In attesa che i dettagli vengano definiti, dal prossimo anno il Cycling Team Friuli, che già portava il nome Victorious oltre al suo, cesserà l’attività e sarà assorbito dal Team Bahrain Victorious, diventandone il devo team. Le modalità con cui ciò accadrà saranno rese note, resta però la chiusura di una squadra che da 19 anni a questa parte ha tenuto banco fra i dilettanti, lanciando fra gli altri atleti come De Marchi, Aleotti, i fratelli Bais e Jonathan Milan (immagine photors.it in apertura). Quella del CTF è una chiusura diversa da quanto accaduto alla Zalf Fior, ma parliamo pur sempre una società in meno che raccoglierà talenti sul territorio.
«La scelta è diventata inevitabile – racconta il team manager Roberto Bressan – perché non c’erano più le risorse per mantenere un certo livello tecnico. Se non fai l’attività internazionale, non puoi pensare di andare a scontrarti con i devo team. E’ chiaro che negli ultimi tre anni, avendo avuto la sponsorizzazione del Bahrain, siamo rimasti a galla. Ora però il Bahrain ha fatto una scelta diversa e volendo avere un loro devo team, ci hanno chiesto se saremo saliti a bordo».
E voi?
E io ci ho pensato, noi abbiamo pensato. Cosa facciamo? Chiudiamo o torniamo indietro? Abbiamo fatto per ogni anno lo stesso ragionamento e l’idea di tornare indietro non ci convinceva. Nella nostra storia abbiamo sempre cercato di alzare l’asticella.
In che modo?
Abbiamo formato tecnici, allenatori, massaggiatori e direttori sportivi. Abbiamo pensato a ristrutturare la società e a disegnarla in un certo modo. Con le loro possibilità a un certo punto è diventato tutto più facile. E visto che non saremmo stati in grado di tornare sui nostri passi, abbiamo deciso di accettare la loro proposta.
Non ti dispiace perdere una società attiva sul territorio?
Se avessi avuto più soldi, io sarei rimasto con il CTF, perché il mio cuore è il Friuli. Però in Friuli si investe per il calcio, per la pallavolo e per la pallacanestro. In serie A1 ci sono quattro società friulane, mentre nel ciclismo ci siamo noi. Eppure i corridori buoni vengono fuori, penso a Montagner, Stella e Viezzi, che sono passati professionisti o nei devo team delle WorldTour. Abbiamo atleti formati da noi, da De Marchi, passando per Aleotti e Milan: vuol dire che il CTF è servito a qualcosa. Però non spariremo dal territorio.
In che senso?
Renzo Boscolo si è impegnato a dare una mano alla Libertas Ceresetto, che ha gli juniores. Sarà il modo per tenerli monitorati, ma non si chiameranno CTF.
Cosa sarà invece del CTF Lab?
Il Lab è fuori dal discorso. E’ una struttura privata in cui lavorano degli allenatori e biomeccanici professionisti, in cui la gente va a pagamento. Ci sono ancora Andrea Fusaz, Alessio Mattiussi e anche Fabio Baronti.
Ecco, proprio Fabio nel frattempo è passato alla Jayco-AlUla…
E’ stato un brutto colpo. Fabio era una parte importante del nostro gruppo, non serviva neppure parlare tanto era ben oliato. Tutti sapevano cosa fare ben prima che gli chiedessi di farlo. Non possiamo escludere che un domani torni indietro, ma per ora è andata così. Fabio è stato massaggiatore, poi si è laureato diventando allenatore e alla fine faceva anche il direttore sportivo. Una figura come la sua non sarà facile da rimpiazzare.