L’Ora (non) per caso dell’ingegner Bigham, supplente di Ganna

20.08.2022
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«Certo che avrei preferito che il mio record l’avesse battuto Ganna. Di tanto in tanto ci scambiamo messaggi e sono convinto che presto anche Pippo lo farà. Bigham lavora per lui. Eventuali margini accumulati in questo tentativo di record verranno applicati a lui. Libereranno Filippo sulla pista come un toro infuriato e secondo me non finirà lontano dai 60 chilometri. Ma al netto di tutto questo, tanto di cappello per Daniel. So chi è, in fatto di aerodinamica non ha eguali. Lavora su questo 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana…».

Victor Campenaerts ha commentato così su Het Nieuwsblad il nuovo record dell’Ora stabilito ieri da Daniel Bigham (in apertura nella foto Ineos Grenadiers), precisando che non proverà a riprenderselo. Dice di essere diventato ormai un altro tipo di corridore e che ci berrà sopra. Non subito però, aspetterà ottobre…

Campenaerts aveva stabilito con 55,089 il suo record il 16 aprile 2019 in Messico
Campenaerts aveva stabilito con 55,089 il suo record il 16 aprile 2019 in Messico

La svolta tecnologica

Si dice che Eddy Merckx, uno dei più grandi di sempre se non il più grande, dopo aver stabilito il record dell’Ora il 25 ottobre del 1972, scese di sella stravolto e disse che non ci avrebbe provato mai più. Dodici anni dopo, Moser riscrisse la letteratura scientifica per stabilirlo a sua volta. Ieri Bigham era certamente sfinito, ma la sensazione è che la tecnologia abbia reso la sfida molto meno destabilizzante. Soprattutto considerando che si sarebbe trattato di un tentativo di ripiego. Avrebbe dovuto provarci Ganna, ma visto il rifiuto del grande piemontese, pare che la Ineos Grenadiers abbia mandato avanti il suo ingegnere. Il quale, sconosciuto e ben preparato, ha percorso 55,548 chilometri: 459 metri più di Campenaerts, 6,11 chilometri più di Merckx. Tanto di cappello, come dice il belga… spogliato.

Nel 1972 Merckx batté il record a Città del Messico con 49,431
Nel 1972 Merckx batté il record a Città del Messico con 49,431

«Mi sentivo davvero bene – ha commentato – ho corso di gran lunga la mia Ora migliore. Ero in anticipo rispetto al primo rilevamento previsto, ma mi sentivo bene e ho continuato. E’ stato davvero divertente ed è davvero strabiliante come è andata. Devi rimanere fisso su qualcosa e io mi sono concentrato su respirazione e posizione della testa. Sapevo che finché fossi stato in grado di controllare quelle cose, tutto il resto sarebbe stato a posto. Poi si sarebbe trattato solo di spingere il più forte possibile».

Ingegnere e ciclista

Chi sia Daniel Bigham è singolare da ricostruire. Britannico come Wiggins, il cui record di 54,526 fu… usurpato nel 2019 da Victor Campenaerts, Bigham ha sempre frequentato il mondo del ciclismo, sia pure in tanti modi diversi.

Il tentativo di Bigham è stato poco seguito per via del nome non troppo noto (foto Ineos Grenadiers)
Il tentativo di Bigham è stato poco seguito per via del nome non troppo noto (foto Ineos Grenadiers)

Classe 1991, non ha mai avuto le doti e forse neppure la determinazione per diventare un professionista, tanto da essersene fatto presto una ragione. Nella scala delle sue priorità, lo studio ha presto preso il sopravvento ed è stato così che Bigham si è laureato in ingegneria alla Oxford Brookes University. Si sarebbe incanalato tutto nella direzione della preparazione accademica, se il giovane britannico non avesse scoperto il triathlon. E visto che vinse la prima gara cui prese parte e non aveva la benché minima intenzione di rinunciare ai suoi studi, si mise in testa di unire l’utile al dilettevole. Va letto in questa ottica lo stage svolto presso il team Mercedes di Formula Uno, con un’applicazione particolare sugli studi in galleria del vento.

Dalle auto alla bici

Dalle monoposto da gara alla bicicletta il passo è stato breve, se non altro per il tipo di approccio. Così che al momento di discutere la sua tesi di laurea, Bigham si è rivolto alla bicicletta, studiando i modelli da cronometro e le posizioni più redditizie che un atleta può adottare in sella. 

Missione compiuta: il record dell’Ora torna in Gran Bretagna (foto Ineos Grenadiers)
Missione compiuta: il record dell’Ora torna in Gran Bretagna (foto Ineos Grenadiers)

La chiusura del percorso universitario ha portato anche al cambio di sport: addio triathlon, Bigham è tornato al ciclismo, puntando su pista e crono, con la maglia della continental Ribble Weldtite Pro Cycling. Nel 2018 ha partecipato alla Coppa del mondo di Minsk e ha vinto il quartetto dell’inseguimento a squadre. Mentre passando alla crono individuale, ai mondiali di Bruges dello scorso anno ha colto il 16° posto, lasciandosi dietro colleghi come Bjerg e il nostro Sobrero.

Fra Jumbo e Ineos

Però i suoi studi tengono banco più dei suoi mezzi atletici e diverse squadre si sono rivolte a lui per lo sviluppo delle loro bici da cronometro. Con chi ha collaborato? Anche con la Jumbo Visma di Van Aert e Vingegaard. Attualmente però il suo impegno è quasi a tempo pieno con la Ineos Grenadiers. C’è lui dietro lo studio del tentativo di Ganna, che evidentemente era ben più avanzato di quanto si fosse capito.

Bigham ha battuto Campenaerts per 459 metri (foto Ineos Grenadiers)
Bigham ha battuto Campenaerts per 459 metri (foto Ineos Grenadiers)

Al posto di Ganna

Filippo avrebbe dovuto attaccare il record di Campenaerts a Grenchen, in Svizzera. Bigham aveva già pianificato tutto fin nei minimi dettagli. Ma Ganna è uscito dal Tour troppo stanco anche solo per pensarci e a quel punto la Ineos avrebbe spedito in pista lo stesso Bigham. E come abbiamo visto, le cose sono andate bene, malgrado una preparazione relativamente breve. Con buona pace di Eddy Merckx. E con la grande curiosità di capire quanto potrebbe percorrere Ganna, se e quando deciderà di provarci.

«Il cambiamento rispetto ai tentativi precedenti – ha detto – è stato il pieno supporto da parte della Ineos Grenadiers. Non solo per l’attrezzatura, ma anche la fisiologia, il gesto e anche gli interventi nutrizionali e di allenamento. Mi hanno reso la vita molto più semplice, ho solo dovuto venire qui ed esibirmi».