Nelle sue scelte per i mondiali, Salvoldi è stato fedele alla linea che si era dato: una squadra costruita nei mesi precedenti, in parte già rodata anche dall’attività della pista. Luca Giaimi viene da un europeo di categoria al velodromo di Anadia addirittura eccezionale, con due titoli (inseguimento individuale e a squadre) conditi da due record mondiali, ma poi ha tirato dritto e nella prova generale della gara iridata, coincisa con la Watersley Junior Challenge in Olanda (prova della Nations Cup) ha chiuso alla grande con una vittoria di tappa.
Si sente dalla voce che Giaimi, da poco arrivato in Scozia, è già carico a mille. Il successo in terra olandese lo ha caricato, quelli portoghesi sembrano già appartenenti a un’altra epoca per far capire come ormai sia mentalizzato sulla strada.
«E’ stata una gara dura, quella olandese. Il primo giorno una cronometro nella quale non siamo andati benissimo, anche perché il tempo era brutto e sinceramente non ce la sentivamo di rischiare oltremodo sapendo quel che ci aspetta. Il secondo giorno tappa difficile per il meteo, con tanta pioggia e vento, il terzo frazione ondulata che conoscevamo bene per averla affrontata lo scorso anno, con qualche sprazzo di sole e nel complesso un ottimo lavoro di tutta la squadra. Io ho solo capitalizzato».
L’impressione è che Glasgow sarà il culmine di un lavoro iniziato mesi fa…
E’ così, in gara saremo solo in cinque, ragazzi che durante tutto l’anno corrono per i rispettivi team, ma devo dire che si è formato un gruppo davvero unito, forte, che lavora come un sol uomo. In Olanda è stato così e questo permette di mettere in pratica anche strategie complesse, ma che alla fine funzionano. Lì poi non eravamo solo noi che facevamo le prove generali, c’erano davvero tutti i favoriti per domani.
Fra loro chi ti ha impressionato di più?
Io vedo favorito il francese Grisel, perché da quel che so è il più adatto al percorso e ha dimostrato di essere davvero in forma. Poi c’è Nordhagen, il norvegese che è stato protagonista per tutta la stagione ma attenzione anche all’americano August, si è ritirato nella terza tappa ma l’ho visto andare molto forte. Come squadre secondo me Francia e Danimarca sono le più forti, ma noi non siamo distanti, anzi…
I risultati dicono che avete raggiunto la forma al momento giusto…
Arriviamo con la gamba giusta, come detto è la summa di un lavoro iniziato mesi fa con tante gare ma anche ritiri, che noi, io e Sierra nello specifico, abbiamo condiviso anche su pista. Salvoldi vuole un gruppo unito, che lavori bene e soprattutto che non sia passivo, che sappia rendere la corsa dura. Nella seconda e terza tappa in Olanda entravamo sempre nelle fughe, nella frazione finale abbiamo provato più volte finché io a 450 metri dal traguardo ho fatto la mia sparata senza che nessuno rispondesse. Ma intanto dietro anche gli altri erano pronti e hanno lavorato, non solo per favorire me ma anche Sierra per la volata del gruppo, infatti ha chiuso terzo assoluto.
Tu venivi da una trasferta portoghese che migliore non poteva essere…
La cosa che mi piace di più è che lo spirito che si respira su pista, corroborato da tante vittorie, ora c’è anche su strada. Io dopo il Portogallo ho leggermente staccato, poi ho fatto 10 giorni a Livigno passando così dalla pista alla strada. Anadia mi aveva dato tanta forza e capacità di reggere il fuorigiri, lavorando in altura ho tradotto queste caratteristiche anche sulla resistenza necessaria per la strada.
Anche tu come Salvoldi punti molto sul discorso del gruppo…
Siamo un gruppo di amici prima ancora che compagni di nazionale e questo non capita spesso proprio perché normalmente siamo avversari nelle gare, com’è giusto che sia. Io ero nel gruppo azzurro anche lo scorso anno, ma si vede che c’è stato un cambio di passo, si vede qualcosa di diverso.
Questo si traduce anche in nuove strategie? La sensazione è che non ci sia un capitano, un finalizzatore già designato.
E’ la corsa che deciderà la tattica da adottare. Ci siamo io e Sierra che, venendo dalla pista, abbiamo l’esplosività, possiamo spingere in pianura e creare scompiglio. Cettolin è l’eventuale uomo per la volata, poi Gualdi e Bessega hanno dimostrato che in caso di corsa dura sono gli uomini giusti per entrare nelle fughe. Ci adatteremo al tipo di corsa che verrà fuori, l’importante è non viverla passivamente, ma stando sempre attenti a quel che succede.
In Olanda avete già parlato della tattica iridata?
Sì, attendiamo ora di vedere il percorso per affinare il tutto. Salvoldi però ci raccomanda sempre di non prendere ogni segnale precedente per oro colato: in un giorno importante come quello di domani ci potrà essere chi ha la gamba giusta per fare l’impresa e magari è chi non ti aspetti, come anche chi ha la giornata storta. E’ la strada che dà i suoi verdetti, l’importante è saper cogliere ogni dettaglio, correndo con la testa prima ancora che con le gambe.