Guardando con attenzione quanto successo finora nel calendario italiano degli juniores, c’è un particolare che spunta dai numeri: la clamorosa costanza di rendimento di un ragazzino polacco, arrivato quest’anno all’Energy Team, che riesce sempre a farsi notare. Il suo nome, quasi impronunciabile, è Filip Grudszczynski e su 20 gare è entrato nella top 10 ben 14 volte, con 2 vittorie e altri 5 podi.
Dati che non possono lasciare indifferenti e che premiano anche la ricerca del patron del team Rocco Pisano e degli altri dirigenti della squadra comasca, capaci di scovare un autentico gioiello da far crescere sulle strade italiane. Una passione, quella di Grudszczynski che affonda le radici nella sua infanzia.
«Probabilmente avevo sei o sette anni ed è stato grazie a mio padre che mi sono ritrovato su una bici. Mi ha incoraggiato a farlo perché era anche la sua passione, vissuta da amatore e così abbiamo condiviso qualcosa d’importante».
Come sei arrivato in Italia e perché hai accettato la proposta dell’Energy Team?
E’ successo alla scorsa edizione del Giro della Lunigiana. Fabio Dante, il direttore sportivo, è venuto da me e mi ha chiesto se volevo venire in Italia e correre per l’Energy Team. E’ stata una decisione difficile lasciare la Polonia e andare all’estero. Ma sapevo che era quella giusta per spingere la mia carriera.
Che conoscenze avevi del ciclismo italiano?
Ho letto delle imprese di Marco Pantani e prima ancora di Fausto Coppi, ma non so molto altro. Ora sono affascinato da Filippo Ganna e mi piaceva molto ammirare Vincenzo Nibali quando andava in bicicletta. Chiaramente da noi si guarda soprattutto ai campioni nostrani, noi siamo nati nel mito di Michal Kwiatkowski.
Quali sono le principali difficoltà che hai trovato venendo qui?
Probabilmente la cosa più difficile è stata la lingua, comunicare con gli altri. Ora studio un po’ di italiano, conosco ancora poche parole, ma mi eserciterò e spero che andrà sempre meglio. Per il resto sono riuscito ad adattarmi abbastanza bene, anche grazie all’aiuto dei compagni di squadra. D’altro canto non è semplice vivere così lontano da casa, ma sento di far parte di un bel gruppo.
Hai già finito la scuola?
Sì, a maggio ho fatto l’esame finale, che corrisponde alla vostra maturità. Ora voglio concentrarmi sulla mia carriera di ciclista e per questo non andrò all’università, ma magari fra due-tre anni mi iscriverò.
Che tipo di corridore sei, quali sono i percorsi che preferisci?
Penso di essere un buon scalatore e di andare bene anche nelle prove a cronometro (è campione nazionale di categoria, ndr) mi trovo bene su qualsiasi terreno, anche se vorrei ottenere di più nelle corse a tappe perché penso di avere le caratteristiche giuste, ma ho tutto il tempo per crescere.
Un particolare della tua stagione è che in quasi tutte le gare italiane che hai fatto sei entrato nella top 10. Qual è il tuo segreto?
Se devo essere sincero, sono rimasto sorpreso anch’io. Mi piace questo fatto e mi fa piacere che sia stato notato. Non sempre riesco ad arrivare alle fasi finali con ancora la possibilità di vincere, ma non mi do mai per vinto, so che qualcosa può sempre arrivare e mi impegno fino all’ultimo metro. Ma questo vale per qualsiasi gara, non solo per quelle italiane, che sono comunque tante, molte più del calendario polacco. Io cerco di fare del mio meglio ogni volta che salgo in bici, è il mio modo d’interpretare questo sport.
La Polonia ha sempre avuto una grande tradizione ciclistica, soprattutto prima della tua nascita. Ora com’è visto il ciclismo nel tuo Paese?
Allora erano tempi un po’ diversi proprio perché la vita in Polonia era diversa, so che il ciclismo allora era molto popolare quand’era uno sport di Stato. Ora non è così popolare, anche i successi di Kwiatkowski e Majka non hanno fatto breccia, i giovani guardano più ad altre discipline come calcio e tennis. Però è anche vero che la vittoria di Kwiatkowski nella tappa del Tour ha avuto risalto. Io spero che la situazione cambi, ma per far questo servono grandi risultati che invoglino i ragazzi come me a seguire questa strada e appassionarsi a questo bellissimo sport.
Qual è la corsa che finora ti è piaciuta di più?
Il Giro della Lunigiana dello scorso anno (finì 11° in classifica, ndr) e non solo perché ha favorito poi il mio approdo in Italia, è stata davvero una bellissima esperienza.
Correndo in Italia finora che cosa hai imparato?
E’ molto diverso dal ciclismo che praticavo prima, qui ci sono molte salite, soprattutto non ci sono mai gare “calme”, c’è sempre da lottare in ogni situazione e questo mi piace molto. Sprattutto amo il fatto che ci sono gare che hanno il loro traguardo in salita, in Polonia non capita mai. Penso che questo mi permetterà di migliorare molto il mio rendimento in montagna.
Che cosa sogni per il tuo futuro?
Facile a dirsi, diventare un professionista e avere un giorno la possibilità di correre il Tour de France, il palcoscenico più bello del mondo.