Da qualche foto sui social era emerso che i ragazzi della SC Romanese, squadra juniores bergamasca, avevano passato una settimana in Olanda, in casa della DSM-Firmenic Post NL. Un periodo di allenamenti con a coronamento di questa anche una gara di categoria 1.1, dove Stefano Gianini ha conquistato un ottimo terzo posto.
«Dal 2024 – dice Redi Halilaj, team manager della SC Romanese – siamo diventati team di sviluppo della DSM. Un progetto che raccoglie diverse realtà in Europa, tutte squadre juniores, e vuole portare i corridori nell’orbita della squadra WorldTour. Non è un reclutamento di atleti e basta, ma una serie di esperienze per far crescere i ragazzi. Per far imparare loro come si lavora e ci si allena in un team di alto livello».
Romanese orgoglio italiano
Il progetto della DSM-Firmenich Post NL comprende appunto diverse squadre del panorama juniores. Tutte selezionate secondo parametri di qualità del lavoro e di preparazione dello staff.
«In questo momento – continua Halilaj – sono all’interno del progetto alcune squadre: un’olandese, una inglese, una belga e noi. A inizio anno la DSM cercava un team italiano ed è stata segnalata la nostra realtà. Un grande attestato di stima visto il nostro lavoro e sono davvero felice per i ragazzi, perché hanno potuto prendere parte ad un’esperienza molto formativa. Verso gennaio ho fatto un paio di incontri con il loro capo scout e siamo entrati in questo progetto. La settimana in Olanda era già prevista, fin da subito».
Come si è svolta?
Il primo giorno siamo andati nei laboratori del team e abbiamo fatto alcuni test, in particolare sul VO2Max. Abbiamo visto quali macchinari usano e i ragazzi avevano gli occhi che brillavano dall’emozione. Nel secondo giorno, invece, c’è stato un allenamento di tre ore e mezza con quattro volate da 10-12 secondi. Alla fine anche un test di un minuto al massimo delle possibilità.
Abbiamo visto che siete anche stati nel BikePark di Tom Dumoulin…
Sì, siamo andati nella giornata di venerdì. E’ un posto fantastico e super attrezzato, pensate che all’interno ci sono anche dei settori di pavé. I ragazzi hanno imparato a fare la doppia fila ravvicinata, vista la larghezza delle strade del Nord. Cose utili per la loro crescita e il loro apprendimento. Hanno anche visto come si prende in testa una curva prima di uno strappo. Praticamente hanno visto cosa vuol dire correre da quelle parti.
Hanno imparato bene visto il terzo posto di domenica 7 luglio.
Una gara piatta, senza asperità, ma con un vento incredibile. I ragazzi sono stati bravissimi, erano nel vivo della corsa, tanto da essere entrati in tre nei primi dodici. Ma non era il risultato che cercavamo, anche se questo ha fatto piacere.
Che obiettivo avevate?
La cosa principale che mi premeva era il confronto con gli altri ragazzi. In queste esperienze all’estero impari qualcosa, sempre. E secondo me insegni qualcosa. Non è solo apprendere, ma anche donare.
Dove avete alloggiato?
Negli appartamenti della DSM. I ragazzi hanno vissuto in totale autonomia, a gruppi di due. Si cucinavano la cena e si autogestivano. Tutto lo staff del team alla fine della settimana ci ha fatto i complimenti. Non è facile ambientarsi in quelle zone, anche solo per andare in bici. Devi entrare e uscire dalle ciclabili, perché dove ci sono vanno usate. Ma quelle sono belle, scorrevoli e ci si può allenare sopra senza problemi.
Tu sei felice di quanto visto?
Totalmente. Secondo me una settimana del genere ti lascia tanto. Sia a me che ai ragazzi. Fa capire loro cosa bisogna fare per arrivare in alto, non basta andare forte in bici, intorno c’è un mondo. Serve umiltà e ambizione. I consigli dello staff della DSM fanno piacere e sono un tesoro importante per loro. Il ciclismo è un divertimento, ma serve anche prenderlo con la giusta dose di serietà.