Il Pedale Chiaravallese, società marchigiana, ha vinto la classifica a punti nella categoria allievi, diventando campione d’Italia. Un riconoscimento arrivato alla fine di un anno di lavoro e di tanti successi individuali e di squadra. Sono ben cinque le maglie tricolore conquistate in questo 2024: la prima con Tommaso Cingolani che ha vinto il campionato italiano a cronometro. Mentre le restanti quattro sono firmate da: Andrea Alessiani, Edoardo Fiorini, Lorenzo Iaconeta, Teo Lancioni che si sono aggiudicati il titolo nazionale nella cronometro a squadre. Inoltre il Pedale Chiaravallese si è messo in luce anche in altre discipline: dalla mountain bike alla pista. Avevamo sentito lo staff del team a inizio anno, quando ci avevano spiegato il loro metodo di lavoro e gli obiettivi prefissati.
«Sicuramente – dice Marco Belardinelli, consigliere del team – non ci aspettavamo questi risultati, o per lo meno così tanti. Abbiamo ottenuto tante vittorie soprattutto tra gli allievi con cinque maglie tricolori con altrettanti ragazzi. Risultati che sicuramente fanno piacere a tutti: allenatori, sponsor, società e ragazzi stessi. Sono cose che capitano raramente, speriamo da un lato possa essere l’inizio di un ciclo. Noi vogliamo essere una società in crescita e sempre pronta a migliorarsi. Non i più bravi, ma mettere sempre più passione e impegno. E’ una cosa utile per tutti noi, che ci fa tirare fuori sempre il meglio da noi stessi».
I risultati? Una conseguenza
A livello giovanile i risultati fanno piacere, ma non devono riempire la bocca di chi li ottiene. Anzi, devono essere uno sprone per crescere e mantenere alta la qualità del lavoro offerto, perché per fare tutto questo il Pedale Chiaravallese ha lavorato per anni. Le cinque maglie sono la dolce conseguenza di un impegno costante.
«Come società – prosegue Belardinelli – siamo sempre stati inclini a partecipare a eventi e gare. Non per vincere ma con l’idea di fare esperienza e insegnare qualcosa ai nostri atleti. Il campionato italiano cronometro a squadre lo facciamo da anni non per il successo, ma per la crescita dei corridori. Si può arrivare preparati a un appuntamento e comunque non vincere, il successo è solamente la punta dell’iceberg».
E’ andato tutto secondo i piani in questo 2024?
Non tutto – racconta – il progetto juniores deve essere rivisitato e nel 2025 cambierà forma. Ci siamo resi conto che da quel lato si fa tanta fatica nel proporre un’attività perché serve proporla di altissimo livello. Cambieremo programma allargando la collaborazione e appoggiandoci a società diverse per proporre ai ragazzi la giusta attività. Abbiamo capito che nel futuro, si parla del 2027, non avremmo avuto i mezzi per strutturare e organizzare una squadra nella maniera migliore.
Si può ripartire dai successi dei giovani, che sicuramente portano tanto entusiasmo…
Quando una società vince aumenta la sua visibilità, senza ombra di dubbio. Non parliamo di portare via corridori alle altre squadre, ma di avvicinare ragazzi nuovi al ciclismo. Nelle scuole e sul territorio il riscontro si vede. Ma il nostro orgoglio più grande è l’aver strutturato una società a 360 gradi. L’anno prossimo sei ragazzi della scuola di ciclismo passeranno giovanissimi, è un bel carico di ciclisti.
Quando parli di società strutturata a 360 gradi cosa intendi?
Che il rapporto tra tutte le figure interessate è positivo. Tra l’allenatore e i ragazzi, ma anche tra la società e i genitori. Questi non devono essere emarginati, ma inclusi. Nella riunione fatta martedì scorso per parlare del 2025 siamo andati a sottolineare l’importanza dei ruoli. Ognuno ha il suo, anche i genitori. La loro inclusione nel progetto è fondamentale perché fanno parte del consiglio, parlano con i figli e gli allenatori. Ma tutto questo deve essere fatto in maniera super partes. La finalità ultima è costruire un ambiente sano per tutti.
Come fate a non far montare la testa ai ragazzi? Passaci il termine.
Non siamo una società che fa grandi feste, siamo già all’opera per l’anno prossimo. Non con l’intento dei risultati ma per dare continuità al cammino. Alcuni dei nostri atleti sono già impegnati nel ciclocross, per dire. Il risultato ottenuto in questo 2024 serve per dare maggiore energia e fiducia tra le parti. La società ha maggior fiducia nel percorso che propone, i ragazzi nell’allenatore e così via. Fa tutto parte di un cammino.
A tutte le età si parla di allenamenti e ore, voi come lavorate con i ragazzi?
Senza stress, non è che abbiamo allenato gli allievi come se fossero juniores per vincere. Siamo consapevoli di avere dei talenti, ma è stato bravo l’allenatore a leggere le caratteristiche di ognuno e fare il suo lavoro. All’80 per cento in un successo in questa categoria conta il talento, per il restante 20 per cento conta il metodo. Più si diventa grandi meno il talento pesa a discapito del metodo. Il nostro obiettivo è insegnare loro cosa vuol dire essere dei corridori.
E cosa vuol dire?
Che si insegna il ciclismo a questi ragazzi. Vi faccio un esempio: alla Lugo-San Marino, una gara famosa nelle Marche, la vittoria si decide sempre sulla salita finale. Noi nella prima parte di corsa abbiamo mandato due ragazzi in fuga da soli perché devono capire cosa vuol dire andare allo scoperto e pedalare davanti. Sono stati ripresi gli ultimi tre chilometri e un loro compagno è rinvenuto da dietro arrivando secondo. L’insegnamento è che ci si deve mettere in discussione, imparare, sperimentare e crescere.
Ci parlavate, nella scorsa intervista, di multidisciplina.
E’ un aspetto per noi fondamentale, e non solo nel ciclocross. Abbiamo ragazzi che corrono su pista e in mountain bike e per farlo non sempre li seguiamo direttamente, o meglio non corrono con la nostra squadra.
In che senso?
Che ci appoggiamo a società esterne se crediamo che abbiamo maggiori conoscenze e competenze. E’ per il bene del ragazzo, vero non vincerà con la nostra maglia, ma farà l’esperienza migliore per la sua crescita. E’ il nostro metodo di lavoro e continueremo ad adoperarlo, come fatto in passato. Con o senza risultati.