Un anno tra gli juniores. Salvoldi tira le somme

17.11.2022
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Un anno fa Dino Salvoldi si approcciava al mondo degli juniores. Un neofita, come si definiva lui stesso, reduce dai trionfi con le ragazze e chiamato a replicare in un contesto completamente diverso. Per sua stessa ammissione aveva bisogno di prendere le misure, di capire. Un anno dopo è arrivato il momento di tracciare una linea.

Del mondo juniores (in apertura il GP San Daniele a Susegana, foto Scanferla) si è parlato e si parla tanto, anzi si può tranquillamente affermare che è alla base della difficile situazione che il ciclismo italiano sta affrontando. Se una ventata nuova arriverà fra i ragazzi, la luce in fondo al tunnel sarà ben visibile. Salvoldi ne è conscio e ben convinto e infatti, proprio sulla base di quanto avvenuto in questo 2022 si è fatto un’idea e ha iniziato ad agire, anche in maniera concreta.

In questi giorni il cittì attende di rimettersi in cammino, dopo una forzata “sosta ai box” per un piccolo intervento agli occhi. Intanto, prima di fermarsi, aveva allestito un importante incontro con tutte le forze nuove.

«Abbiamo chiamato 56 ragazzi che passeranno junior nel 2023 per una serie di test su pista – dice – ma con un occhio rivolto anche alla strada. La pista ha tempi di preparazione lunghi e quindi dovevamo anticipare».

Salvoldi ha iniziato la nuova stagione lavorando su pista con gli atleti che nel 2023 saranno juniores di 1° anno
Salvoldi ha iniziato la nuova stagione lavorando su pista con gli atleti che nel 2023 saranno juniores di 1° anno
Dopo un anno di lavoro, che idea ti sei fatto?

Per me è stata una full immersion conoscitiva. Su strada abbiamo fatto molta attività all’estero ed è stata fondamentale per confrontarsi con il mondo e capire quel che serve. Il primo dato che è emerso è che le distanze non esistono più, ai ragazzi servono confronti sempre verso l’alto che permettano di imparare e soprattutto crearsi prospettive, che a quell’età sono molto più importanti dei risultati fini a se stessi.

I confronti con gli stranieri sono stati impietosi…

I nati nel 2004 negli altri Paesi sono una generazione più preparata, me ne sono accorto, ma non è detto che sia sempre così. Magari le successive potranno dare responsi diversi. Magari potremmo trovare noi i campioncini invidiati dagli altri, ma dobbiamo sicuramente cambiare qualcosa, partendo da un assunto.

Savino volata 2022
La vittoria di tappa di Savino alla Corsa della Pace è stata una delle poche gioie degli junior all’estero
Savino volata 2022
La vittoria di tappa di Savino alla Corsa della Pace è stata una delle poche gioie degli junior all’estero
Quale?

Dobbiamo sempre tenere ben presente la nostra esperienza, la nostra storia che nessuno potrà portarci via. Detto questo, rendiamoci conto che ormai il ciclismo è globale come la società nella quale viviamo. Se i nostri ragazzi, per trovare una loro strada, vanno a studiare all’estero perché non dovrebbe essere lo stesso nel ciclismo? Una volta venivano da noi, quando qui c’erano tutte le grandi squadre, ora le cose sono cambiate. I problemi da affrontare sono tanti: la scuola, la mancanza di risorse, anche le distanze. E’ molto più semplice per un corridore spostarsi da Milano al Belgio che dalla Sicilia a Firenze… Sono difficoltà alle quali dobbiamo abituarci per trovare le contromisure adatte.

Hai pensato già a qualcosa?

Non ho solo pensato, ma proposto e fatto approvare. Fino al 2022 uno junior poteva gareggiare massimo in 2 gare a tappe con un intervallo di 20 giorni fra una e l’altra. Ora questa limitazione è stata tolta. Si potranno affrontare più prove a tappe nello stesso anno con il solo limite di un intervallo di 10 giorni. Inoltre, parlando con i vari diesse, siamo giunti alla conclusione che il calendario italiano va valorizzato, sfruttando i livelli per le necessità di ogni società. I più bravi dovranno confrontarsi nelle prove nazionali e internazionali, quelle regionali dovranno essere una palestra per crescere. Lì sta al diesse capire come utilizzare al meglio i propri ragazzi, pensando però sempre al loro bene.

Salvoldi è intenzionato a costruire un gruppo azzurro stabile per il 2023
Salvoldi è intenzionato a costruire un gruppo azzurro stabile per il 2023
Nel corso dell’anno avevi parlato della necessità di costruire un gruppo non troppo allargato con il quale affrontare l’attività internazionale costituita dalle gare a tappe e della Nations Cup. Sei sempre convinto?

Ancora di più! In funzione del risultato, avere un gruppo di riferimento aiuta. I ragazzi, fatta salva l’attività con le società, hanno bisogno di un rapporto condiviso e continuato nel tempo. Voglio che la nazionale diventi una squadra vera, un gruppo e questo si costruisce con presenze assidue. Ciò non toglie che sarà un gruppo aperto e che chi meriterà, entrerà in qualsiasi momento.

Ti sei fatto un’idea della nuova generazione, quella degli allievi che passeranno junior, al di là del lavoro su pista?

I miei collaboratori e io stesso abbiamo girato per molte gare, in particolare campionati italiani e Coppa d’Oro e i taccuini sono pieni di nomi e indicazioni. Proprio lavorando su pista abbiamo visto atleti potenzialmente validi anche su strada. Credo che ci sarà molto buon materiale sul quale lavorare.

Attraverso Coppa d’Oro, tricolori e altre gare lo staff azzurro ha già notato gli allievi più promettenti (foto Mosna)
Attraverso Coppa d’Oro, tricolori e altre gare lo staff azzurro ha già notato gli allievi più promettenti (foto Mosna)
Parli molto della pista…

Ho letto giudizi negativi sui ragazzi dimenticando quel che si è fatto nelle grandi manifestazioni su pista. Quei risultati dimostrano che il materiale umano c’è ed è valido. Ora bisogna fare uno step in più, dovranno essere bravi i ragazzi a farlo cambiando categoria, sapendo che poi i risultati dipendono da tante cose.

Proviamo a cambiare prospettiva: che anno è stato per Dino Salvoldi?

E’ stato un anno divertente. Io mi sono messo a disposizione di tutto il movimento, poi fare il cittì comporta anche scelte dolorose. La mia sensazione però è che questa categoria andrebbe ridisegnata: secondo me bisognerebbe prevedere un anno in più di permanenza per poter incidere davvero. Nell’ambiente poi ho trovato tante persone valide che fanno bene il loro lavoro e altre che pensano di farlo bene. Questo significa che non si può prescindere da formazione e aggiornamento. Questo è un messaggio che rivolgo a tutti i dirigenti, me compreso, perché solo così potremo aiutare il ciclismo italiano a uscire dalle sue difficoltà. In fin dei conti il potenziale umano per farlo c’è…