Continua il nostro viaggio tra i dilettanti, le parole di Oscar Gatto in una nostra recente intervista ci hanno fornito un bello spunto: «Un secondo problema sono le squadre continental – aveva detto Oscar – ce ne sono davvero tante ed accelerano anche loro il processo di crescita dei giovani».
Pensandoci bene le squadre continental sono tante e portano via corridori a quelle under 23, ma dove finiremo? La domanda la poniamo a Matteo Provini, diesse della Petroli Firenze Hopplà.
«Le squadre continental in Italia sono differenti dalle estere per un solo motivo: il numero di atleti pro’ che puoi tesserare. Da noi le continental ne possono avere al massimo due, all’estero non c’è un limite. Inizialmente queste squadre dovevano fare da cuscinetto tra il professionismo ed i dilettanti, un lavoro che svolge egregiamente la Giotti di Giuliani. Dovevano prendere corridori che per un motivo o per l’altro non erano riusciti a ritagliarsi lo spazio tra i pro’».
Ora però sono tante ed hanno molti corridori, anche under 23.
Sono diventate uno specchio per le allodole, promettono di correre con i pro’ ma quante gare fanno effettivamente con loro? Vi rispondo io: poche. Che senso ha fare due gare con i pro’ ed il resto della stagione a fare gare con i dilettanti, cosa imparano i ragazzi?
Si pensa di avere più occasioni per mettersi in mostra…
Se uno va forte lo fa anche alla Petroli Firenze Hopplà. Io ho lanciato più di venti corridori nel professionismo: Vlasov, Sobrero, Ganna, Marezcko… e tutti si sono messi in mostra con una squadra under 23. E’ diverso se una squadra WorldTour fa la continental.
Come mai?
Perché loro prendono corridori che ritengono interessanti, ma non ancora pronti a correre con i pro’ e li fanno crescere in una squadra strutturata. Ci sono delle continental meno attrezzate di noi, che vanno alle gare senza meccanico o massaggiatore. Noi ai ritiri abbiamo tutto lo staff al completo: massaggiatori, diesse, preparatori ed anche uno chef.
Non tutte le squadre under 23 però sono così attrezzate…
Vero, e qui si deve fare un’autocritica. Non ci si può lamentare che ti rubano i corridori e poi ci si presenta con lo stesso staff di 20 anni fa.
Le squadre continental saranno anche uno specchio per le allodole ma qualcuno ce le ha fatte diventare.
Infatti io non ce l’ho con loro, chi ha una squadra è un imprenditore e deve seguire le leggi del mercato. Ci dovrebbe essere qualcuno che dall’alto tenga tutto in ordine: la Federazione… Ma qui al posto che progredire si è tornati indietro.
Spiegati meglio.
La nostra squadra quest’anno in classifica nazionale era quarta, ci sono 13 continental, sono finite tutte dietro. Ci dovrebbe essere più meritocrazia, anche perché i ragazzi sono attratti dal nome e dicono «Vado in tale squadra perché vinco». Bisogna anche ricordarsi che sono i corridori a vincere, non le squadre. Un’altra cosa: una volta per passare pro’ c’era una graduatoria e passavano corridori con 150-160 punti, ora passano ragazzi con 40.
La colpa però è di chi permette tutto questo: procuratori, squadre, Federazione, anche i genitori…
Si va a cercare il fenomeno negli junior facendolo passare pro,’ ma come fai a scommettere su un ragazzo così giovane? Però lui giustamente vuole andare in quelle squadre perché è attirato dal nome, dovrebbe essere chi gli sta accanto a consigliarlo in maniera saggia.
La saggezza è un lusso di questi tempi.
Vero. Di questo passo le squadre under 23 rischiano di sparire, e dove andranno a prendere i corridori le continental?
Ci siamo già risposti prima a questa domanda, tra gli junior…
Ditemi voi se questo è il modo di far lavorare i ragazzi. Poi tra gli junior ci sono troppe variabili: lo sviluppo, la scuola… Che ne sappiamo se un corridore fa più fatica ad emergere da junior perché pensa a finire bene la scuola?
Così rischiamo che i ragazzi trascurino la scuola per concentrarsi sulla bici e la fanno diventare un lavoro, ma a 17 anni il ciclismo dovrebbe essere un divertimento.
Ritornare alle classifiche per decidere quali corridori possono passare pro’ sarebbe la soluzione?
In realtà io metterei anche una classifica per le squadre, come fa l’UCI per le WorldTour, se non ottieni risultati rischi di perdere la categoria, vedi la Cofidis. Non è giusto che si possa creare la squadra continental solamente pagando, si dovrebbe meritare tale titolo.