Un secondo ed un terzo posto che valgono una vittoria. Anzi, la prima del circuito UCI in carriera. E ieri un’altra terza piazza al Gp Isbergues (vinto dalla Consonni). Nelle ultime 72 ore è andata così a Maria Giulia Confalonieri che in Belgio ha conquistato la classifica generale al Tour de Semois (con 2″ di vantaggio su Bredewold e 17″ su Gasparrini) grazie al bis di podi consecutivi nelle due tappe disputate.
«Dedico questo successo – ci racconta raggiante al telefono la 29enne della Ceratizit-WNT – alla mia famiglia e alla mia squadra. Loro hanno sempre continuato a credere in me, anche se comunque questa vittoria ha tardato tanto ad arrivare. Avrei voluto ottenerla tagliando il traguardo per prima. Non ho nulla da recriminarmi. Ho trovato due avversarie semplicemente più forti ed una delle due, ieri, era la Wiebes, che quest’anno è imbattibile allo sprint. In ogni caso resta una bella consolazione. Spero di finire la stagione in questo modo».
Salto nel WorldTour
Per Confalonieri è il meritato riconoscimento dopo undici anni da elite al servizio delle compagne, soprattutto in nazionale. Se in pista aveva già inanellato tanti allori nazionali, continentali ed un bronzo iridato, su strada doveva ancora togliersi questa soddisfazione. La brianzola (tesserata con le Fiamme Oro) inoltre ha scelto la maniera migliore per salutare la sua attuale formazione. Nel 2023 correrà nel WorldTour con la norvegese Uno-X con cui pochi giorni fa ha firmato un biennale. Noi abbiamo voluto scoprire da lei la decisione del trasferimento e le relative aspettative. E mentre parliamo Maria Giulia ci spedisce le foto della premiazione finale scattate dalla sua compagna Martina Fidanza…
A parte questo fresco sigillo, come stava andando il tuo 2022?
E’ stata una annata buona. Sono partita bene alle classiche del Nord. Ho sempre fatto bei risultati e belle prestazioni. Sono contenta del mio Tour Femmes. Avrei voluto sfruttare meglio la condizione, che è sempre stata buona, ma con la concorrenza che c’era era difficile inserirsi, specie se non hai un treno a tua disposizione. Anche alla Vuelta c’era poco da fare, il tracciato era sbilanciato a favore delle scalatrici. Però nell’ultima tappa a Madrid sono caduta a 20 chilometri dall’arrivo e poi sono riuscita a chiudere sesta in volata. Peccato, avevo la gamba giusta.
Quest’anno hai dimostrato di saper tenere la forma per tanto tempo.
Sì, è vero. Riesco a mantenerla bene per lunghi periodi. Ma non è bastato o non è servito fino in fondo. A marzo in Belgio ho fatto due terzi posti ravvicinati dietro Wiebes e Balsamo. Difficile fare risultato dietro loro. Quando non c’è una, c’è l’altra. Oppure ho trovato sempre qualcuna in giornata. Ma va bene così. Qui al Semois c’erano due frazioni adatte a me. Ho saputo leggere bene la gara e ne ho approfittato.
Vedendo quei tanti piazzamenti, ora a mente più fredda pensi di aver perso qualche occasione?
Direi di no. Come dicevo prima, ho sempre trovato chi è andata più forte e gliene rendo merito. Però un piccolo rimpianto ce l’ho. L’unico della stagione. Al Fiandre mi sono mancati cento metri sul Paterberg. Se fossi rimasta agganciata al gruppetto di testa forse sarebbe stata un’altra corsa. Anche alla Roubaix stavo bene ma sono stata frenata da una caduta davanti a me e poi da due forature nei momenti decisivi. Tuttavia al Nord so che l’inconveniente è dietro l’angolo.
I tre anni in Ceratizit come sono andati?
Benissimo. C’è un bell’ambiente, molto professionale. Mi sono sempre trovata bene con tutti, sia con lo staff che con le compagne. Questo è un fattore importante. E’ stata la mia quinta formazione e anche qui ho fatto un’esperienza ulteriore sotto il punto di vista culturale. Correre all’estero e confrontarti tutti i giorni con compagne straniere ti aiuta ad uscire dal guscio dell’Italia e a saperti adattare a tante situazioni.
Sempre più a nord, dalla Germania alla Norvegia. Com’è nato il contatto con la Uno-X?
In primavera mi avevano cercata diversi team tra cui loro, ma non sapevo dove andare. Ho ascoltato le varie proposte poi ho deciso di passare alla Uno-X perché mi è piaciuto il loro progetto, nuovo, e per come si sono presentati. Sono nati quest’anno partendo dal WorldTour però vogliono crescere gradualmente, cercando di mantenere un’impronta scandinava o comunque nordica il più possibile. Al momento hanno fatto una buona campagna acquisti prendendo l’olandese Koster e la danese Dideriksen (iridata nel 2016, ndr).
Tu avrai un ruolo con maggiori responsabilità?
Sì, ed è stato uno dei motivi che mi hanno fatto scegliere la Uno-X. Nelle classiche avrò i gradi di capitana, magari condivisi con un’altra ragazza, anche se hanno detto che puntano su di me. Poi si dovrà vedere il calendario. Personalmente vorrei che avessimo tante soluzioni, tante punte, un po’ come è stato in Ceratizit in questi anni. Mi piacerebbe che si creasse lo stesso tipo di ambiente dove tutte possiamo dare il nostro contributo alla compagna più in forma. Non ho mai avuto problemi a lavorare per le più forti o fare la corsa in prima persona. Dovrei avere più carta bianca rispetto al passato e cercherò di sfruttarla. Altrimenti mi metterò a disposizione delle altre.
Hai già fatto un pensierino a qualche obiettivo?
Come dicevo, le classiche di primavera saranno la parte principale della annata. Mi piacerebbe fare quelle corse esprimendo i valori migliori di sempre. Ma vedremo durante la stagione su cosa puntare, l’importante è farsi trovare pronta.