«Sto cercando di adattarmi ai nuovi rapporti – dice Manuel Oioli, appena diventato under 23 con la Fundacion Contador, vivaio della Eolo-Kometa – ma il problema non è tanto in allenamento, quanto quello che succederà in gara. Intanto faccio anche dei lavori a bassa cadenza…».
Quinto agli europei, settimo ai mondiali, vincitore di due tappe al Lunigiana, il piemontese è uno degli azzurrini da far crescere con i crismi giusti per le potenzialità che ha mostrato. Alla larga da titoli troppo altisonanti e paragoni che ad ora possono solo creare imbarazzo. Però una cosa si può dire: Manuel ha cervello e sa usarlo.
Lunigiana 2021: la prima vittoria di Oioli a Fosdinovo La seconda vittoria nell’ultima tappa su Noa Isidore (foto Fruzzetti)
«Su questa cosa dei francesi e i tanti che in Nord Europa corrono con i rapporti liberi anche da juniores – dice – ho cercato di sentire più pareri per farmi un’idea e alla fine secondo me serve una via di mezzo. Lo ha detto anche il cittì Salvoldi. Magari il 52×14 è superato e allora si potrebbe passare al 53, mantenendo però dietro il 14. Andare col rapporto libero magari non è un problema per i 5-6 che fanno il mondiale e magari sono più forti anche fisicamente, ma potrebbe danneggiare i ragazzi meno sviluppati che hanno bisogno di più tempo per venire fuori».
Come ti va di solito con i passaggi di categoria?
Ho sempre fatto fatica, devo prendere le misure. Per cui se per maggio-giugno non avrò già fatto risultato, non mi fascerò la testa. Anche perché ho la scuola e devo mettermi sotto per riuscire a fare tutto.
Come è fatta la tua giornata?
Sempre uguale, tranne quando sono in ritiro. Scuola 8-14, poi ho la patente per cui arrivo presto a casa. Mi cambio e vado in bici. Sto fuori fino alle 17,30-18, poi rientro e faccio i compiti o quello che c’è da fare. Sono al Liceo Linguistico, non so se per la maturità dovrò mettere un po’ via la bici, ma non credo. Serve volontà. Certo non avrò la media del 10, ma il 7 riesco a portarlo a casa. La scuola mi viene incontro, non conteggiando le assenze dei ritiri. E per il resto, almeno fino a giugno correrò solo in Italia e nei fine settimana.
Insomma, tutto già definito?
Ci provo. L’unico intoppo è stato il Covid durante le vacanze di Natale, ma ora sembra tutto a posto. Ho fatto le visite, ho ottenuto l’idoneità, ma non nascondo che soprattutto all’inizio a livello respiratorio un po’ ne ho risentito.
Che cosa è cambiato nella preparazione rispetto allo scorso anno?
Sono cresciute qualità e quantità. Faccio tanti più chilometri, perché le corse saranno più lunghe e lavori specifici ad alta intensità che al secondo anno da junior magari si facevano da marzo-aprile. Ho messo i rapporti… da grandi a fine stagione e sto lavorando bene. La squadra mi piace. E’ molto internazionale, c’è tanta professionalità in tutti i ruoli, siamo seguiti in tutto.
La Bustese Olona da cui vieni è un loro vivaio: un sistema che funziona?
Dico decisamente di sì. Lavoro con persone come Dario Andriotto che mi conosce da quattro anni e non nascondo che ho corso per tutto il 2021 sapendo che questa porta per me sarebbe stata aperta. Le cose possono cambiare, ma è stata una bella tranquillità. Sono andato alla Bustese proprio per questo.
In che modo Basso e Contador partecipano alla vita della squadra?
Ivan si interessa molto anche a noi di primo anno. Sono stato a casa sua per firmare il contratto e lo vediamo spesso con noi in bici. Alberto è preso totalmente dal progetto Aurum, dalle sue bici, ma soprattutto nei ritiri è venuto a trovarci. La squadra da quest’anno ha doppia affiliazione, ma resta sempre agganciata alla sua Fundacion, per cui ci sta vicino anche lui.
Da dove cominci?
Dalla San Geo e poi solo calendario italiano. Da sabato intanto siamo in ritiro a Oliva, in Spagna. C’è un bel caldo, è il modo giusto per avvicinarsi al debutto.