“Ossa rotte” ma tanta esperienza: gli azzurrini sul pavé

14.04.2023
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Tanta esperienza e tante botte. Si può riassumere così la trasferta dei nostri juniores alla Parigi-Roubaix a loro riservata. Dino Salvoldi ha portato sul pavè un buon team, composto da corridori di peso, statura e che in prospettiva non possono che far ben sperare.

A fine corsa li ritroviamo sul prato del velodromo. A terra, doloranti, con lo sguardo sperso e, per alcuni, neanche la forza di parlare. Si cresce anche così.

I ragazzi si radunano per Nazione. Gli italiani sono tra i francesi e gli svizzeri. Ed è stato proprio un francese, che però vestiva i colori della sua squadra, l’Ag2R-Citroen U19, Matys Grisel (già quarto alla Kuurne e alla Nokere Koerse) a portarsi a casa la “baby Roubaix”.

Capra, il primo

I ragazzi raccontano di una corsa partita a tutta. Come per i pro’, l’imperativo era prendere in testa i primi settori. Thomas Capra corre per la Assali Stefen Makro. Per lui quest’anno una vittoria e una top 5. E’ un 2005, quindi al secondo anno della categoria. A Roubaix è giunto 53° a 6’03” da Grisel.

«Mi spiace – racconta Capra, primo azzurro al traguardo – perché mi è caduta la catena prima di Mons en Pevele. Ed era un momento cruciale. Perché poi è lì che sono andati via gli altri, quelli forti. E’ lì che hanno fatto la differenza e io c’ero. Da quel momento e fino all’arrivo, è stata una cronometro individuale. Eravamo sparpagliati dappertutto.

«Forse la pressione delle ruote era un po’ troppo alta, perché sul pavè si rimbalzava veramente tanto. Era sui 6,5 bar, ma col tubolare non si può scendere troppo, altrimenti non vanno bene su strada. E’ la prima volta che vengo quassù e posso dire che è stata veramente tosta. Non me l’aspettavo così dura e massacrante direi… Mi porto a casa tanta esperienza, ma voglio tornare per fare meglio».

Capra e De Fabritiis confabulano dopo la corsa. Poco distante da loro Fiorin, super dolorante
Capra e De Fabritiis confabulano dopo la corsa. Poco distante da loro Fiorin, super dolorante

De Fabritiis, un duro

Altro azzurrino, ma solo per modo di dire vista la sua statura, è Gabriele De Fabritiis del CPS Professional Team (foto di apertura)Quest’anno per lui un buon avvio di stagione: una vittoria e un podio. 

«E’ stata una bellissima esperienza – racconta il ligure – mi dispiace perché con le gambe stavo bene. L’ho notato anche quando sono rimasto da solo: andavo sempre a 40, 42 all’ora… Peccato per queste tre cadute che ho fatto. Ero venuto qua sapendo di non poter fare niente di stravagante in quanto non stavo bene, non sono super in questo periodo. Però magari senza cadere così tanto, qualcosa di più avrei potuto raccogliere».

Nonostante però le cadute e l’inesperienza, De Fabritiis parla di un’Italia che in qualche modo è riuscita a correre da squadra.

«Eravamo tutti davanti nel primo settore – dice – fantastici. E lo stesso siamo rimasti abbastanza compatti fino al terzo tratto di pavé. Io stavo giusto parlando con i ragazzi, quando da dietro mi è entrato un ragazzo dell’Ag2R e sono caduto per la prima volta.

«Cosa si prova a pedalare sul pavé? Prima di tutto che ogni settore è infinito: ci entri e non finisce mai. E poi che fa male. La pietra ti fa male. Dappertutto: senti dolore dalle orecchie, alle punta delle dita (che ci mostra spellate, ndr)».

A Roubaix anche Amadio, che ha dato una “pacca sulla spalla” ai ragazzi dopo la loro esperienza sul pavè
A Roubaix anche Amadio, che ha dato una “pacca sulla spalla” ai ragazzi dopo la loro esperienza sul pavè

Poche aspettative

Gli altri ragazzi portati in Francia da Dino Salvoldi sono stati Renato Favero (Borgo Molino), Samuele Scappini (Team Fortebraccio), Luca Giaimi (Team Giorgi) e Matteo Fiorin (Polisportiva Cantù), quest’ultimo secondo miglior azzurro. A dare supporto ai sei atleti, oltre al cittì degli juniores, c’era anche la supervisione di Roberto Amadio, team manager delle nazionali Fci

Entrambi sapevano che sarebbe stata dura: «La Roubaix – ha detto Salvoldi – è una corsa unica. Non avevo aspettative particolari. Certo che fare meglio è sempre un obiettivo, anche quando vinci, figuriamoci quando le cose non vanno al meglio. Inoltre il livello di prestazione media era davvero molto, molto alto».