RHO – Il Giro Next Gen inizia nella morsa del caldo della provincia di Milano dove l’asfalto amplifica le temperature percepite. Una fornace rovente che chiude i polmoni e rallenta le gambe dei corridori. La mattina nel parcheggio del cimitero di Rho, l’unico spazio abbastanza grande da accogliere tutti i mezzi delle trentatré squadre al via, si percepiva la sensazione di essere alla partenza della corsa più importante dell’anno. Facce sorridenti si mischiavano a volti scuri e già concentrati sullo sforzo breve ma intenso degli 8,4 chilometri previsti.
I bus dei devo team sono gli stessi utilizzati dalle squadre WorldTour di riferimento, questo dà il senso di quanto gli squadroni dei futuri campioni curino ogni dettaglio. Il resto lo fanno i corridori con le loro divise e i body aerodinamici disegnati su misura. Durante la prova percorso il rumore delle ruote lenticolari si infrange sui muri delle case in vie strette e tortuose. Si gira e si provano le curve, uno dei fattori che ha fatto la differenza è stato proprio la percorrenza e i rilanci dopo ogni svolta. A resistere e a conquistare la prima maglia rosa in palio è Matthias Schwarzbacher del UAE Team Emirates Gen Z che ha impiegato 9 minuti e 17 secondi per completare la prova a una media di 54,291 chilometri orari (in apertura foto La Presse).




Caldo torrido
Lo aveva detto anche Marino Amadori quando abbiamo presentato la corsa dei nostri azzurri: le squadre, anche i team continental, sono andati in altura a preparare questo appuntamento cruciale per i destini di ognuno degli atleti qui presenti. Alcune squadre sono scese dall’altura tre settimane fa, altre sono tornate da pochissimi giorni, senza nemmeno il tempo di adattarsi al clima torrido.
L’argomento principale girando tra i vari tendoni e cordoni dietro ai quali si nascondono i team è proprio il caldo. Come reagiranno i ragazzi al cambio di temperatura se fino a pochi giorni fa erano ad allenarsi in altura a 20 gradi centigradi? Il dubbio c’è ma l’unica soluzione percorribile è avere pazienza e scoprirlo nelle ore successive. Il primo a prendere il via alle 12,20 è Lorenzo Nespoli della MBH Bank-Ballan-Csb e dopo i 9 minuti e 44 secondi della sua prova si sdraia a terra cercando di rinfrescarsi con litri d’acqua e del ghiaccio appoggiato sul collo. La scena si ripeterà fino all’ultimo atleta passato sotto al traguardo.




I crampi di Giaimi
Ogni passaggio sotto all’arrivo coincide con bocche spalancate alla ricerca di aria e schiena piegate dalla fatica. Luca Giaimi del UAE Team Emirates Gen Z è uno di quelli che ha sofferto maggiormente il caldo di oggi e dopo l’arrivo fatica a trovare le energie per tenersi in piedi.
«È stata dura – racconta reggendosi alla bici in preda ai crampi – purtroppo siamo scesi dall’altura solamente tre giorni fa e oggi ho sofferto tanto il caldo. Nella seconda parte della prova ho fatto fatica a rilanciare in uscita dalle tante curve presenti. Direi che è stata una buona performance anche se non è stata sufficiente per raccogliere il risultato che avrei voluto, mi sarebbe piaciuto conquistare almeno un podio».




Il sorriso di Finn
Dopo la prima tappa la maglia tricolore dedicata al migliore degli atleti italiani in classifica generale è sulle spalle di Lorenzo Finn. Una prima prova e un passo che soddisfa il giovane talento del team Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies. Non una tappa decisiva ma la risposta avuta da gambe e fisico lascia buone sensazioni al ligure.
«Sono contento della mia prova e di quella della squadra – dice Finn – siamo andati bene e questo fa ben sperare. Il distacco da Schwarzbacher è quello che mi sarei aspettato, non è una prova decisiva ma iniziare bene fa sempre piacere. Le gambe hanno girato bene, domani a Cantù non mi aspetto grandi distacchi ma bisognerà stare attenti. Sul Passo del Maniva arriverà la prima selezione naturale e dovremo farci trovare pronti, fino ad allora sarà importante conservare le energie».




Schwarzbacher in rosa
Mattias Schwarzbacher scende dal palco delle premiazioni con la maglia rosa appena stampata con il logo del team. Nonostante le maniche lunghe la indossa con orgoglio sotto al tendone delle interviste. Lo slovacco venuto in Italia quando era juniores secondo anno per crescere e migliorare. Ritrova il nostro Paese e raccoglie un successo che lo pone sotto ai riflettori dei favoriti.
«Devo ancora prendere coscienza di quello che ho fatto (racconta mentre sorride, ndr). Dopo il training camp non mi sono allenato molto quindi non sapevo cosa aspettarmi da questa prova. Prima della partenza ero abbastanza nervoso perché sapevo di poter entrare nei primi dieci, ma non credevo di poter vincere. Mi piace sempre tornare in Italia e indossare la maglia rosa è una sensazione fantastica. Vorrei tenerla anche domani, mentre nella tappa di martedì, con il primo arrivo in salita, la vedo dura mantenerla. In squadra abbiamo altri ragazzi pronti per la classifica generale».
Nel periodo in cui Schwarzbacher ha corso in Italia, da junior, lo ha fatto al CPS Professional Team, e ha condiviso una stagione con Lorenzo Finn. Oggi i due si sono ritrovati dietro al palco delle premiazioni e lo slovacco ha speso qualche parola per il suo ex compagno di avventure.
«Sono felice per lui – conclude – un ragazzo simpatico e con il quale ho corso e mi sono divertito. Non sono sorpreso dalle sue qualità, ha grandi numeri e una mentalità vincente. Sarà un piacere condividere questi otto giorni insieme a lui e lottare sulle strade del Giro Next Gen».