Mathias Vacek “ha la colpa” di essere un corridore della della Gazprom-RusVelo. Il ragazzo della Repubblica Ceca non può correre. Qualche giorno fa, abbiamo pubblicato la richiesta di appello degli atleti di questo team affinché si sbloccasse la situazione di stallo che si è creata. Come saprete: la squadra russa non può correre. Depennata, fatta sparire, in un lampo dall’UCI.
Più passa il tempo e più il silenzio da parte dell’UCI stessa diventa assordante. Non resta però in silenzio Karel Vacek fratello maggiore di Mathias. Lui corre al Tirol Ktm Cycling Team, unica squadra continental presente al Tour of the Alps.
Mathias deluso
Con sguardo concentrato e grande umiltà, Karel ci racconta della disavventura che suo fratello sta vivendo da un mese e mezzo ormai.
«Lui sta soffrendo – dice l’ex corridore della Colpack Ballan – non è una situazione molto buona per Mathias. Okay, ha un contratto con una WorldTour per i prossimi due anni, ma intanto è a piedi. E’ fermo. E’ a casa che pedala da solo. Ed è dura mentalmente. Adesso ci alleniamo molto insieme, proprio perché anche lui non deve andare alle gare, però non è come correre. E spesso poi manco io. E vi dirò che indirettamente è un momento difficile anche per me.
«Come posso aiutarlo? Standogli vicino – continua – ma anche facendo bene nelle corse. Quando io faccio delle buone gare, so che lui è contento. Così come sono contento io quando è lui ad andare forte».
E, aggiungiamo, anche perché se Karel centrasse un buon risultato forse, di riflesso, si creerebbe un po’ di attenzione mediatica sul fratello. Sarebbe una “scusa” per tornare a parlare di certi argomenti. Per ironia della sorte, la vittoria di Mathias all’UAE Tour arrivò proprio quando stava scoppiando la Guerra in Ucraina. E sì intuì subito un certo pericolo.
Tante parole, pochi fatti
Momenti del genere possono segnare una carriera. Okay, Mathias Vacek è giovanissimo (è un classe 2002), però non correre è rischioso ugualmente. I treni passano veloci, specialmente di questi tempi. E magari ci si può anche disinnamorare, tanto più a questa età. L’esempio di Trainini è emblematico.
«Vero, è molto difficile – riprende Karel – io al suo posto sarei molto deluso. Deluso soprattutto da parte dell’UCI. Perché possono fermare una squadra in pochi minuti, ma non possono trovare una soluzione in tempi altrettanto ristretti? Perché ci servono mesi e mesi? Perché non dà risposte? Così si fa solo del male.
«Se l’UCI è davvero al fianco dei corridori, dovrebbe non solo avere la bocca grande, ma fare anche i fatti». La cosa più sconcertante è che atleti russi tesserati per altri team stanno correndo (giustamente).
Gioventù ed ottimismo
Karel però è ottimista, sia per Mathias che per se stesso. Sa bene che il fratello non naviga in ottime acque, ma anche per questo si allenano insieme più del solito. Gli sta vicino. E tutto sommato sapere che il prossimo anno passerà in una WorldTour è un gran bell’appiglio morale.
«Posso dirvi – dice Karel – che Mathias sta andando molto forte. E anche io non sto male. Vorrei fare di più, vorrei trovare un contratto perché la Tirol è solo under 23 e a fine anno devo cambiare (Karel è un classe 2000). Per questo voglio fare molto bene al Giro Under 23 e al Valle d’Aosta e trovare una buona squadra».
Ed anche per questo nelle ultime settimane aver avuto un compagno di allenamento come Mathias gli è stato utile. Si può dire che i due fratelli si sono aiutati a vicenda. Mathias faceva i forcing per Karel e lui ne approfittava per lavorare agli alti ritmi.
Come si dice in questi casi, una mano lava l’altra. In questo modo, aiutando il fratello, anche Mathias ha avuto dei piccoli obiettivi, degli stimoli. E soprattutto si è tenuto in forma.