«Stiamo alzando troppo il livello di agonismo, nella categoria allievi si sta arrivando ad un punto di non ritorno. Per un ragazzo di quell’età si stanno creando dei ritmi sempre più esasperati sotto alcuni punti di vista. Se ad un allievo di oggi piace lo sport che sta facendo, si trova davanti ad un bivio netto. O sale sul treno o rimane indietro. E il treno di questo momento va troppo veloce. Si rischia di perdere tantissimi praticanti».
Chi parla è Michele Sgherri, organizzatore e consigliere dell’Alma Juventus Fano. A poche settimane dall’annuncio dell’esclusione delle limitazioni di rapporti negli juniores, la cascata decisionale ha aperto a un dibattito trasversale che ha coinvolto tutte le categorie giovanili. Il 3 luglio è andata in scena la “La prima RossiniRaffaello” 1° Memorial Marco Ragnetti. Una corsa in linea dedicata agli allievi da 74 chilometri con partenza da Pesaro e arrivo ad Urbino. Co-organizzata dalla società S.C.D Alma Juventus Fano che ha visto l’iscrizione di 145 giovani di 28 squadre differenti, provenienti da ben 11 Regioni.
Una gara unica e riconoscibile rivolta alla tutela e alla crescita di atleti nelle categorie giovanili, con un focus sulla sicurezza e il puro piacere di correre. Con Sgherri abbiamo voluto esplorare gli aspetti organizzativi e i retroscena di una categoria da proteggere.
La corsa
Da Pesaro a Urbino, 74 chilometri con 1.060 metri di dislivello. Una corsa in linea che ha regalato ai 145 partecipanti un’esperienza unica tra le colline marchigiane. Co-organizzata dalla società di Fano con il supporto di Maurizio Radi titolare di Fisioradi Medical Center, Giacomo Rossi titolare di Ca’ Virginia Country House e altri cinque personalità del settore ciclistico marchigiano e non solo come: Michele Sgherri, Gian Franco Fedrigucci, Filippo Beltrami, Alighieri Omicciolo e Ivan Cecchini.
Un’unione di intenti che ha portato alla realizzazione di una gara per giovani volta a tutelare una categoria sempre più dedita all’agonismo. Anche promozione del territorio con la carovana dei giovani atleti che hanno toccato i comuni e le bellezze del territorio in totale sicurezza. L’ordine d’arrivo ha visto trionfare Emanuele Rocchi, de Il Pirata Official Team, seguito da Leonardo Consolidani del team Coratti e terzo posto per Mattia Proietti Gagliardoni della UC Foligno.
Corsa per Marco
Lo scopo della manifestazione? Far crescere nei ragazzi il sogno di essere “il futuro del ciclismo italiano” proprio come voleva essere Marco Ragnetti al quale è stata dedicata questa prima gara con l’obiettivo di portarla ai vertici nazionali nel ricordo di Marco.
«L’idea della corsa – spiega Sgherri – è nata prima della tragedia. Purtroppo l’8 marzo è successo l’evento drammatico. Marco era amico dei miei figli e io lo stesso con la sua famiglia. Il papà Sergio e la mamma Barbara sono due persone fantastiche. Ci hanno accompagnato in tutto il progetto e nella giornata dell’evento. Li abbiamo premiati ed è stato bello anche se drammatico perché Marco sarebbe dovuto essere in mezzo a quei ragazzi. Nel minuto di raccoglimento i ragazzi hanno dimostrato la vicinanza e la solidarietà con un silenzio assordante ed emblematico. La sua memoria è stata ricordata con una giornata di rispetto, sicurezza e serietà con un pizzico di sano agonismo».
Parola a Sgherri
Organizzare una corsa in linea non è mai cosa semplice a maggior ragione se viene fatto per un’età delicata come quella tra i 15 e i 16 anni. Scopriamo insieme al co-organizzatore Michele Sgherri i dietro le quinte di una corsa così unica nel panorama italiano e il suo pensiero sulla categoria.
Siete soddisfatti della corsa?
A livello organizzativo siamo molto soddisfatti di questa prima edizione. Soprattutto pensando che abbiamo organizzato una gara in linea per allievi. Dietro c’è un lavoro di squadra coeso ed efficace tra noi sette. Le aspettative non erano alte perché essendo la prima non ci siamo posti obiettivi ambiziosi. Non ci saremmo mai aspettati un’adesione del genere. Prevedevamo 50/60 corridori, invece ne abbiamo ospitati 145. E’ stato un successo. Abbiamo ricevuto tanti complimenti da tutti.
Come avete organizzato la sicurezza per la gara?
Un aspetto che abbiamo voluto curare senza porci limiti era proprio quello della sicurezza. L’investimento è stato alto anche dal punto di vista economico. Avevamo più motoscorte del normale. L’Alma Juventus Fano ha creduto in ogni aspetto. Anche perché per la nostra società era la prima volta in quarant’anni che curavamo l’organizzazione di una prova in linea. Avere 150 volontari il 3 di luglio non è una cosa scontata. Tutte le associazioni ci hanno appoggiato così come le istituzioni a partire soprattutto da Pesaro, per finire con Urbino. A ogni incrocio c’era il segnalatore, avevamo la scorta della polizia davanti e dietro. 18 moto staffette. Pe la categoria è stata una cosa più unica che rara. Lo stesso Prefetto ci ha concesso una mano in più perché ha visto l’intento, la serietà e l’impegno.
Che risposta avete avuto dagli atleti?
I ragazzi si sono divertiti tutti. Togliendo i primi che si divertono a priori, il nostro obiettivo era far divertire gli ultimi. Tant’è vero che all’arrivo ne sono arrivati ben 87. I ragazzi sono rimasti entusiasti, la differenza con una gara in circuito è anche questa.
Perché una corsa in linea?
Le corse in linea sono davvero poche. Abbiamo messo una salita a metà e alla fine, la corsa era davvero movimentata. Lunedì prossimo abbiamo previsto già un primo incontro per organizzare un’altro evento per il 2023. Non nascondo che il nostro obbiettivo sia quello di portare la corsa tricolore per juniores da qui a tre anni.
Come mai avete deciso di organizzare una corsa per allievi?
Si è sempre fatta la corsa a Montelabbate per la “Corsa delle Pesche” per esordienti e allievi. Quest’anno la categoria allievi sarebbe rimasta scoperta, così abbiamo pensato che questa sarebbe stata un’opportunità anziché un limite.
Che momento sta vivendo la categoria allievi?
A mio parere il corridore bisogna iniziare a farlo gradualmente senza esasperare la categoria. Mentre il trend che si sta prendendo da qualche tempo è quello di aumentare i ritmi e la preparazione anche in categorie propedeutiche come questa.
Quand’è che si inizia a pensare di fare il corridore?
Per come intendo io il ciclismo giovanile, da juniores si inizia a capire la categoria dal primo anno e il secondo si può pensare di prendere la decisione di fare il corridore. Quello che vedo oggi invece è un’esagerazione da parte di alcune squadre che arrivano alle gare con l’atteggiamento da squadra professionistica e budget spropositati.
La decisione dell’esclusione della limitazione dei rapporti pensi toccherà anche gli allievi?
Due errori molto grossi sono per me l’eliminazione delle limitazioni dei rapporti negli juniores e le plurime. La prospettiva futura è infatti quella di un lento spopolamento di alcune regioni con la migrazione degli atleti verso le altre. Le Regioni più attrezzate si accaparreranno gli atleti mentre quelle che erano in sofferenza subiranno il colpo di grazia che ricadrà a cascata dal movimento giovanile. Si avrà una migrazione da parte degli atleti verso le Regioni che già godono di talenti e soldi.
Pensi che i bilanci delle squadre subiranno un colpo anche per questo motivo?
Si. Non è così che dovrebbe essere intesa la categoria giovanile dove la crescita dovrebbe essere al centro delle priorità. Le società sono molto in sofferenza, fortunatamente c’è molto volontariato. Noi come Alma Juventus Fano siamo quasi tutti ex corridori, appassionati e volenterosi ad aiutare chi vuole approcciarsi a questo sport. I miei figli corrono in queste categorie ma per me è come se figli lo fossero tutti. Ci tengo alla loro crescita come alla loro sicurezza. In queste categorie non si parla di campioni, invece spesso ci si ritrova davanti a esaltati e a volte esasperati che credono il contrario. Per noi vedere 150 atleti al via è stata una gioia immensa. Potevano anche non partire: vederli in piazza a Pesaro felici e sorridenti per noi sarebbe stato abbastanza.
Cosa vuol dire organizzare una corsa in linea per allievi oggi in Italia?
A livello burocratico è allucinante. Tra uffici istituzionali spesso si fanno la guerra a vicenda e chi ne paga le conseguenze è l’organizzatore. Ci sono molte regole tecniche di difficile interpretazione per chi non è un habitué. A Pesaro abbiamo avuto un grosso appoggio da parte delle istituzioni che ci hanno capito e aiutato in tutti i passi a livello pratico e pian piano ne siamo venuti a capo. A livello di responsabilità è un impegno enorme. Il nostro presidente alla fine dell’evento mi ha detto “siamo stati dei pazzi” perché è stato qualcosa di incredibile. Tutto molto bello ma con una responsabilità altissima.