L’ultimo azzurro di questa ricognizione nel settore velocità maschile si chiama Stefano Minuta e a giudicare dalle battute che… subisce, è diventato la mascotte del gruppo. Poi però quando si passa a lavorare, la sua fatica e il suo impegno valgono quanto quello degli altri.
Il prossimo ostacolo da scavalcare è quello della mentalità delle squadre. Così se da un lato la Campana Imballaggi e il Team Colpack hanno scelto di credere nel progetto supportando i ragazzi di Quaranta, Minuta è ancora in cerca di una maglia per il 2023. Visto il suo livello, si spera che una soluzione sarà trovata, ma la situazione fa capire che le vecchie difficoltà sono sopite, ma non del tutto estinte.
Torinese, 18 anni
Minuta arriva da Torino, ha origini rumente e ha compiuto 18 anni a giugno. Nello stesso velodromo Pilone di Noto in cui lo abbiamo incontrato, in occasione dei tricolori juniores di giugno aveva conquistato il titolo della velocità, l’argento nella velocità a squadre e il bronzo nel chilometro, vinto da Predomo. Successivamente si è portato a casa il bronzo nel keirin (anche questo vinto da Predomo) e nella velocità a squadre agli europei di Anadia.
«Adesso finalmente siamo un bel gruppo – dice sorridendo – siamo passati tutti under 23 e saremo, spero, un gruppo affiatato che avrà voglia di vincere e di fare meglio dell’anno scorso. Vogliamo fare davvero dei buoni risultati».
Che cosa non ti è andato giù del 2022?
Non è stato un brutto anno per essere stato il primo da velocista, diciamo che è stato la ciliegina sulla torta della stagione. Migliorare vorrebbe dire alzare l’asticella, quindi andare sopra al podio, al secondo o al primo posto, però è tutto da vedere. Di sicuro noi siamo concentrati e vogliamo raggiungere quei risultati.
Perché fare il velocista su pista e non su strada?
E’ nato tutto l’anno scorso. Durante una gara su strada ho avuto un incidente in cui mi sono rotto l’osso della mano e quindi sono dovuto restare fermo per un mesetto senza poter uscire. Ho continuato ad allenarmi, però non avevo il ritmo per ritornare a fare le gare su strada. Così sono venuto a fare i campionati italiani in pista e sono riuscito a vincere il tricolore nella velocità, ho fatto altri due piazzamenti in squadra col Piemonte e da lì Quaranta mi ha chiesto di andare a provare con loro per la velocità olimpica in pista. Per questo ho deciso di far parte del progetto e ho preso questa strada.
La pista era una novità?
No, l’ho sempre fatta sin da giovanissimo. La differenza rispetto a prima è che quest’anno ho deciso di dedicarmi solamente alla pista.
Ti manca la strada?
Per certi aspetti sì. Però diciamo che essendoci tanta salita, non fa per me. La salita non mi piace, quindi preferisco la pista.
Quanto è più duro essere velocista in pista?
E’ abbastanza duro, contando che comunque per la preparazione devi partire molto presto. Devi puntare soprattutto sulla palestra. Allo stesso tempo, non devi sbagliare a farne troppa, perché poi fai fatica a trasformare in bici. Devi fare le cose nel modo giusto, non devi sgarrare troppo.
Sei nato qui o in Romania?
Sono di origine rumene, mamma e papà vengono da lì. Due anni fa ho avuto la nazionalità italiana, così da poter partecipare ai campionati italiani ed andare in nazionale. Sono nato qua, ho vissuto i primi anni in Romania, ho imparato la lingua e poi sono ritornato.
Un obiettivo per il 2023?
Sicuramente sarebbe partecipare a un campionato europeo elite oppure a una Coppa del mondo per cercare di fare punti per le Olimpiadi del 2024, però è tutto da vedere.
Qual è la pista di casa?
A Torino, il Velodromo Francone. E’ la pista in cui vado già da giovanissimo, da quando ero G4 e lì mi sono sempre allenato. Lì ho fatto le prime gare, ma dall’anno scorso ovviamente la pista di riferimento è diventata quella di Montichiari con la nazionale.