EDITORIALE / Finché si attaccano al pullman e ai ricordi…

06.09.2021
4 min
Salva

Fra i temi che tengono in ansia una parte della stampa – in questo scorcio d’estate che conduce agli europei, ai mondiali e poi all’autunno – ci sono il pullman azzurro e il nome del prossimo tecnico della nazionale. Interesse legittimo, va detto, e curiosità giustificata nel secondo caso dal modo un po’ goffo con cui la federazione ha gestito la comunicazione legata al cosiddetto caso Cassani.

Però come accade quando si insiste tanto sullo stesso tasto, dopo un po’ ti assale il dubbio che forse il pianista non sappia cosa farsene del resto della tastiera. Se davvero tutto ciò che basta per essere felici è sapere se il tecnico azzurro sarà Fondriest oppure Pozzato e sottolineare che forse il pullman azzurro ha già fatto parecchi chilometri, allora il presidente della Fci Dagnoni può davvero dormire sonni tranquilli. E le ragioni sono due. La prima è che se queste sono le sole contestazioni, allora forse sul resto sta lavorando bene. La seconda è che magari non saranno tanti a disturbarlo su temi più urgenti e di difficile soluzione.

Richiamare la memoria di Martini non serve se non ci si attiene alle sue parole. Qui, Alfredo con Pozzato
Richiamare la memoria di Martini non serve se non ci si attiene alle sue parole. Qui, Alfredo con Pozzato

L’eredità di Martini

Per dare la linea su colui che dovrebbe guidare la nazionale, a un certo punto si sono tirati in ballo Martini e la sua storia. E’ bene dire subito che per chi scrive queste righe, Alfredo è stato uno straordinario maestro di vita. E forse proprio per questo, ricordandone gli insegnamenti, una sua frase continua a tornare alla memoria.

«Quando sono davanti a dei giovani – amava dire Alfredo – mi rendo conto che a loro non interessa sapere che cosa accadeva ai miei tempi, ma sentire da me quello che potrebbe succedere domani».

Alfredo guardava avanti, lo ha sempre fatto. Non è mai stato ancorato al passato per paura del futuro. E magari avrebbe letto con interesse e reagito con veemenza al singolare momento del nostro ciclismo in cui frotte di giovani talenti vengono mandate allo sbando senza alcuna tutela credibile.

Sul podio finale del Lunigiana, il presidente Dagnoni
Sul podio finale del Lunigiana, il presidente Dagnoni

Problema juniores

E’ questo uno dei primi fronti, presidente Dagnoni. Ne parlammo con Amadio appena venne nominato. Era il 18 maggio, Roberto ricorderà di certo. A noi del pullman e del nome del cittì interessa, ci mancherebbe, ma preferiamo guardare avanti.

Il primo comma dell’articolo 3 della Normativa per l’abilitazione all’esercizio dell’attività di corridore professionista prescrive che per ottenere l’abilitazione, i corridori devono aver gareggiato con continuità nelle categorie agonistiche direttamente disciplinate dalla Federazione e dell’UCI nei tre anni sportivi antecedenti a quello per il quale si chiede l’abilitazione (tre anni come corridore under 23 e/o élite o un anno come corridore junior e due anni come corridore under 23).

E’ una regola che c’è da sempre. I procuratori e i team manager interessati si affrettano a dire che ce l’abbiamo solo in Italia. Vero, però ce l’abbiamo. Come abbiamo il divieto di usare la tenda iperbarica e non la usiamo. Non in Italia, almeno. E’ una regola che ad esempio impedirebbe alle squadre professionistiche di tesserare corridori direttamente dagli juniores, come sta regolarmente accadendo, proponendo loro un contratto da professionista.

Anche la limitazione dei rapporti oggi viene spesso aggirata. Qui Lorenzo Giordani, che corre e si allena con quelli giusti…
Anche la limitazione dei rapporti oggi viene spesso aggirata. Qui Lorenzo Giordani, che corre e si allena con quelli giusti…

Incubo Remco

Mandare così tanti ragazzini allo sbando è la quasi garanzia di non trovare mai più un Nibali, un Simoni, persino un Cipollini o un Pantani. Nomi, non a caso, di grandi campioni che hanno fatto la loro trafila fra gli juniores e i dilettanti, avendo il tempo necessario per maturare e sbocciare. Invece siamo tutti qui a cercare il novello Evenepoel, costi quel che costi. Quanto avranno smesso di correre prima che ne se ne sia trovato uno?

Non vi dice niente il fatto che sull’arrivo di Fosdinovo al Lunigiana, ben 10 juniores abbiano fatto meglio di Pogacar che 5 anni fa vinse la corsa? Va bene il miglioramento della specie, ma quanto si sta già spingendo sul gas, con alimentazione e preparazione magari già dagli allievi, perché questi ragazzi facciano già gola a qualche team professionistico?

Perciò presidente, aspetteremo il primo ottobre per sapere chi guiderà i nostri professionisti e anche il settore velocità, sperando che nel frattempo il pullman azzurro funzioni bene e mandando un bel ringraziamento a Vittoria che per anni ha messo a disposizione il suo. Ma nel frattempo, ci fa sapere come intende muoversi su questo fronte?