Nonostante l’inverno non fosse iniziato al meglio, vista la doppia frattura della clavicola. Nonostante sia ancora un giovanissimo (è un classe 2000), Marco Frigo si è già guadagnato un posto nel WorldTour e ha debuttato nel Gran Camino. Calma, nulla ancora è definitivo, ma il corridore vicentino ha esordito con la Israel Premier Tech, mentre ufficialmente milita nella Israel Cycling Academy, cioè la continental della squadra israeliana.
Marco lo abbiamo imparato a conoscere soprattutto nel corso del 2021, tra gli under 23 italiani più in vista. Bene al Tour de l’Avenir, fu poi una delle colonne portanti degli azzurri di Amadori ai mondiali di Leuven. Ragazzo dallo sguardo buono, sempre educato, in bici è un combattente nato.
Ritmo da WorldTour
Marco è soddisfatto di quanto fatto sin qui, di questo inizio di stagione con la nuova squadra. E guardando come si è comportato, ne ha ben ragione…
«L’inverno – racconta – non è stato dei migliori, venivo appunto dalla doppia frattura della clavicola e sarei dovuto partire anche un po’ prima, se vogliamo. Numeri alla mano, i miei valori non sono cresciuti ancora: con quelle due fratture non ho mai avuto una condizione costantemente in crescendo e che mi consentisse di migliorare. Ho fatto il ritiro, non ero super, ma queste gare erano nei programmi. Non è stata una sorpresa.
«E comunque non ci sono arrivato male. L’idea era di farmi fare esperienza. Ma la cosa più importante è che ho rotto il ghiaccio. La gamba risponde bene. Vedo che tutto sommato tengo. Quando aprono il gas… è tanta roba! La differenza si sente».
Già integrato
Marco è stato accolto alla grande nella Israel-Premier Tech. E’ in camera con Alessandro De Marchi ed è seguito da vicino dal diesse Claudio Cozzi. Entrambi lo sostengono, gli danno consigli.
«Sono davvero due brave persone – dice Frigo – che sanno il fatto loro. La squadra è contenta di quanto faccio. Il mio ruolo era quello di lavorare, di tenere la corsa sotto controllo. In una tappa praticamente ho fatto 140 chilometri in testa al gruppo. Però nonostante tutto nel finale ho continuato a lavorare secondo il programma. Insomma c’ero. La squadra è contenta di quanto ho fatto.
«Ed è stato bello perché ti senti utile per la squadra, in corsa hai un ruolo attivo. Cosa mi ha colpito di più? Ritrovarmi a tavola con gente dello spessore di Woods o di Fuglsang e parlare alla pari con loro. Quando ti vengono vicino e ti dicono del buon lavoro svolto, fa piacere».
Sognando il Giro
E allora si può pensare di essere presi in considerazione per il Giro d’Italia? Alla fine se il team è soddisfatto, se Marco tutto sommato tiene botta e se si pensa che è il ciclismo dei giovani… perché non sognare? In realtà non si può, come dice il regolamento, ma si potrebbe se sulla bilancia si mettesse lo spessore tecnico dell’atleta.
«Essendo tesserato in una continental – spiega Frigo – per regolamento non posso fare il Giro. Posso fare delle corse 1.Pro al massimo. La WorldTour non può convocarmi. Per il Giro dei grandi ci sarà tempo nei prossimi anni. Quello è l’obiettivo». Meglio dunque restare con i piedi per terra e pensare al concreto.
E il concreto è che dopo le prime gare (dopo il Gran Camino, c’è stata Le Samyn) con la squadra WorldTour, Marco è tornato a casa per allenarsi una decina di giorni prima di ripartire per il Belgio, sempre con la squadra dei grandi, almeno all’inizio. In fin dei conti lassù è un po’ di casa, visto che fino alla passata stagione vestiva i colori della Seg Cycling Academy. Frigo correrà infatti la Nokere Koerse, la Bredene Koksijde Classic e poi andrà al Tour de Normadie, stavolta sì con la Israel Cycling Academy.
E dal Belgio, metaforicamente parlando, ritorniamo alla Spagna, al Gran Camino, questa nuova corsa che ha lasciato un’ottima impressione tra gli addetti ai lavori.
«Davvero una gara ben organizzata – conclude Frigo – la Galizia è una terra bellissima. Percorsi ideali e anche strade sempre buone. C’era anche un bel montepremi. Già quest’anno c’era un gran parterre, tanto più se vediamo che ha vinto Valverde, ma sono convinto che l’anno prossimo ci saranno ancora più corridori di spessore».