Gand in vista: Martinello ci porta nel mondo delle Sei Giorni

09.11.2023
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La Sei Giorni di Gand della prossima settimana apre la stagione invernale dei velodromi. E’ un mondo tutto da scoprire, nel quale ci accompagna un vero esperto: Silvio Martinello. Oggi in realtà le Sei Giorni non se la passano benissimo, non c’è più un calendario vero e proprio. Ne sono rimaste poche e l’unica di un certo livello è proprio quella belga, che si terrà dal 14 al 17 novembre. Ma il format resta quello. Divertimento, gare, testa a testa, spettacolo.

Tra presente e passato, il campione olimpico su pista di Atlanta 1996, che di Sei Giorni ne ha vinte 28 (tre più del mitico Nando Terruzzi), ci introduce nei meandri di queste splendide kermesse sul parquet. Si evocano, a volte quasi con un filo di emozione, amici e ricordi.

Gand resiste

«Attualmente – va avanti il padovano – di Sei giorni di livello c’è solo Gand, anche Berlino è stata portata a tre giorni e Rotterdam è stata ridotta. Ci sono sempre degli ottimi corridori, ma non del livello che c’era un volta. Gand è un ambiente caldo. Conosciamo bene la tradizione ciclistica di quelle zone, sia su strada che su pista».

E il motivo per cui le Sei Giorni sono calate è sostanzialmente economico. Non è un motivo di calendario, dovuto magari anche all’avvento della Track Champions League. Villa stesso ci ha detto che avrebbero ancora la loro valenza, ma che manca il tempo per farle.

«Se avessero l’impatto di un tempo i corridori andrebbero alle Sei Giorni e non lì, ve lo assicuro. Marco Villa ha fatto una valutazione tecnica, giustamente. Ma in una sei Giorni non c’è solo l’aspetto agonistico. C’è anche quello del business. Viene da chiedersi perché sia diminuito l’interesse. Io credo per i costi: il solo affitto del velodromo per dieci giorni, tra allestimento, gare e riconsegna, è altissimo.

«Le Sei Giorni più importanti erano tutte o quasi tedesche: Berlino, Monaco, Stoccarda, Brema, Colonia, Dortmund… ognuna aveva una sua peculiarità. A Monaco il pubblico era competente e prevaleva la parte tecnico-agonistica, a Brema quello della festa. Indirettamente hanno pagato i problemi di doping che hanno avuto in Germania all’inizio degli anni 2000 e successivamente la maggiore difficoltà a reperire sponsor(specie dopo la crisi finanziaria del 2008, ndr). Una volta i corridori – e non solo loro – erano molto interessati a parteciparvi, gli ingaggi erano davvero buoni. Lo dico senza problemi».

Il derny, una delle specialità che in una Sei Giorni proprio non può mancare
Il derny, una delle specialità che in una Sei Giorni proprio non può mancare

Tutto diverso

E allora oggi chi vedremo in pista? Chi sono e come vengono formate le coppie? Secondo Martinello i metodi con cui vengono allestite le coppie è quello di un tempo, ma cambiano gli interpreti. Una volta c’erano i grandi campioni e gli organizzatori si affidavano a quelli per richiamare il pubblico e rientrare delle spese. Adesso i corridori sono sempre abili, ma hanno un appeal più locale.

«Di grandi coppie attuali – riprende Martinello – non ce ne sono, per il semplice fatto che non ci sono più le Sei Giorni. L’organizzatore pertanto ingaggia gli atleti e forma le coppie secondo criteri tecnici, ma anche di appeal. E allora si punta sull’appeal locale, dai parenti ai tifosi, e in Belgio è ancora buono. In generale oggi si punta più sui giovani e di sicuro vedremo ottime prestazioni. Andranno forte».

Villa e Martinello, indimenticabili

A questo punto si fa un passo indietro. Si parla di vecchie coppie e Martinello sfoggia, ricorda e inanella emozioni. Mostra di fatto che la pista “è casa sua”. Lui e Marco Villa negli anni ’90 soprattutto ci hanno fatto divertire. Chi scrive, per esempio, all’epoca era un adolescente e ricorda la mamma che dall’altra stanza diceva: «Spegni la tv». Ma quelle nottate a godersi i duelli Villa-Martinello contro Risi-Betschart restano indelebili.

«Io e Marco – racconta Martinello – abbiamo rappresentato una bella fetta delle Sei Giorni. E parlano i numeri. Ne abbiamo vinte 16. Prima di noi in Italia c’erano stati Ferdinando Terruzzi e Severino Rigoni, ma parliamo degli anni ’50-’60. Sin lì eravamo sempre rimasti in seconda linea».

«Le Sei Giorni erano in Germania e, soprattutto dopo il mio titolo olimpico, mi chiamavano nelle principali gare tedesche… e non solo. Non essendo tedesco, a volte ho avuto ingaggi importanti anche con altri compagni. Ho corso con il povero Kappes, con Zabel, con Aldag… ».

Due miti in una foto: Eddy Merckx e Patrick Sercu
Due miti in una foto: Eddy Merckx e Patrick Sercu

C’era persino Merckx

Ma certo i duelli storici erano quelli con gli svizzeri Risi-Betschart, due grandissimi interpreti secondo Silvio. E poi il fatto che erano di madrelingua tedesca li avvicinava molto al pubblico della Germania. 

«Fu un dualismo importante, grande. Ci fu anche l’idea di farmi correre con Risi, ma poi non si concretizzò».

Altre coppie del passato sono state formate da stradisti e pistard. Lo stesso Martinello ha corso anche con Bjarne Riis, dopo che aveva vinto il Tour.

In passato, forse, la coppia delle coppie fu Patrick Sercu ed Eddy Merckx, neanche a dirlo: entrambi belgi.

«Ricordo – conclude Martinello – aneddoti divertenti di Sercu quando raccontava le sue Sei Giorni con il Cannibale. Diceva che Merckx voleva fare come su strada. Sapete che in pista basta un giro per vincere? Ebbene, Eddy voleva vincere con minuti di distacco anche sul parquet, non gli bastava “solo” il giro».