Non solo il suo impegno alla Bahrain Victorious. Roman Kreuziger non può far altro che avere sempre un occhio, anche se lontano, alla sua Cycling Academy. La sua squadra juniores, giunta al quarto anno di vita che pur avendo numeri molto ristretti si sta rivelando come uno dei team che più si stanno mettendo in luce. All’Aubel Thimister Stavelot, la prova a tappe belga della quale si è già avuto modo di parlare per il dominio del Team Grenke e la presenza italiana, la squadra ceka si è messa in bella evidenza, con Marek Stiblik quinto in classifica finale.


Kreuziger, per i suoi impegni professionistici, ha dovuto delegare a uno staff molto qualificato ma chiaramente è sempre molto attento allo sviluppo dell’attività del team che porta il suo nome: «E’ vero che si è cominciato nel 2022, ma è dall’anno scorso che stiamo svolgendo un’attività piena e internazionale. Avevamo anche un elemento molto valido come Pavel Sumpik che infatti è entrato nel devo team della Picnic Post-NL. Quest’anno continuiamo, anche se non abbiamo ancora un ragazzo a quel livello. Ma abbiamo ragazzi molto volenterosi e in crescita, tra velocisti, scalatori e corridori da classifica».
Voi lavorate un po’ su tutto da questo punto di vista?
All’inizio l’idea era avere ragazzi della mia regione, ma poi abbiamo visto che è difficile farne una squadra compiuta e abbiamo provato a cercare in tutto il Paese. Quest’anno abbiamo anche uno slovacco e per il futuro si sta pensando di prendere anche qualche altro straniero, proprio come fa la Grenke. Ma per farlo il problema è che bisogna avere un budget un po’ più sostanzioso, considerando che ci sono i voli da pagare per far gareggiare i ragazzi provenienti da altri Paesi. Ci serve un partner un po’ più grosso per coprire tutti i ritiri necessari e le spese per i materiali, o magari entrare nell’orbita di un team WT, ma non è cosa facile che realizzi dall’oggi al domani.


Voi fate attività a livello internazionale, anche con le gare più importanti?
Sì perché è quello l’ambito che più insegna, più aiuta a crescere. A gestire il team c’è Petr Kubias che fino allo scorso anno era anche cittì della nazionale di categoria. Noi abbiamo un rapporto stretto con la federazione nazionale, diciamo che fra loro e noi possiamo garantire ai ragazzi un’attività internazionale quasi completa. Perché l’obiettivo principale, condiviso, è fare crescere i ragazzi della Repubblica Ceka.
Tu quanto riesci a dedicarti al team, visti i tuoi impegni col WorldTour?
Molto poco, purtroppo. Io di solito faccio il primo briefing con i ragazzi, se riesco vengo in qualche ritiro, magari faccio qualche uscita con loro. Di solito andavo anche ai campionati nazionali, ma negli ultimi due anni con il Tour de France non riesco più, quindi mi affido in toto allo staff che è molto qualificato. Chiaramente mi riferiscono come vanno i ragazzi, soprattutto che comportamento hanno cosa che per me è fondamentale, perché io ci metto il nome.








A tal proposito, i ragazzi che arrivano al team ti conoscono, hanno visto le tue gare, quelle che hai vinto?
Giusto qualcuno sì e mi sorprende perché non è così tanto tempo che ho smesso. Tanti sono anche molto timidi perché la differenza di età comincia a essere già abbastanza grande. Però diciamo che non hanno un contatto continuo con me. Vedo però che con i miei colleghi che la gestiscono sono molto più aperti e hanno una bella relazione. Sicuramente sanno che portano un nome importante e che abbiamo le regole chiare. E’ bello dargli tutto, divise, bici, tutto il materiale che vogliono. Però ci sono anche delle regole da rispettare e capire i ruoli, perché non tutti possono essere campioni. E noi gli stiamo insegnando che anche uno che lavora per gli altri e diventa bravo in questo, può avere una bella carriera.
Tu il ciclismo italiano lo conosci molto bene, nel caso la tua squadra diventasse multinazionale, prenderesti anche ragazzi italiani?
Certamente. Come uno spagnolo o un belga o un norvegese, sono i Paesi di riferimento. So qual è il livello dei giovani italiani, magari penso che con meno squadre WT o Professional sembri che ci sono meno ragazzi, ma è solo una questione di visibilità. Io sono convinto che sono tanti i ragazzi che vanno bene e che meriterebbero, ma non hanno la possibilità di fare con continuità gare internazionali all’estero e mettersi in luce. Noi non siamo ancora al livello di avere scouting per andare a vedere le corse giovanili in giro per l’Europa, ma credo che se ciclismo va avanti come sta andando adesso, prima o poi anche le squadre juniores non potranno affidarsi agli agenti, dovranno avere gente che fa scouting, che va a vedere le gare delle categorie giovanili e prendere gli elementi da lì.


La tua squadra è una tra le migliori, ma c’è il Team Grenke che domina, un po’ come la UAE a livello di World Tour. Secondo te una squadra così forte, così superiore, schiaccia gli altri?
Ma io non penso che schiacci il movimento – risponde sicuro Kreuziger – E’ chiaro che avendo un budget superiore a tutti, può richiamare più attenzione e riempirsi di talenti. Entrare in una filiera è importantissimo, ormai tutte le grandi squadre WT si stanno allargando anche alle formazioni juniores. Quel che conta è dare il tempo ai ragazzi di crescere. Uno come Finn che è primo anno under 23, sicuramente su certe gare paga ancora dazio verso chi è più grande, ma ci sono anche gare dove lui ha la possibilità di emergere. Ognuno può trovare spazio.
I responsabili del tuo team ti hanno già indicato qualcuno dei ragazzi che è molto promettente?
Quest’anno c’è questo ragazzo emerso in Belgio, Stiblik, del quale ho parlato con diversi agenti che mi hanno chiamato, ma mi hanno chiesto anche dei campioni nazionali Kubena e Pastva e del campione slovacco Patras. Vedono che stiamo lavorando bene con loro e gli piace prenderli. Noi come Bahrain abbiamo già la ex CTF che adesso è la nostra devo ufficiale e abbiamo anche una squadra juniores che è il Cannibal Team. A me piacerebbe molto inserire il team in una filiera, ma devo anche dire che non dovrebbe essere tutto spinto al massimo già nella categoria. Se fanno un po’ di gavetta partendo da dietro, se ne gioveranno in seguito…