Facciamo un piccolo salto indietro perché la trasferta azzurra alla seconda tappa di Coppa del Mondo su pista a Milton ha dato segnali importanti. Si ha un bel dire che mancavano molti big, a differenza di quanto avvenuto a Glasgow dove c’erano tutti per “mettersi al sicuro” in vista delle convocazioni per i Mondiali di ottobre in Francia. Sarà anche vero, ma se guardiamo numeri e presenze, i risultati sono stati importanti in chiave italiana, soprattutto per Elisa Balsamo.
La campionessa del mondo su strada manca dal calendario “on the road” da un mese, un’assenza considerevole ma che era stata programmata con la Trek Segafredo pensando alla lunghezza della stagione e agli obiettivi da identificare dopo la più che proficua campagna del Nord: «Dovevo staccare, la prima parte era stata pesante. Durante questo periodo, tra Glasgow e Milton sono stata anche una settimana senza toccare la bici. Abbiamo valutato, con la squadra e con Villa, la mia presenza in Canada e poteva essere utile per riprendere in vista della strada, così ho accettato di partecipare alla trasferta».
Bilancio migliore non poteva essere, con 3 vittorie…
Effettivamente mi sono ritrovata con una condizione migliore di quanto pensassi e questo mi ha dato molta fiducia per il prosieguo della stagione.
Partiamo dall’inseguimento a squadre. Al di là dell’assenza di Germania e Gran Bretagna, la sensazione è che rispetto allo scorso anno siate cresciute.
Un passo avanti c’è stato, indubbiamente. Soprattutto perché non siamo solamente 4 ragazze, ma c’è un gruppo ampio, con continui innesti: a Milton siamo scese in qualificazione senza mai esserci allenate insieme e dopo la prima prova eravamo già affiatate, come si è visto in semifinale e finale. Il tempo finale non è stato dei migliori, ma è normale se non provi insieme. Vorrei poi sottolineare che fra noi c’era Barbara Guarischi che non gareggiava su pista da una decina d’anni… E’ questo che intendo quando parlo di un gruppo ampio, sono tante le ragazze che possono entrare nel team e questo significa anche che c’è concorrenza per farlo, non ci sono posti assicurati.
Che cosa manca per chiudere quel piccolo gap rispetto alle nazioni citate prima?
Sinceramente è difficile dirlo, so che Villa ci sta lavorando molto. Il metodo di allenamento è cambiato, lui è prodigo di consigli e si lavora molto anche sulla base dell’esperienza dei ragazzi arrivati all’oro olimpico. Intanto però dimostriamo costantemente che pista e strada possono convivere benissimo, senza nulla togliere l’una all’altra.
Se nel quartetto mancavano i vertici, nell’omnium c’erano l’oro e l’argento di Tokyo. Averle messe alle spalle ti ha dato una soddisfazione in più o ti ha fatto rimpiangere ancora di più quella caduta?
A dir la verità non ci ho pensato, non avevo riflettuto sul fatto di chi mi ero messa alle spalle. Mi fa piacere, dà un senso ulteriore a quella vittoria, ma se proprio devo dire, ormai a Tokyo non ci penso più, è una pagina chiusa alla quale ne sono succedute tante altre, molte davvero belle e poi sono sempre stata portata a guardare avanti. Non avevo un particolare spirito di rivincita, questo è sicuro, ogni gara fa storia a sé.
Terza gara e terza vittoria, nella madison. Villa ha sempre affermato che per emergere in quella che era la “sua” specialità serve grande affiatamento fra i compagni.
E’ vero e il fatto che io e Chiara (Consonni, con lei nella foto d’apertura, ndr) abbiamo vinto alla nostra prima gara insieme non deve trarre in inganno. L’affiatamento è la prima componente per emergere e la madison è un grande “work in progress”, tanto è vero che su pista lavoriamo sempre insieme ai ragazzi, proprio perché dobbiamo migliorare tantissimo nella tecnica. Sappiamo che il cittì è molto esigente, sui cambi ad esempio siamo ancora carenti. Quando saremo abbastanza brave faremo coppie diverse, tutte al femminile, ma ci vuole tempo e pazienza.
Quando tornerai su pista?
Non lo so, non ne abbiamo ancora parlato. Per gli Europei ci sarà da capire come gestire il poco spazio temporale fra le gare su pista e su strada, vedremo di trovare la soluzione più adatta. Quello di Monaco è un percorso piatto, che potrebbe portare a una volata finale e io voglio esserci. Magari gareggiare su pista prima potrebbe anche darmi quel quid in più.
E su strada?
Ricomincio questa settimana con la RideLondon, dove sono salita già due volte sul podio. Mi aspettano Giro e Tour, con tanta voglia di correre ora che le batterie sono state ricaricate…
ULTIM’ORA: Non c’è due senza tre. Nella prima tappa della RideLondon l’iridata ha chiuso seconda nella volata di gruppo, battuta dall’altra regina dello sprint, l’olandese Lorena Wiebes con Guazzini, Persico e Consonni dal quinto al settimo posto. Come ritorno non c’è male…