Ad agosto gli hanno dato i gradi da capitano e lui si è fatto trovare pronto senza sfilarsi dalle responsabilità. Pierluigi Garbi della Autozai-Contri ha vissuto un mese da protagonista in cui gli è mancata solo la vittoria, benché l’annata gli fornirà diverse occasioni per farlo.
Anche settembre lo ha iniziato con lo stesso trend positivo, trovando un bel terzo posto in una gara poco incline alle sue caratteristiche come la Sandrigo-Monte Corno che conferma i podi ottenuti nelle settimane e mesi precedenti. Se ieri nella corsa vicentina Garbi (in apertura col diesse Fausto Boreggio) ha fatto da punto d’appoggio per il successo del compagno Remelli, nella “2 Giorni Internazionale Juniores di Vertova” ha impressionato per regolarità dietro ai grandi nomi stranieri raccogliendo un settimo ed un secondo posto (il quarto stagionale). E non è così scontato quando hai come compagni di squadra due talenti assoluti come Alessio Magagnotti ed Erazem Valjavec. Siamo così andati a conoscere meglio il parmense Garbi (che diventerà maggiorenne il 19 settembre e che nel 2025 passerà U23 nella Beltrami-TSA-Tre Colli) alla vigilia del Giro di Lunigiana che correrà con la rappresentativa dell’Emilia-Romagna.
Pierluigi ci racconti questo tuo ultimo periodo?
Parto da ieri, dove non avevo molte aspettative. Sto preparando il Lunigiana e non volevo forzare più di tanto, però intorno a metà gara sono andato in fuga con altri ragazzi. Dopo un tratto in cui non avevamo un grande accordo, ho rotto gli indugi e ho affrontato la salita finale praticamente da solo. Dall’ammiraglia mi motivavano a continuare perché il vantaggio era buono, ma a 8 chilometri dalla fine (su una salita che ne misura 18, ndr) mi ha informato che stava arrivando il mio compagno Remelli con un rivale (Enrico Simoni, figlio di Gilberto, ndr). Così l’ho aiutato finché potevo, poi io ho vinto la volatina degli altri scalatori che mi avevano ripreso.
Ci sembra di capire che tu abbia altre caratteristiche.
Esatto, avrete capito che non sono proprio uno scalatore (sorride, ndr). Sono decisamente un passista con un buon spunto veloce negli sprint ristretti e tengo su strappi o salite brevi. Sto però lavorando per tenere meglio su quelle più lunghe. Anche in previsione del passaggio nella categoria successiva, sto facendo un percorso mirato per perdere qualche chilo senza andare ad intaccare le mie peculiarità. Diciamo che negli ultimi anni ho avuto uno scatto di crescita fisica rispetto al passato e questo mi ha permesso di potermi esprimere al meglio.
Restando sempre su di te, quali sono i tuoi inizi ciclistici?
Ho iniziato a correre da giovanissimo nell’Eiffel Fontanellato, la squadra del mio comune, anche se io abito in una frazione. Da esordiente e allievo ho corso col Torrile ed infine gli ultimi due anni li ho fatti qua all’Autozai-Contri, dove trovo benissimo. Quando ho cominciato ad andare in bici il mio idolo era Sagan mentre ora è Evenepoel, ma quello che ammiro più di tutti è Victor Campenaerts (dice con un pizzico di stupore, ndr). Lo so, non è il primo nome che fa uno della mia età, ma mi piace tantissimo il suo modo di correre. Sempre all’attacco e quando sta bene non si risparmia mai. Mi ci rivedo in lui per tanti aspetti.
Torniamo all’inizio. Sei stato davanti in tante corse. E’ cambiato qualcosa in particolare?
Direi di no, se non che ho avuto più carta bianca da parte della squadra col fatto che Magagnotti era via con la nazionale e che Valjavec aveva un periodo di tranquillità. Il mio diesse ha voluto investire su Remelli e me come capitani alternati nelle varie gare. E ne abbiamo approfittato, anche se io sto girando attorno alla vittoria (sorride, ndr). Devo dire però che prima di adesso ho sempre lavorato volentieri per i compagni. Ad esempio Magagnotti è un fenomeno ed è un piacere portarlo fino alla fine perché sai che vince e perché sai che vieni ripagato per il lavoro svolto. Vince lui, ma vinciamo un po’ anche noi. Tuttavia ho ancora qualche pecca da sistemare.
Quali?
La prima che mi viene in mente è che ho notato che nelle gare internazionali vado meglio e faccio meno fatica rispetto alle gare regionali. Ci arrivo sempre preparato mentalmente e credo sia proprio una questione di approccio. Nelle internazionali sei stimolato a dare il meglio contro i più forti del mondo. Cerchi di capire a che livello sei. Devo fare altrettanto anche nel resto delle gare perché altrimenti diventa un limite. Ci sto lavorando e sento di migliorare.
In generale come sono andati queste due stagioni tra gli juniores?
Il primo anno non è stato facile, specie in inverno. Ci trovavamo tre volte alla settimana per allenarci, ma arrivavamo alle gare molto preparati atleticamente. Il 2023 mi è servito per capire la categoria, imparando come muovermi. Ho fatto fatica fisicamente, ma mi sono sempre salvato perché vedo abbastanza bene la gara. E ho imparato tanto anche lavorando per la squadra. Quest’anno invece sto raccogliendo ciò che ho seminato grazie al programma del mio allenatore e della squadra.
Questo ultimo periodo cosa ha detto a Pierluigi Garbi?
Tutti questi risultati mi hanno dato tanto morale. E’ arrivata la consapevolezza dei propri mezzi che può fare la differenza. Adesso vado alle gare credendoci un po’ più di prima. Mi piacerebbe centrare una vittoria non solo per me, ma anche per i miei compagni e per la mia squadra, proprio per ricambiare la loro fiducia in me. In ogni caso l’importante era fare bene in queste corse.
Quali sono gli obiettivi del finale?
Quello dietro l’angolo è il Giro di Lunigiana (dal 4 al 7 settembre, ndr). Vado per puntare alle tappe più adatte a me, cercando il meglio possibile. Vincere è sempre difficile, ma ci proverò di sicuro. E lo farò anche al Trofeo Buffoni che c’è l’8 settembre ed ha un percorso per le mie caratteristiche. Ho un obiettivo anche con la Autozai che è il campionato italiano cronosquadre ad ottobre. Abbiamo dimostrato finora di essere una delle migliori formazioni in questa specialità e vogliamo vincere quel tricolore.