Ci sono stati anni in cui si aveva quasi paura di parlarne. Il Gran Premio della Liberazione doveva essere una festa di sport e su quel nome così particolare si preferiva glissare, soprattutto quando al governo del Paese c’era chi ne sminuiva la portata e forse se ne vergognava.
Invece oggi durante la presentazione dell’edizione 2022, svolta nella meravigliosa Sala Protomoteca del Campidoglio a Roma, la presenza in prima fila degli atleti ucraini ha ricordato a tutti che l’uomo non impara e che la storia può purtroppo ripetersi.
«Il ciclismo ha un forte legame con la Resistenza e la Liberazione – ha detto Silvia Salis, Vicepresidente Vicario del Coni – e anche le donne in bicicletta hanno recitato un ruolo di primaria importanza, rischiando la vita per portare ordini. Io vengo da Genova, città Medaglia d’Oro per la Resistenza e sono cresciuta con questi valori. La Resistenza e la Liberazione non sono concetti superati, ma qualcosa che da un momento all’altro potrebbe tornare nelle nostre vite. Come dimostrano i ragazzi seduti qui davanti. Essere attivi nella solidarietà è impegnativo e siamo orgogliosi di vedere l’impegno di tante società e delle persone che le compongono, come Claudio Terenzi, nell’accogliere gli atleti ucraini. L’Italia è un Paese accogliente e in questo momento lo sta dimostrando».
Tre giorni di bici
Tarda mattinata di una giornata di sole a Roma. Fra migliaia di turisti tornati nella Capitale d’Italia, il Team Bike Terenzi ha riunito forze sportive e politiche per raccontare l’imminente edizione della corsa che si è moltiplicata su più giorni e assegnerà titoli agli esordienti, agli allievi, agli juniores, alle donne elite e agli under 23. Unendo al pacchetto anche una pedalata cicloturistica, declinata a sua volta in più percorsi. Nel corso dei vari interventi, alcuni concetti hanno lasciato il segno e di questi vogliamo raccontarvi.
Ricostruire la credibilità
«E’ bello accogliere una manifestazione rivolta ai giovani – ha detto Alessandro Onorato, Assessore allo Sport e i grandi eventi del Comune di Roma – questo ci sta davvero a cuore. Il percorso è un museo a cielo aperto, che ci permetterà di dimostrare al mondo quale potrebbe essere la nostra caratteristica principale. Sport e turismo vanno di pari passo. Vogliamo destagionalizzare i flussi e la bicicletta è un ottimo modo. Per questo abbiamo destinato delle risorse in più sul turismo e sulla mobilità alternativa, facendo però in modo che si possa andare in bicicletta in modo sicuro e non come accade adesso. Roma è la città che ha detto no alle Olimpiadi e ha perso il Giro d’Italia a causa delle sue buche. Credo che aver consolidato il Gran Premio della Liberazione sia un ottimo inizio per ricostruire la nostra credibilità, per riportare questi grandi eventi nella Capitale d’Italia».
Obiettivo grandi eventi
Dalla Città Eterna alla Regione Lazio, con Roberto Tavani, che prima ha ricordato Eugenio Bomboni e Mario Carbutti che in anni diversi hanno sostenuto il Liberazione, poi ha dimostrato di aver colto la portata dell’evento per una città come Roma.
«Dobbiamo puntare a far tornare a Roma e nel Lazio i grandi eventi – ha detto – non solo il Giro d’Italia, ma anche la Gran Fondo. Nello scorso fine settimana, alcuni miei amici erano in Belgio per il Giro delle Fiandre, credo che dal punto di vista sociale e storico una manifestazione del genere a Roma non avrebbe niente da invidiare alle Fiandre. Abbiamo tutto quello che serve per calamitare i grandi eventi e fare del Gran Premio della Liberazione e quello che ci gira attorno un elemento che possa consolidare la comunità».
Non solo rose e fiori
L’aspetto sportivo, insomma, come sfondo per una manifestazione con 75 anni di storia alle spalle, che però fa fatica a trovare le risorse per vivere. Soprattutto da quando un grosso sponsor nel ramo dell’energia ha rinunciato ad appoggiarla per sostenere la popolazione ucraina, privando però gli organizzatori di un supporto quasi vitale. Per questo a tratti nello sguardo di Claudio Terenzi è passata un’ombra, ricacciata però indietro con la consueta e grande fierezza. Organizzare la corsa che sognò di vincere è a sua volta un sogno, racconta e forse un po’ si commuove.
Il ciclismo è stato di casa a Roma fino agli anni Sessanta, poi si è spostato al Nord e ora, al netto di un cicloturismo straripante, le società che fanno attività sono poche e gli sponsor hanno occhi solo per il calcio. Non è davvero facile organizzare il Gran Premio della Liberazione.
Prova per nazionali
«Ero presente alla prima edizione della prova delle donne – racconta Dino Salvoldi, tecnico azzurro degli juniores – e il 24 aprile sarò testimone interessato di quella dei miei ragazzi. Nei miei giri per tutte le società d’Italia ho percepito il grande interesse per questa gara, che è un appuntamento da cerchiare di rosso. E credo che la gara junior alla lunga diventerà la più importante. Al punto che, Claudio – ha detto rivolgendosi a Terenzi, che ha alzato gli occhi al cielo – si potrebbe pensare di farla per squadre nazionali. Di sicuro il suo vincitore non sarà un nome qualunque».
Maglie all’Ucraina
Si comincia il 23 aprile con la Pedalata Ecologica. Il giorno dopo gara juniores, allievi ed esordienti. Il 25 aprile, il Liberazione delle donne elite e degli under 23. Il programma è chiaro e ben illustrato nel sito. Al via ci saranno i ragazzi ucraini accolti a L’Aquila, cui nel corso della presentazione è stata consegnata la nuova maglia della nazionale con il patrocinio del Comitato regionale laziale e di Cisalfa Sport (foto di apertura). La sensazione lasciando il Campidoglio è di aver assistito alla presentazione di un grande evento e che non tutti, grandi sponsor in primis, se ne rendano ancora conto.