Le accuse di De Candido dopo la corsa degli juniores agli europei di Trento sono arrivate come un macigno. Il quinto posto di Oioli e gli altri cinque nel gruppo inseguitore giustificavano un simile sfogo? E se quelle parole qualche spunto di verità possono contenerlo (ad esempio sull’eccesso di… coccola in cui vivono i nostri atleti più giovani e la loro scarsa esperienza internazionale), sono sembrate insolite per il dito puntato pubblicamente sui corridori e alcuni passaggi in merito alle convocazioni.
Il suo riferimento ad Alessandro Pinarello, ad esempio: «Avrebbe dovuto essere sulla ruota di Gregoire, il vincitore. Questi ragazzi però hanno sempre una scusa pronta. E’ questo il male, il dramma dato da certi ambienti. Devono iniziare a ragionare in modo diverso perché hanno le possibilità di vincere queste gare».
Risponde Pavanello
Non è stato troppo contento Cristian Pavanello, che di Pinarello è il direttore sportivo alla Borgo Molino, quando ha letto le accuse al suo atleta. Perciò dopo la risposta di Pomini, diesse della Assali Stefen Omap, ecco anche la sua.
«Come nel calcio – dice – anche nel ciclismo abbiamo il nostro spogliatoio, che è il furgone o l’ammiraglia. In cui si parla, ci si chiarisce, si può anche litigare e lì finisce. Si parla tanto di limitare l’esasperazione della categoria, ma in certi casi l’esasperazione arriva dall’alto».
Che cosa intendi?
Il tecnico della nazionale si poteva risparmiare l’aggressione. E’ cominciata al Lunigiana, dopo la prima tappa, quando lo attaccò dicendo che aveva dormito lasciando andare il francese. Ma i francesi hanno dimostrato anche agli europei di avere dei numeri migliori dei nostri. E quel giorno, in una squadra di cinque, Pinarello rimase sul francese di classifica e non su quello che vinse la tappa. E se poi Martinez lo ha staccato sull’ultima salita, cosa c’è da dirgli?
La critica verte anche sull’attività limitata che impedisce ai ragazzi italiani di crescere.
Può essere vero, ma di solito l’attività internazionale si fa con la maglia azzurra. E comunque da due anni non è semplice andare fuori a causa del Covid e non tutte le squadre hanno il budget per affrontare certe trasferte. Si può migliorare, certo, ma non si deve farne un dramma colpendo il ragazzo.
La sensazione, in realtà, è che gli azzurri non abbiano corso da squadra come poi hanno fatto gli under 23.
Con gli junior non possiamo avere le convocazioni tre giorni prima di partire. Il gruppo si costruisce per tempo. Se prendi sei ragazzi abituati a fare la corsa per sé e li metti insieme all’ultimo, difficilmente faranno un lavoro diverso da quello cui sono abituati. Sono rimasto un po’ male nel leggere certe accuse…
Risponde Colombo
Il Lunigiana è stato lo spartiacque oppure la goccia che ha fatto traboccare il vaso. I discorsi di ogni giorno fra i direttori sportivi vertevano sulla convocazione o meno del loro atleta di punta per gli europei. Fra loro c’era anche Luca Colombo, diesse di Biagini e Rossi alla Piacenza Cycling Academy, e a sua volta iridato nella Cento Chilometri.
Che cosa ti è parso strano nelle parole di De Candido?
Che non si criticano pubblicamente i corridori che hai scelto, perché di fatto è un’accusa a te stesso, uno scarico di responsabilità. Se li convochi, vuol dire che li conosci e sai cosa possono darti. Quando avevamo come tecnico Zenoni, lui andava in corsa sulla moto, era in mezzo a noi, prendeva appunti e a volte registrava dei vocali con i vari passaggi di corsa. De Candido è con la sua auto due minuti avanti e semmai si mette dietro alla fuga. Difficile osservarli così.
Un’accusa a se stesso?
Dovresti sapere bene come corre il corridore che porti e la squadra devi crearla da prima. Invece sono stati portati all’esasperazione, ogni giorno una richiesta di piazzamento che destabilizzava. Come fai a valutare degli atleti in una corsa a tappe in cui la classifica condiziona lo svolgimento delle tappe? Il Lunigiana al contrario sarebbe stato la corsa ideale da correre con la nazionale degli europei, per creare l’affiatamento e la concentrazione. E semmai alla fine inserisci il jolly, se salta fuori uno che vola in altre corse.
In che modo la tattica condizionava le prestazioni?
Al Lunigiana si corre per rappresentative regionali, non si può pretendere che i ragazzi facciano i fatti loro per la convocazione, se stanno lavorando per la regione. Magari al Veneto faceva piacere avere Pinarello sul podio e se lui per tentare di vincere e dare un segnale avesse perduto tutto? E poi anche a Trento…
Cosa?
Hanno corso con le marcature a uomo. Ma se rimani in sei nel gruppo finale, perché qualcuno non ha dato l’ordine di sovvertire la corsa e farla esplodere?