Le Olimpiadi di Tokyo si avvicinano e le gare che le precedono sono sempre meno, soprattutto per quel che riguarda la pista. Un’occasione per misurarsi sarà il Campionato Europeo di Minsk (23-27 giugno). E allora quale migliore occasione della Gran Fondo Squali-Trek (nella foto di apertura in griglia prima della partenza) per fare il punto sulla sua condizione con Letizia Paternoster, che per l’occasione è stata anche madrina dell’evento romagnolo.
Come procede la preparazione alle Olimpiadi di Tokyo?
Tutto bene, sto lavorando duro e andrò altura in altura per iniziare il primo blocco di lavoro in quota. Adesso ci sto credendo tanto, sto dando tutta me stessa per tornare quello che ero, e centrare l’obiettivo.
A che punto senti di essere?
Ma sicuramente adesso i numeri stanno crescendo tanto, soprattutto in queste ultime settimane. Diciamo che inizialmente ero un po’ più lenta nel recuperare e tornare al mio livello. Ora invece si sta tutto accorciando. Questo mi rende davvero felice e serena. Manca ancora del tempo a Tokyo, quindi diciamo che andare troppo forte ora non sarebbe neanche una cosa giusta.
Che ruolo avrà la strada? Ti servirà come ultimo step per raggiungere la migliore condizione?
Per quanto riguarda la strada, in questo momento mi aiuta a migliorare la performance in pista, soprattutto in una specialità come l’Omnium dove devi avere un recupero alto, e facendo gare su strada aumenti sicuramente questa qualità. Dopo le Olimpiadi la mia testa sarà nuovamente concentrata al massimo proprio sulle gare strada.
Europei su pista a Minsk a fine giugno. Come li interpreterai tu e la nazionale?
Penso che tutta la nazionale lo interpreterà per fare esperienza soprattutto per la Madison e per il Quartetto. Saranno molto utili per riapprociarsi a quelle che sono le dinamiche di gara. Non so a che punto saranno le avversarie, sicuramente raggiungere una grande prestazione in quel momento non è giusto, specie se si punta ad avere il picco di forma ad agosto. Quindi penso che lo correremo in funzione delle Olimpiadi.
L’ultima tua esperienza su pista è stata nel Meeting Internazionale a Gand a metà aprile, come ti sei ritrovata nel tuo ambiente?
Li sono tornata in pista dopo Berlino, dopo ben un anno e due mesi. Il primo giorno è stato un incubo, ho pensato “O mio Dio dove sono è un altro sport!”. Poi mi sono subito riambientata ai massimi livelli.
Hai avuto dei riferimenti utili?
Si, nella giornata conclusiva ho finito con un terzo posto nella corsa ad eliminazione e comunque dietro a Wild e Archibald e davanti a Laura Trott. Mi ritengo soddisfatta.
Ci puoi dire cosa cambia nel gesto della pedalata fra pista e strada?
Ma sicuramente in pista hai una frequenza molto più alta di quella che hai su strada, questo è sicuro. Direi che la grande differenza è questa.
Una curiosità sulla bici da strada, al momento cosa stai usando la Madone o l’Emonda?
Adesso sto usando l’Emonda, perché mi trovo molto bene. Lo scorso anno prediligevo la Madone, però con la nuova Emonda mi sono trovata subito molto bene. E’ più leggera rispetto alla Madone ma è reattiva quasi, se non allo stesso modo della Madone.