AVEZZANO – Quando ha tagliato il traguardo, Erica Magnaldi ha cacciato un urlo così prolungato e selvaggio da scuotere anche noi che le correvamo dietro per immortalare la prima gioia dopo la vittoria del campionato europeo gravel. La piemontese del UAE Team Adq sarebbe potuta partire domani con le ragazze del mondiale su strada per supportare Elisa Longo Borghini, ma la chiamata non è arrivata. Così si è riboccata le maniche accettando la convocazione del cittì Pontoni, con lo sguardo semmai agli altri europei – quelli della strada – che si correranno in Francia il 4 ottobre.
«Sinceramente non mi aspettavo di vincere – dice quando i pensieri hanno preso il sopravvento sulle emozioni – ma non nascondo che dopo aver vinto la Monsterrato Gravel e guardando l’altimetria di questo percorso, ho pensato che potesse essere adatto a me. Poi sono arrivata qua e l’ho provato. E la fiducia è stata offuscata dalla preoccupazione, perché la salita in realtà non era molto dura e la discesa invece era molto, molto tecnica. Io ho appena iniziato col gravel, quindi mi rendo conto di non avere ancora l’abilità tecnica di altre ragazze. Non mi restava che andare forte in salita e gestire il margine che avessi preso…».


L’ordine di Pontoni
Avezzano ha accolto il gruppo degli europei gravel con un bel freschino e il percorso selettivo che li ha tenuti tutti in apprensione. Alle nove del mattino c’erano 12 gradi, ma la pacchia è durata poco. Il tempo che il sole si alzasse e si è arrivati a sfiorare i 30 gradi, con il sale ben evidente sui pantaloncini più scuri e improvvise crisi di crampi per tanti dei corridori arrivati. Nel box dell’Italia e prima di lasciarli andare al via, Daniele Pontoni ha fatto un breve ripasso dei punti di assistenza. Dove avrebbero trovato le ruote, le scarpe di scorta e persino il casco. E poi l’ordine delle borracce: prima l’acqua e poi le malto dal secondo massaggiatore. La sua ultima disposizione è stata perentoria: «Non si molla mai!».
Nel giorno in cui a Kigali si sono aperti i mondiali con le prime crono e la vittoria schiacciante di Evenepoel, la vittoria di Erica Magnaldi ha portato un soffio di aria positiva in Federazione. Domani il presidente Dagnoni e il segretario generale Tolu voleranno in Rwanda, in un incrocio pazzesco di sovrapposizioni del calendario che non concedono scampo e non si fermano certo qui. Nei giorni degli europei su strada, il Giro dell’Emilia dirotterà su Bologna corridori forti come Ciccone. E nel giorno del mondiale gravel, il Giro di Lombardia ne distrarrà certamente degli altri.








La volata della vita
Magnaldi ha tagliato il traguardo con la gamba destra ferita, perché è caduta e nonostante tutto è riuscita a tenere il passo della Kloser. La tedesca però si è avvantaggiata e sarebbe stata probabilmente imprendibile se una foratura (la vera piaga di questi europei) non l’avesse fermata.
«La gara stava andando molto bene – racconta Magnaldi – ero rimasta insieme a Kloser e Wright ed ero rassegnata a fare terza, perché erano palesemente più veloci di me in discesa. Allora nel secondo giro (le donne elite ne facevano 3 per un totale di 88,8 chilometri, ndr) ho provato a staccarle in salita: Wright ha ceduto, con Kloser non sono riuscita. Per rilanciare, ha fatto la discesa molto forte. Io ho provato a tenerla e probabilmente sono andata oltre il mio limite e sono caduta, tanto da essere ripresa anche da Wright. L’ho staccata ancora nel giro successivo pensando che non avrei mai raggiunto quella davanti.
«Invece a 500 metri dall’attivo – sorride – mi hanno detto che la prima aveva bucato. Nel frattempo Wright mi aveva ripreso in discesa e allora ho tirato a tutta fino ai 200 metri, poi ho lanciato lo sprint. Da almeno due chilometri avevo i crampi, ma quando ho visto l’arrivo mi è passato tutto e ho fatto la migliore volata di sempre. Ancora non ci credo. Sono davvero contenta, perché non me l’aspettavo. E questo insegna che non bisogna mai mollare, fino a quando si taglia il traguardo. Come ci ha detto Pontoni prima di partire».




Gaffuri saluta il gravel
Anche Gaffuri si è trovato in un folle rimescolamento di posizioni. In tutti gli ultimi 20 chilometri, il corridore dello Swatt Club in maglia azzurra, che ha appena firmato per il 2025 con il Team Polti-Visit Malta, ha viaggiato con il francese Drechou all’inseguimento del fuggitivo (poi vittorioso) Mads Wurtz Schmidt. Sembrava ci fosse solo da scegliere il colore della medaglia, quando su di lui sono tornati Anton Stensby e il suo compagno di club Matteo Fontana. Il quinto posto ha il sapore della beffa. E anche nel suo caso è stata la discesa a fare la differenza.
«La salita non era abbastanza dura per fare la selezione – dice – e loro sono più forti in discesa. Nel primo giro sono caduto e ho dovuto fare tutto il secondo a inseguire. Credo che non sarebbe andata diversamente, ho dato il massimo che avevo oggi e per questo sono contento. Qualche rammarico ce l’ho, però il livello era molto alto. Per quest’anno il mio gravel finisce qui. Adesso farò la CRO Race con la Polti, poi Tre Valli e Gran Piemonte e finirò la stagione in Italia. Niente mondiale gravel quindi, perché in quei giorni sarò in Croazia».




Il bilancio del cittì
E ora che la vittoria di Erica Magnaldi e il quarto posto di Gaffuri fra gli uomini confermano il buon lavoro svolto, Pontoni traccia un primo bilancio. E’ solo l’inizio di un discorso che riprenderemo, perché i nuovi assetti del ciclismo su strada incidono anche sulle scelte del fuoristrada.
«Il bilancio è buono – dice Pontoni – e chiaramente quando vinci, è ancora meglio. Eravamo qui con due belle nazionali e anche con i maschi siamo stati in lotta per una medaglia sino alla fine. Siamo soddisfatti di quello che abbiamo fatto e di quello che potremo fare anche fra tre settimane ai mondiali. Il livello è altissimo e facciamo fatica a trovare atleti disponibili, perché le squadre lottano per i punti UCI. Però alla fine con un po’ di slalom e con un po’ di telefonate ai vecchi amici, si cerca di risolvere. Anche oggi, subito dopo la gara, ho chiamato il team manager di una WorldTour. Quindi adesso ci godiamo questo momento e da domani cominceremo a pensare anche al mondiale».