Avrà un bel lavoro da fare Jerome Gannat quest’anno con i tanti “ragazzini” che si ritrova attorno. Se il Team Dsm è la squadra più giovane del WorldTour, quella più giovane in assoluto tra le tre fasce di team professionistici (WT, professional e continental) è l’Equipe Continentale Groupama-Fdj: l’età media dei francesini è di 18,3 anni.
Gannat, direttore sportivo della giovane squadra, si sta già rimboccando le maniche. E lo fa con il suo consueto sorriso e con pazienza. Nelle occasioni in cui lo abbiamo visto all’opera dal vivo, abbiamo notato un tecnico pacato, che all’occorrenza sapeva richiamare tutti all’ordine, ma anche che lasciava spazio ai suoi atleti.
Emblematica fu la tappa di Peveragno dello scorso Giro U23. Tattica folle, azzardata, da parte dei suoi, ma se ci fossero riusciti avremmo parlato d’impresa storica. A volte il limite tra successo e insuccesso è molto, molto sottile.
Al netto di tutto questo, vogliamo capire come ripartirà questo team che era composto da tutti, ma proprio tutti, campioni: Martinez, Gregoire, Thompson, Germani, Paleni… Come lavoravano? Come erano riusciti a costruire quel dream team?
Jerome, i tuoi “cavalli purosangue” sono passati quest’inverno…
Bene! E’ l’obiettivo di una continental portare i suoi ragazzi in prima squadra dopo averli cresciuti. Il 2022 rimane per noi una stagione eccezionale visti i risultati raccolti: 29 vittorie, il 1° posto nella classifica UCI Europe Tour Continental e 8 corridori che appunto si sono uniti al team WorldTour. I corridori non sono destinati a rimanere a lungo nel nostro team di sviluppo. Al massimo possono restarci il tempo di durata di tutta la categoria under 23, ma per il momento la maggioranza rimane solo una stagione o due al massimo. Ciò significa che il processo di formazione sta funzionando bene ed è efficace. I corridori quando arrivano nella nostra squadra progrediscono. Questa è una delle nostre qualità principali.
In termini di stimoli, come riparte la squadra?
Sappiamo che per il 2023 stiamo iniziando un nuovo ciclo con 11 nuovi corridori su una forza lavoro di 12. Nove provengono dagli juniores, due da altri team e solo Eddy Le Huitouze è ancora presente dall’anno scorso. E’ quasi una nuova squadra, un po’ come quando il team è stato creato nel 2019.
Avrai un bel da fare: devi quasi ripartire da zero…
Questo non è un problema, perché fa parte della vita di una development. Il team WorldTour ha reclutato esclusivamente corridori dal suo team continental, cioè da noi. Quella che verrà è una nuova ondata, che sempre il team WorldTour spera di portare avanti negli anni futuri. E’ una prova del successo e della fiducia della prima squadra nel suo team di sviluppo.
In che modo la Groupama-Fdj seleziona i suoi giovani corridori? In pratica: come funziona lo scouting?
Lo scouting è un’asse importante in un team di sviluppo. E’ chiaro che oggi il reclutamento sta virando verso la categoria juniores e che la competizione tra gli stessi team di sviluppo è importante. Ma noi insistiamo sulla formazione e sullo sviluppo di qualità. Il nostro team ha sede nello stesso luogo della WorldTour, a Besançon. Lì abbiamo a disposizione tutto ciò che ci serve per fare al meglio il nostro lavoro. C’è tutto il personale: allenatore, direttore sportivo, fisioterapista, osteopata… E’ un vero e proprio centro di formazione a disposizione del corridore (e dei tecnici stessi, ndr).
Lorenzo Germani ce ne parlava con orgoglio e piacere in effetti…
Questo è un elemento di successo nella nostro progetto di crescita. Inoltre, le statistiche confermano la nostra qualità della formazione. Molti dei nostri allenatori viaggiano e seguono dal vivo le gare juniores e abbiamo sviluppato nel nostro Performance Center di Besançon, dei test per rilevare il potenziale futuro. Si tratta di una serie di test fisiologici e sul campo.
Quali sono questi test?
I nostri test a Besançon si concentrano su una valutazione del potenziale del corridore e del suo profilo di potenza fisica. Naturalmente stimando anche la sua possibile progressione. Un corridore junior anche di qualità mondiale deve continuare a progredire se desidera evolversi a livello continental, prima e WorldTour poi.
Cosa valutate per scegliere un ragazzo? Si è parlato di seguire le gare juniores, ma ci sono solo numeri e risultati sul piatto?
Abbiamo avuto un follow-up junior per tre anni. Da 4 a 5 juniores vengono seguiti e formati dai nostri coach. Offriamo loro degli stage e li aiutiamo dal punto di vista del materiale. Al nostro training camp a Calpe, per esempio, c’erano quattro juniores. Tre corridori del nostro team 2023 provengono dal programma juniores. Inoltre, insistiamo anche con le interviste al ragazzo, cioè ci parliamo, perché è importante conoscere le qualità umane del corridore.
Per curiosità, chi sono quei tre juniores che provengono dal vostro follow-up?
Jens Verbrugghe, Ronan Augé e Thibaud Gruel. Anche Lenny Martinez, per dire, era uno di loro.
Fino allo scorso anno tu e la tua squadra andavate alle gare sempre per vincere, ora quali saranno gli obiettivi?
Ogni anno insisto sul collettivo e sul gruppo. L’anno scorso, anche se c’erano corridori con un alto potenziale, abbiamo dovuto creare un collettivo e un gruppo. Dodici corridori su tredici hanno vinto almeno una gara, il che significa che era un gruppo forte e unito. Quest’anno è una nuova sfida per tutto lo staff ed è un nuovo obiettivo costruire un gruppo al di là dei risultati in senso stretto. Il ciclismo è uno sport individuale, ma che si corre in squadra. E la squadra rimane fondamentale nel nostro processo di formazione.
Di questi dodici ragazzi che hai ce n’è uno più pronto di altri?
Le prime gare saranno importanti per il nostro gruppo e, come ho detto nella risposta precedente, la nostra prima parte di stagione sarà incentrata sul concetto di gruppo. Tutti progrediranno e avranno l’opportunità di esprimersi. Anche nel 2022, ad ogni partenza di gara, la strategia prevedeva la vittoria di uno dei nostri corridori. Il briefing veniva fatto sempre in questo senso. Per questa stagione il collettivo sarà ancora più importante e insisteremo in questa direzione. La vittoria è un risultato, un elemento fondamentale nella competizione, ma può essere ignorato. Molti atleti hanno il potenziale per vincere le gare, ma le vinceranno grazie alla squadra.
«La vittoria è un risultato, un elemento fondamentale nella competizione, ma può essere ignorato». Queste parole di Gannat possono sembrare una frase fatta, ma è proprio su questo aspetto che si basa tutto il senso di un team development. Il risultato non è la vittoria o l’obiettivo, ma la formazione di un atleta. Tuttavia per perseguire tutto ciò a nostro avviso è necessario non avere la pressione del risultato stesso. Pressioni che possono arrivare “dai piani alti”, dagli sponsor… ma per farlo servono investimenti specifici. Jumbo Visma, Dsm e la stessa Groupama-Fdj ne sono esempi calzanti, permettono di disinteressarsi della vittoria come unico scopo.