualità che solo l’essere presenti permette.
Gli incauti acquisti
Sono bastate poche battute con Nicola Minali all’aeroporto di Bergamo, intanto, per renderci conto che suo figlio Riccardo è sulla porta del ritiro. Squadre lo hanno cercato e poi bidonato. Altre gli hanno offerto nuovamente il minimo dopo sei anni allo stesso modo. E se sei un uomo e il lavoro non lo vedi come un capriccio, certe condizioni dopo un po’ non ti stanno più bene.
Nelle stesse ore, scorrendo i vari social, ci siamo accorti di amici corridori che proprio in questi giorni sono a fare altro. Dovrebbero allenarsi perché sono giovani e forti, ma nessuno li ha confermati e questo, lasciatecelo dire, lo troviamo indegno di un movimento che lascia a casa uomini maturi e già capaci di fare il proprio mestiere, per investire su ragazzini la cui speranza è sfondare, con la spada di Damocle di concludere prima ancora di aver iniziato.
Giorni fa un procuratore ci ha spiegato che coloro che smettono non sarebbero nemmeno dovuti passare. Un bel modo per descrivere la piaga degli ultimi anni e ci dispiace solo non aver avuto la prontezza di un’altra domanda: quando li vendevate alle squadre che ora li hanno scaricati, le avvertivate del bidone in arrivo? E ai ragazzi avevate detto che sarebbe stato meglio cercarsi un altro lavoro?
America e quarantene
Si ricomincia, dunque, con le stesse incertezze di chi stamattina è rientrato a scuola: studente o insegnante. E mentre i ragazzi non sanno se andranno avanti in presenza o dovranno fare ricorso alla DAD, il ciclismo ha già visto la cancellazione della Vuelta San Juan.
«Gli ospedali laggiù – ci ha detto ieri Roberto Amadio, che la organizza – non sono attrezzati come da noi. E non possono permettersi l’esplosione di troppi casi».
Per lo stesso motivo il Belgio e l’Olanda hanno chiuso le porte agli spettatori e cancellato eventi, mentre i corridori si fanno saggiamente i conti. Così Van Aert, cui pure un mondiale di cross non spiacerebbe vista la beffa dello scorso anno, ha ritenuto di rinunciare perché la trasferta americana potrebbe esporlo a svariati rischi, non ultimo quello di qualche quarantena inattesa. E parliamo di atleti vaccinati, non di spregiudicati alla Djokovic che in queste ore sta cercando di entrare in Australia senza vaccino e con la flebile attenuante, sostenuta dai suoi legali, di aver avuto il Covid ed esserne quindi immune.
L’UCI va avanti
L’UCI va avanti. A molti i mondiali di cross a Fayetteville sembrano un azzardo. Altri hanno scelto la via del coraggio e stanno preparando il necessario.
Il cittì Pontoni ci ha detto di non aver ancora ricevuto indicazioni precise, ma l’Italia ci sarà e porterà un bel gruppo di juniores agguerriti. Seguendo nei giorni scorsi le gare tricolori, abbiamo trovato più entusiasmo e prospettive nelle sfide giovanili piuttosto che in quelle dei più grandi. Perché il livello resterà quello e il movimento italiano rimarrà confinato in una splendida nicchia, se d’estate i nostri specialisti non cominceranno a correre seriamente su strada.
Quello che sta facendo Gaia Realini, tricolore ieri fra le U23, e che farà Silvia Persico, la nuova campionessa italiana delle elite, che dopo i mondiali riprenderà su strada con la maglia della Valcar.
Donne a tutto gas
Il ciclismo delle ragazze cresce alla velocità della luce. L’arrivo della Roubaix e il ritorno del Tour alzano il livello delle attese. Sono così tutti sulle spine per l’assenza del Giro Donne, il cui percorso non è stato ancora svelato, mentre il calendario vede la corsa a tappe sovrapporti a troppi altri eventi. E poi c’è quella voce per cui già da quest’anno potrebbe andare nelle mani di RCS Sport.
Il nostro giro di opinioni fra le continental italiane, iniziato con la Isolmant e la BePink nei giorni scorsi, prosegue oggi con la marchigiana Born to Win e andrà avanti con altri tecnici e altre storie.
Il WorldTour ha impresso un’accelerazione pazzesca. Le ragazze vedono finalmente la possibilità di guadagnare sul serio dal proprio lavoro e accettano le offerte di team che si stanno rinforzando per raggiungere il necessario livello tecnico e sostenere un’attività sempre più importante.
Anche qui bisognerà stare attenti tuttavia che le giovani non vengano irretite da facili promesse, salvo poi scoprire dopo un paio di stagioni che dovranno smettere e qualcuno intanto dirà che non erano in grado di essere professioniste.