Anche quest’anno il Sibiu Cycling Tour, vinto da Giovanni Aleotti, ha visto i corridori italiani protagonisti. In Romania, in una delle corse parallele al Tour de France, i corridori nostrani si sono sempre ben distinti e quest’anno fra i protagonisti c’è stato anche Nicolas Dalla Valle, il giovane della Giotti Victoria che ha colto un prestigioso secondo posto nella prima tappa mostrando anche nelle altre frazioni una gamba non da poco.
Si dirà: bella forza, i big sono tutti in Francia… E’ vero, ma è anche vero che la gara rumena si va via via affermando e a testimoniarlo è lo stesso Dalla Valle, alla sua terza presenza consecutiva: «In questi anni ho notato che il livello è sempre più alto, tanto è vero che quest’anno c’erano ben 6 formazioni WorldTour, il che significa che coloro che non sono andati al Tour si sono presentati in Romania vogliosi di farsi vedere e magari far capire ai loro capi che meritavano più considerazione. Risultato? Gare più qualitativamente elevate e grande battaglia in ogni frazione».
Un test impegnativo per un team continental come il vostro…
Molto, ma anche gratificante. Sono queste gare che ti aiutano a crescere e che mi fanno capire che la scelta fatta è stata quella giusta. E’ una corsa impegnativa, sia per le distanze delle frazioni, alcune davvero molto lunghe sia per i dislivelli, perché anche in Transilvania ci sono belle asperità. Ne è scaturita una gara selettiva nella quale bisognava sempre essere all’erta. Io sono andato bene nella prima tappa ma avrei voluto giocarmene anche un’altra, solo che non siamo riusciti a chiudere al momento giusto e ci è partita la fuga. Poi c’è la faccenda del prologo…
Che cosa è successo?
Era una piccola crono di 2,3 chilometri, ho chiuso 13° ma avrei potuto fare molto meglio, solo che non avevamo con noi le bici da crono, quindi ho gareggiato con la bici classica. Semplicemente non l’avevamo portata. Nella frazione finale, quella della fuga di cui sopra, ho comunque chiuso 7° nello sprint di gruppo e 7° nella classifica finale a punti. Sono tutti bei segnali, che mi dicono che il passo è quello giusto.
Come hai visto Aleotti?
Andava veramente forte, quella gara la conosce bene, l’ha vinta anche lo scorso anno e poi si vedeva che venendo dal Giro d’Italia aveva una marcia in più. Io comunque sono sempre contento quando un italiano vince…
Si correva in Romania, non troppo lontano quindi dal teatro di guerra ucraino: com’era l’atmosfera tra la gente del posto?
A dir la verità ho trovato una grande tranquillità, organizzazione precisa e senza fronzoli e una situazione sociale molto serena. Il giorno della partenza dalla Romania ho fatto un giro della città a Timisoara e sinceramente non si respirava un’atmosfera pesante. A metà maggio avevo corso al Giro d’Ungheria e siamo arrivati ad appena 50 chilometri dal confine, ma anche lì non abbiamo sentito particolare tensione.
Proprio in Ungheria eri finito secondo nella classifica degli scalatori, ma è vero che in questa stagione ti sei messo in evidenza con 6 presenze in Top 10 anche in gare qualificate come l’Adriatica Ionica Race. A che cosa si deve questa crescita?
Credo che molto dipenda all’attività che facciamo, molto intensa e con prove sia in Italia che all’estero. Il 2021 era stato un anno disgraziato, fra covid, mononucleosi, frattura a un gomito… Quest’anno stiamo facendo un calendario superlativo per un team continental come il nostro, con tante occasioni di confronto con le squadre più grandi e secondo me questo è un aspetto fondamentale. Io sento crescere la condizione corsa dopo corsa e questo mi dà sempre più morale.
Che cosa ti aspetta ora?
Luglio è un mese di stacco, nel quale andrò in altura per preparare gli impegni di agosto, quando torneremo in Romania, poi ci sarà la trafila delle gare italiane di fine stagione e lì ci tengo a fare bene, a continuare sulla scia dei risultati ottenuti ma anche con qualcosa in più perché magari sarebbe ora di mettere la firma su una corsa.
La scelta di cambiare è stata quella giusta?
Il clima in squadra è ottimo, abbiamo tutto per emergere e soprattutto abbiamo chiarezza su quel che sarà il calendario, quindi possiamo allenarci con cognizione di causa. Il calendario è intenso, quando corri poco e non hai chiaro su che cosa puntare, la condizione va a scemare. Io invece voglio mettermi in mostra.
C’è una gara particolare alla quale punti?
Una specifica no, vorrei far bene nelle gare italiane di fine estate-inizio autunno, magari entrare in qualche fuga buona. A ben guardare forse però un target c’è: le gare venete di fine stagione, che sono sì impegnative, ma su percorsi che conosco bene. Dare una zampata lì sarebbe proprio un bel colpo…