Se c’è un piccolo rimpianto, a parer nostro, nella carriera (finora) di Letizia Paternoster c’è il fatto che a un certo punto abbia dovuto interrompere la sua collaborazione con Giorgia Bronzini. Ormai la piacentina è una delle colonne portanti della LIV Racing Xstra, mentre a breve Letizia lascerà la Trek-Segafredo e si trasferirà alla Bike Exchange-Jayco. Si è parlato sorridendo del ritorno alla terra del padre, di origine australiana, ma soprattutto della ricerca di nuovi stimoli.
Che cosa hanno visto in lei nella squadra australiana? Quali sono gli argomenti che li hanno spinti a investire sulla ragazza trentina, che negli ultimi anni ha battuto ogni record quanto a tamponi positivi e infortuni? Lo abbiamo chiesto a Martin Vestby, il tecnico del team femminile, che nella vita ha sposato Emma Johansson, ex atleta svedese con due argenti ai mondiali e due alle Olimpiadi. A sua volta Vestby, norvegese di 45 anni, ha corso per cinque stagioni fra i professionisti.


Conoscevi Letizia?
La prima volta che l’ho osservata fu quando vinse la prima tappa al Tour Down Under del 2019 battendo la nostra Sarah Roy. E’ un grande talento in pista, ma anche su strada. E’ indicativo il fatto che appena passata da junior a elite, abbia avuto subito buoni risultati.
Poi però è andato tutto storto…
Ha avuto un paio di anni difficili, fra Covid e incidenti. Quello che si vede bene adesso è il grande potenziale che ha, sperando che il brutto sia ormai passato. Per cui l’obiettivo è tornare alla forma e al suo potenziale.


In che modo concilierete la strada e la pista?
Ci sono tanti vantaggi che la pista dà alla stradista. Solo che va trovato il giusto bilanciamento. Di certo però nel 2023 potenzieremo di molto il suo programma della strada. Ha dimostrato che le classiche le si addicono. E’ veloce, una velocista di alto livello. Speriamo solo in una stagione con poche interruzioni. Ma forse è anche presto per metterle addosso la pressione della vittoria. Ora Letizia ha bisogno del nostro supporto per tornare a crescere.
Più strada significa anche un inverno diverso dal solito?
Ci saranno dei cambiamenti. Il focus sarà sulla strada e sul modo più indolore per superare le salite. Non sto parlando di lavori per farne una scalatrice, ma della base per digerirle meglio e avere ancora gambe per la volata. Metteremo mano alla nutrizione e apporteremo alcuni cambiamenti.


Avrete per lei un treno?
No, non per ora, anche se cercheremo di portarla alla volata nelle migliori condizioni possibili. Ci sarà un focus per lavorare su questo aspetto. L’esperienza in pista per questo sarà utilissima, perché comunque sa cavarsela anche da sola.
Primi ritiri già fissati?
Faremo un training camp a gennaio con il team maschile. Prima non avrebbe senso farlo, visto che parecchi dei nostri corridori non sono più in Europa. Non credo che Letizia avrà bisogno di spostarsi in Spagna per lavorare al caldo, perché di solito si allena sul Garda, dove il clima è più mite.


Hai avuto contatti con lei?
Il giorno di Torino, quando abbiamo fatto le visite mediche. E poi con un meeting su Skype, quando si è trattato di definire gli obiettivi.
Come l’hai trovata?
Aperta ed entusiasta. Molto professionale e con grandi ambizioni. Inizia ad avere l’età giusta per maturare. Penso che inizierà dall’Europa e non dall’Australia, oltre non posso ancora dire. Ma di una cosa sono certo: non vedo l’ora di cominciare a guidarla in corsa.