Se con Basso parli di Fancellu, vedi che a Ivan si illuminano gli occhi. Il varesino ha una predilezione per i corridori italiani della sua Kometa Xstra, ma per il ragazzino di Binago ha probabilmente un debole. Perché Fancellu va davvero forte in salita e di lui si è accorta anche la Trek-Segafredo. Alessandro sarebbe dovuto passare con loro già nel 2021, ma dopo il complicato 2020, farà ancora un anno nella professional di Basso e Contador, poi salirà al WorldTour
La storia di Fancellu in bicicletta è di quelle che fanno emozionare e inizia ad Aprica, località in cui la famiglia trascorreva le vacanze. Nell’estate dei suoi 13 anni, infatti, il ragazzino si accorge delle indicazioni per il Mortirolo e con la sua mountain bike inizia a pedalare. Dio solo sa quanto tempo impiega, ma arriva in cima. E la sera, mentre lo racconta orgoglioso in famiglia, il padre Salvatore molla lì una battuta: «Dovevi vedere cosa ha fatto Pantani sul Mortirolo!».
E’ la scintilla. Alessandro si attacca a Youtube e inizia a scoprire la storia di un ragazzo con pochi capelli che in bicicletta sapeva volare.
«Pantani è il mio idolo – dice – anche se non l’ho mai visto né conosciuto. Cominciai a vedere quei video e mi resi conto che oltre a saper vincere, Marco era capace di farti innamorare. E fu per questo che decisi di fare il corridore».
Adesso che per trascorsi personali gli occhi brillano anche a chi scrive, il nostro incontro con Fancellu assume un altro sapore.
Sei forte come dice Basso?
Mi fa piacere che parli bene di me. Ritengo di andare bene in salita, ma non sono Evenepoel. Sono un ragazzo di vent’anni con tanta strada da fare.
Soddisfatto del 2020?
Non troppo. Il Giro d’Italia U23 era un obiettivo, ma è andato male. Alla vigilia stavo bene. Poi siamo partiti e devo aver preso un’infezione, perché dopo la quarta tappa, ho cominciato a sentirmi debole. Ad Aprica sono stato malissimo. E dopo il campionato italiano, ho fatto due settimane di antibiotici.
Come l’hanno presa in squadra?
Molto bene, è un grande gruppo. L’anno è stato difficile per tutti e mi sono stati vicini anche dopo il Giro per cercare la causa di questa infezione. All’inizio non conoscevo bene tutti i compagni, perché alcuni erano già nella continental, ma si è formato un bel gruppo.
Le parole di Basso, l’amore per Pantani… Che cos’è per te la salita?
E’ fatica, per tutti. Ma quando sto bene, la salita è anche divertimento. Mi dà soddisfazioni, anche prima dell’arrivo, quando capisci di essere andato.
Quando ti sei sentito super Fancellu?
Quest’anno forse al Tour of Antalya, a inizio stagione. C’erano anche squadre WorldTour e una tappa con l’arrivo in salita, non durissima ma pur sempre in salita. Dovevo tirare per i compagni, ma quando mi sono girato, ho scoperto di essere solo e ho tirato dritto. Ha vinto Zoidl e io sono arrivato quarto.
Che cosa ti manca per fare bene tra i pro’?
Tanto, ma so di poterlo fare e di avere margini. Quest’anno la squadra ci ha permesso di fare parecchia attività tra i pro’. Alla Vuelta Burgos vedere andare forte uno come Valverde è stato illuminante. Vanno davvero tanto, non solo in salita. E io ad esempio dovrò migliorare anche in pianura, per arrivare bene alle salite, che sono il mio ambiente.
E la crono?
Devo lavorarci. Vanno forte ovunque, anche quelli che vanno piano.
Che cosa hai imparato da quest’anno?
Tanto, soprattutto a gestire le situazioni difficili. Quando va tutto bene, non si impara. Quando va male, devi fare conto su di te.
Che effetto fa sentire che Basso ha tanta considerazione di te?
Ivan ci sta molto vicino. Se un consiglio lo dà una persona qualunque, lo ascolti. Ma se te lo dà uno che ha vinto così tanto, lo ascolti due volte. E’ stato bello averlo accanto al Giro, anche se le cose non andavano bene.
Perché non sei come Remco?
Perché è un fenomeno, uno che nasce ogni tanto, come Pantani. E poi è un grande professionista, si vede dal lavoro che ha fatto dopo l’infortunio.
E ora che per un po’ potrai riposare?
Starò a casa e con gli amici. Con le mie sorelle Giulia e Sofia, con mia madre Monia e mio padre Salvatore. Ora sto bene, non vedo l’ora di ricominciare.