Quando Giuseppe Martinelli ci disse che nella rosa dell’Astana Qazaqstan Development Team c’erano undici corridori ne mancava uno all’appello. Per deduzione si sapeva solo che era italiano visto alla voce “due italiani” figurava solo il nome di Gianmarco Garofoli. Adesso ecco l’ultimo tassello: Davide Toneatti.
Questo giovane deve essere un avventuriero nell’anima, visto che ha deciso di passare dall’offroad (cross e mtb), dove era già qualcuno, alla strada. “Di qua” deve rimettersi in ballo totalmente. Ma un friulano, si sa, è tosto più del marmo. Tanto più se viene dalle zone di Buja, dove tra i suoi compaesani c’è gente come De Marchi o Milan. «Vero – dice Toneatti – proprio stamattina ho incrociato Jonathan a 500 metri da casa mia. Io rientravo e lui usciva».
Davide, come mai ha deciso di fare questo salto?
E’ un’idea che mi frullava nella testa già da un po’ di tempo. Poi questa estate, al termine della stagione in mtb, ho chiesto un po’ in giro e ho parlato con Claudio Cucinotta (uno dei preparatori dell’Astana, ndr) che conoscevo già. Lui infatti è delle mie zone e spesso uscivamo in bici insieme.
Ed è lui che ti segue?
No, ma lo farà appena inizierò la stagione su strada. Ho confidato a Claudio le mie idee e lui mi ha detto che in Astana c’era questo progetto della Development e che cercavano ancora qualcuno. Così io gli ho dato un mio curriculum e un paio di test perché potessero valutare. Tre settimane fa è iniziato il tutto e la scorsa settimana mi hanno detto che mi avrebbero preso.
Ma come mai hai deciso per questo passaggio?
Come detto era un qualcosa che sentivo dentro di me. In mtb ormai so come funziona e in Italia ci sono davvero poche squadre. E’ molto difficile andare avanti. In realtà una proposta di passare alla strada già me l’avevano fatta al termine della categoria juniores ma io ero contento di stare nella mtb, mi piaceva, non mi sentivo pronto e a dire il vero avevo anche un po’ paura.
Toneatti in Mtb corre con i colori del Team Rudy Project… Nel cross invece difende i colori della DP66 (foto Billiani)
Quali difficoltà ti immagini incontrerai?
Qualche gara su strada l’ho fatta sia da juniores che da under 23. Gare regionali, nelle quali il livello suppongo non sia elevatissimo, però non mi sono trovato malissimo. Le difficoltà che ho notato sono state più tecnico-tattiche: stare in gruppo spalla a spalla o capire se la fuga è quella buona. Ma credo che si possa migliorare. Basta correre e fare esperienza e alla fine diventa un qualcosa di naturale, come fare un salto nel cross o un drop in mtb.
Che tipologia di corridore pensi di essere?
Per quel poco che ho visto direi un corridore che si difende bene in salita. Nelle gare da juniores soprattutto dove si arrivava in salita o c’era parecchio dislivello sono andato bene. In pianura invece ho fatto fatica.
A livello di “motore” invece pensi di esserci?
Mi confronto sul piano internazionale con i ragazzi del cross e della mtb e non mi sembra di essere male. Su strada subentra una componente di resistenza che dovrò curare. Passerò dall’ora, ora e mezza di gara a tre, quattro ore. Ci dovrò lavorare, ma come ritmo credo di esserci.
Con Cucinotta avete parlato della preparazione?
Giusto un paio di giorni fa siamo usciti in bici insieme. Mi ha detto che ancora il calendario gare non era pronto ma che avremmo poi buttato giù un programma di lavoro al termine della stagione del ciclocross.
Ecco questo volevamo chiederti: la stagione del cross la porti a termine?
Sì, sì… adesso sono concentrato al 100% su questa disciplina e in Astana lo sanno. Se tutto andrà bene spero di fare i mondiali cross e quindi nella migliore delle ipotesi dopo la prova iridata (fine gennaio, ndr) inizierei a lavorare su strada. Cucinotta ha detto che valuteremo in quel momento, in base alle mie condizioni fisiche, se tirare dritto per altri due o tre mesi e riposare a maggio. O se invece fermarmi subito e riprendere ad aprile. Anche per questo non credo che andrò al ritiro di gennaio dove ci saranno WorldTour e continental.
Chi conosci della nuova squadra? Con Garofoli hai parlato?
Per me è un ambiente nuovo. Non conosco molte persone. Anche Garofoli non l’ho visto personalmente, ma so che va forte! L’ho seguito al Val d’Aosta dove si è messo in mostra.