Martinez, figlio d’arte, dal Lunigiana al Tour? / Video esclusivo

05.09.2021
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Suo padre Miguel diventava una furia ogni volta che saliva sulla mountain bike. Corse in Italia nella Full Dynamix di Battaglin e si portò a casa le Olimpiadi di Sydney e prima il bronzo ad Atlanta. Classe pura, tecnica e rapidità mai vista prima in salita. Quando poi passò su strada, trovò la Mapei disposta a fargli correre un Tour de France, ma a parte qualche rara apparizione in fuga, non riuscì mai a ripetere la magia del fuoristrada. Suo figlio Lenny Martinez invece dalla strada ha cominciato e ammette di non aver mai corso in mountain bike. Pratica però il ciclocross, durante l’inverno, ed è stato anche secondo al campionato nazionale. Suo padre ovviamente vinse un mondiale anche lì, nel 1996.

Svrcek caduto

Lenny Martinez ha vinto il Giro della Lunigiana juniores, primo francese nella lunga storia della corsa. Ha battuto Crescioli, salito al secondo posto per la caduta di Martin Svrcek, e Alessandro Pinarello. Lo ha fatto mettendo sotto scacco tutti i rivali nella prima tappa a La Spezia, in cui si è piazzato secondo. Conquistando poi l’arrivo in salita di Fosdinovo e correndo il resto delle tappe lasciando quasi intendere di non voler rincorrere le fughe. Fisico minuto, lo sguardo mite e di tanto in tanto il tipico guizzo francese, prima di renderci conto che fosse il figlio di MiniMig, avevamo pensato all’incredibile somiglianza con Julian Alaphilippe.

Dna di campione

Nello stupore generale dei giorni scorsi per il clamoroso tempo di scalata a Fosdinovo, nessuno aveva considerato che il bagaglio genetico di questo ragazzino potrebbe essere davvero fuori del comune. Non è detto che fare il figlio d’arte sia il più semplice dei mestieri, ma suo nonno Mariano (professionista per 10 anni, due tappe al Tour e la maglia a pois del 1978) e poi suo padre devono per forza aver lasciato in lui qualche traccia di nobiltà ciclistica. Se è vero che piccolo com’è, è riuscito a rintuzzare tutti gli attacchi e a portarsi a casa la maglia verde finale.

«Mi sta bene essere paragonato a MiniMig (il soprannome di suo padre, data la statura, ndr) – scherza – ma mi starebbe bene anche essere chiamato MiniAlaphilippe. Scherzi a parte, la bicicletta è sempre stata parte della mia vita e non potrei immaginarla diversamente. Quello che sogno e avere una carriera buona e lunga tra i professionisti, mettermi in luce sulle salite del Tour e della Vuelta».

Primo francese

Al Giro della Lunigiana è venuto per preparare i campionati europei e al termine dell’ultima tappa conferma che la condizione è buona. Non ha ancora visto il circuito di Trento, ma gli hanno parlato tutti molto della salita e proprio la salita è il suo terreno d’elezione. Nei giorni scorsi i direttori sportivi delle squadre italiane lo hanno visto in difficoltà in discesa, ma questo non toglie che il francesino abbia vinto a Fivizzano e controllato la corsa con grande freddezza e grande padronanza.

«Va bene allenarsi per gli europei – dice – però il Giro della Lunigiana era un obiettivo. Quando ho visto l’albo d’oro, sono rimasto colpito anche io perché non ci fossero francesi. E’ stata una bella corsa, con belle salite e avversari tosti. Soprattutto Svrcek e Crescioli, direi. Dopo Trento correrò prevalentemente nella mia regione e poi inizierò la stagione del cross. Il prossimo anno invece sarò nella continental della Fdj, quest’anno sono comunque nel team juniores che fa sempre riferimento alla squadra».

Doppietta di Oioli

Festa Finale per Manuel Oioli, già vincitore a Fosdinovo. «La vittoria di oggi – dice – è figlia di quella. Mi sono sbloccato. Ho capito di non avere nulla da aspettare. E peccato per la prima tappa. Se non avessi perso terreno, sarei stato in lotta sino alla fine per la generale. Ieri a Fivizzano ho provato a riaprirla, ma Martinez non si è fatto sorprendere».

Il piemontese ha sfruttato ottimamente il lavoro dei compagni e ha diviso con loro svariate bottiglie di prosecco. Quella per la tappa. Quella per la maglia a punti. E quella per la maglia della montagna. Al netto di una piccola contestazione per la volata, durata il tempo di rendersi conto che il piemontese fosse comunque partito in testa, il suo secondo successo in questo giro della Lunigiana parla di un ragazzo con la lucidità giusta per gestire le situazioni di corsa. L’unico rammarico è appunto l’aver dormito un po’ nella prima tappa, quando i francesi hanno messo il cappello sul tavolo e hanno ipotecato la classifica finale.

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Organizzazione perfetta

Vai in archivio una corsa incerta fino all’ultimo. Incerta anche per le problematiche covid che già lo scorso anno avevano costretto al rinvio. L’organizzazione di Marco Danese ha gestito tutto nel migliore dei modi e il risultato finale parla di uno standard organizzativo di alto livello, percorsi sicuri e voglia di tornare a correre dopo il 2020 della cancellazione.

Tanti di questi ragazzi dal prossimo anno saranno under 23 è la sensazione che si trae osservandoli in azione è che il movimento italiano abbondi di talenti, che hanno soltanto bisogno di essere gestiti e aspettati per avere la speranza di un futuro ad alto livello.

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Storie appena iniziate

Il discorso vale per tutti, anche per quelli che sembrano più maturi. Vale per Pinarello che andrà direttamente alla Bardiani, vale per Crescioli e Giordani che andranno alla Mastromarco e per Oioli che proseguirà alla Eolo-Kometa U23 di cui la Bustese Olonia è il vivaio.

Non è detto che allenarsi come professionisti a 17 anni oltre alla gamba faccia maturare la testa. Dando loro il tempo di cui hanno bisogno, potranno inseguire i traguardi che il talento spalanca ai loro piedi. Ora il gruppo si trasferisce a Trento per i campionati europei, poi sarà già tempo di pensare ai Mondiali. Scorrendo l’albo d’oro del Lunigiana, Martinez ha scoperto di essere in ottima compagnia. Il suo cammino nel ciclismo che conta è appena agli inizi, seguire le loro parabole è uno dei veri piaceri di questo mestiere.