Non se lo aspettava nemmeno lei di poter tornare nel giro che conta, quello del WorldTour femminile, e di farlo così bene. Nonostante la partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo, gli ultimi due anni sono stati complicati, ma Rachele Barbieri non si è mai persa d’animo. E nell’ultimo mese ha raccolto una serie di buonissimi risultati con la sua Liv Racing Xstra.
Il più importante è il successo conquistato il 5 marzo nella terza tappa dell’EasyToys Bloeizone Fryslan Tour (foto in apertura) davanti a Martina Fidanza ed Elodie Le Bal, all’indomani di un quinto posto. Gli altri invece, sempre in ordine temporale, sono il sesto posto alla Dwars door Vlaanderen vinta da Chiara Consonni ed il terzo ottenuto a Scheldeprijs il 6 aprile dietro a Lorena Wiebes e la stessa Consonni.
Se nelle passate stagioni aveva solo sfiorato il bersaglio grosso, quella realizzata in Frisia dalla 25enne modenese (che già aveva vinto quattro gare open in Italia) è la prima vittoria nel circuito UCI. E’ stata l’occasione quindi per sentirla e conoscere i suoi programmi futuri.
Rachele partiamo dalla vittoria in Olanda dove c’erano nomi importanti. Raccontacela…
Sono contenta, oltre che per il risultato, di aver portato a casa la fiducia della squadra. E’ stato bello che le mie compagne ed il diesse Wim Stroetinga (Giorgia Bronzini quel giorno era alla Strade Bianche, ndr) abbiano creduto in me. Non è stata una volata come le ultime che ho fatto, perché mancavano le migliori velociste. Però quando sei ad una corsa non devi pensare alle assenti, ma a chi è presente. Comunque è arrivata seconda Martina Fidanza che ritengo una velocista molto forte ed in gara c’erano anche Lonneke Uneken, una delle punte della SD Worx, poi Chloe Hosking della Trek-Segafredo, le ragazze della Jumbo-Visma ed altre qua e là. Il livello era valido.
Te lo aspettavi di vincere così presto?
Onestamente no. Erano tre giorni di gara ed ognuna con una storia a sé, come le altre del resto. Questo 2022 lo vedevo più come un anno di esperienza, visto che nelle ultime due stagioni avevo perso un po’ il ritmo e l’abitudine a fare 140-160 chilometri di gara. Distanze che oltretutto negli ultimi tre anni sono cresciute tanto. Invece ho già fatto diversi risultati che mi rendono felice.
Hai fatto un bel terzo posto dietro Wiebes, che sembra imbattibile su certi arrivi.
Sicuramente quello è un podio che mi dà tanto morale. Forse uno dei risultati più importanti della mia carriera. Lei è la più forte ed è supportata anche dalla squadra. Quel giorno a Scheldeprijs sono rimasta sola per una caduta a 5 chilometri dal traguardo che ha tagliato fuori le mie compagne. Ho preso la volata molto indietro, l’ho fatta praticamente in rimonta per 500 metri. Lorena ha vinto nettamente, meritandosela, e probabilmente lo avrebbe fatto lo stesso. Però mi piacerebbe in futuro avere la possibilità di disputare una volata allo stesso livello. Vorrei avere un treno come lei, partendo al suo pari e capire quali possono essere le differenze con lei. Sono fiduciosa nelle mie potenzialità.
A parte il Trofeo Binda finora hai corso sempre tra Olanda e Belgio. Come hai ritrovato il gruppo?
C’è una tensione incredibile ad ogni gara. Bisogna sempre stare concentrati. Si va forte, si inchioda, si riparte accelerando. Poi su quelle strade dove ci sono tanti dissuasori di velocità, le righe in mezzo alla carreggiata che delimitano le due corsie. Diciamo che aver imparato a limare e sgomitare in pista mi ha aiutato molto.
Come proseguirà la tua stagione?
In questi giorni tornerò a correre in pista. Sarò a Gand dal 15 al 17 aprile per l’International Belgian Track Meeting (gara classe 1 UCI, ndr) poi andrò a Glasgow dal 21 al 24 aprile per la prima prova di Nations Cup. Su strada invece mi preparerò per il mio Giro d’Italia Donne. Non ho mai fatto una gara a tappe così lunga, quindi sono molto tesa perché non so cosa aspettarmi. Tuttavia ho visto che ci sono tappe, specie all’inizio, che potrebbero arrivare in volata. Ad una in particolare, la quinta, ho già fatto un cerchiolino rosso. Si parte da Carpi e si arriva a Reggio Emilia (il 5 luglio, 123,4 km di gara). Corro praticamente in casa, sulle mie strade di allenamento. So già che verranno amici, parenti e tifosi a vedermi. Ci tengo a fare bella figura.
Con la nazionale invece che obiettivi hai?
In pista vorrei puntare ai mondiali (si terranno dal 12 al 16 ottobre in Francia al velodromo Saint-Quentin-en-Yvelines, ndr). Su strada so che l’europeo non ha un percorso troppo duro e sarebbe un sogno partecipare anche a quello. Non sarà semplice guadagnarsi un posto perché in nazionale siamo in tante e sempre più forti. Farò il massimo per ottenere la fiducia del cittì Sangalli, col quale ho un buonissimo rapporto fatto di chiarezza e serenità. Così come il clima che ha creato in squadra. Anche se non sono ancora stata in ritiro con loro, per la concomitanza con quelli della mia squadra, è stato lui il primo a parlarmi degli europei.
E con la squadra come ti trovi?
Molto bene, davvero. Innanzitutto sono molto fortunata ad avere due diesse come Wim e Giorgia che hanno corso tanto in pista e quindi mi assecondano nella mia doppia attività. Conoscono i benefici che può darmi la pista in funzione della strada e viceversa. Poi sto bene anche con le compagne. Purtroppo nell’ultimo periodo siamo state decimate dal Covid. Ad esempio, dopo la Dwars door Vlaanderen sarei dovuta rientrare a casa ed invece sono rimasta in Belgio a correre il Fiandre che non era nei miei programmi proprio per sostituire una compagna ed avere il numero minimo per partire. L’ho fatto volentieri, anche se sono arrivata penultima. Sono stata contenta di essere restata su. Ho fatto esperienza, ho capito meglio le gare del Nord. E poi mi sono sentita parte di un gruppo.
Che differenze hai notato tra la Bronzini diesse e corridore?
Beh, adesso in ammiraglia ti fa scoppiare le orecchie quando ti parla alla radio (ride di gusto, ndr). Siamo state compagne di nazionale al mondiale su pista ad Hong Kong nel 2017, quando ho vinto nello scratch. Se da atleta era tranquilla e ti faceva sentire a tuo agio nonostante fosse una grande campionessa, ora ti incita in continuazione, soprattutto nei tratti duri in salita. Non mi era mai successo prima di avere un diesse che mi conoscesse già e così bene. Per me è il massimo e mi farà crescere ancora.