C’era una volta la Valcar-Travel&Service, squadra continental italiana, voluta, creata e plasmata dalla competenza e la passione di Valentino Villa e Davide “Capo” Arzeni. Oggi le sue atlete migliori sono sparpagliate fra la Lidl-Trek, la Uae Team Adq, la FDJ-Suez e la Cofidis. Se ne parlava giusto qualche giorno fa con Roberto Amadio, individuando in essa l’esempio migliore di una squadra italiana, capace di valorizzare alcune fra le migliori atlete, lavorando in stretta collaborazione con la FCI.
Dino Salvoldi non faceva sconti, ma con Arzeni aveva trovato un punto di incontro. E uno dopo l’altro erano arrivati i due mondiali su strada di Elisa Balsamo, la Gand-Wevelgem, la Ronde Van Drenthe, il Trofeo Binda e la Valenciana. Oltre ai risultati in pista di quel gruppo di ragazzine terribili che ancora oggi rappresentano la struttura portante della nazionale di Marco Villa. Come ebbe modo di dirci Arzeni, la squadra bergamasca si era guadagnata il rispetto degli squadroni a suon di risultati.
La bomba del WorldTour
Il WorldTour ha travolto il mondo di queste squadre come una bomba d’acqua. E quando alla fine il quadro si è ricomposto, si è scoperto che per le continental andare avanti sarebbe diventato ogni anno più difficile. I più scaltri si sono fatti assorbire da realtà più ricche. Sono andati incontro alla loro necessità di strutturarsi con un team femminile e ne sono diventati parte integrante.
La Valcar ha sperato fino all’ultimo di trovare un grosso sponsor che le consentisse il salto nella categoria superiore. Tuttavia alla fine patron Villa ha dovuto arrendersi. Campionesse come Cavalli, poi Balsamo, Guazzini , Alzini e Sanguineti hanno firmato in squadre WorldTour, mentre altre hanno continuato con Arzeni fino al 2022.
Sparisce la Alé-BTC
Nel frattempo il panorama italiano ha subito un altro colpo, con l’acquisizione della licenza WorldTour della Alé-BTC Ljubljana da parte del neonato UAE Team Adq. Dopo il secondo Tour di Pogacar, parve impellente per il gruppo degli Emirati avere una squadra femminile, che assecondasse le politiche di emancipazione. Così fu Gianetti a suggerire il nome di Rubens Bertogliati come team manager. Mentre a capo della struttura si trovò sin dall’inizio Melissa Moncada, manager colombiana che aveva preso parte anche all’acquisizione di Colnago.
Forte della guida di Lacquaniti e Devoti, il primo anno andò bene. Non si fece che proseguire l’attività e il metodo della squadra veneta, con quattro vittorie di Marta Bastianelli e quattro di “Mavi” Garcia. Volendo ancora crescere, l’anno dopo fu proprio Bertogliati a propiziare l’assorbimento del gruppo guidato ancora da Arzeni. Così alla UAE passarono atlete come Consonni, Persico, Gasparrini, Baril e Carbonari. Lacquaniti non fu confermato, mentre accanto ad Arzeni arrivò l’espertissimo Marcello Albasini.
Il claim delle manager è la voglia di eguagliare le imprese del team maschile, senza riflettere sul fatto che certi picchi non arrivano semplicemente mettendo insieme atleti, soldi e mezzi. Lo spiegamento di mezzi del team alle corse è piuttosto impressionante, ma non sempre i risultati sono all’altezza di tanta abbondanza. E quando alla fine del 2023 Bertogliati rassegnò le dimissioni si capì che qualcosa non andasse per come il ciclismo classico avrebbe suggerito. E suona ancora strano che la compagine maschile del team emiratino non sia coinvolta e non voglia esserlo nella gestione del femminile.
Se ne va anche Arzeni
Il 2024 è iniziato con l’inserimento di nuovi preparatori e la necessità che Arzeni non allenasse più le “sue” ragazze. Il criterio può essere condivisibile: ciascuno deve fare la sua parte, senza intrecci di competenze. Forse per avvalorare la decisione, al ritiro di dicembre i direttori sportivi sono stati lasciati a casa. Le ragazze hanno così trascorso quelle due settimane con i soli preparatori. Un tempo non si diceva che il ritiro invernale serva per creare il gruppo?
Al posto di Bertogliati è arrivata Cherie Pridham e di recente nel ruolo di Head of Business and Communication è stata ingaggiata Yana Seel. La manager era già nota nel ciclismo per aver allontanato Vinokourov dalla “sua” Astana. Tornato come era prevedibile il kazako alla guida del team, per lei si chiusero le porte. Destino simile alla Lotto-Dstny. Chiamata del team manager John Lelangue, dopo due anni e le dimissioni di quest’ultimo, anche Yana Seel ha cambiato direzione.
Sta di fatto che i risultati del 2024 sono stati finora ben al di sotto delle potenzialità del team. Le vittorie sono 10, fra cui 2 di Gasparrini, 3 di Consonni e una di Silvia Persico. Ragazze attese a importanti consacrazioni (fa eccezione l’oro olimpico di Consonni, che poco c’entra con la gestione UAE), hanno perso il filo. E quando anche Arzeni ha dato le dimissioni alla vigilia del Giro, si è capito che ci fosse in atto qualcosa di atipico. Probabilmente è ingiusto puntare il dito sulle atlete che non rendono come dovrebbero, se la gestione della squadra cambia di continuo direzione e linee guida.
C’era una volta la Valcar
C’era una volta la Valcar-Travel&Service, come ci sono state prima la Lampre e la Liquigas. Squadre in cui la matrice italiana ha avuto per anni a cuore lo sviluppo dei talenti. Quello che è venuto dopo, giusto o sbagliato, ha fatto passare in secondo piano le esigenze del movimento ciclistico italiano. I migliori atleti sono stati consegnati a manager di altre nazionalità che hanno a cuore altri obiettivi. Ecco perché serve un team WorldTour italiano che sappia tenere insieme i migliori uomini e le migliori donne. Con i rispettivi devo team e i bravissimi tecnici che da anni hanno trovato fortuna all’estero.
Se bastassero i soldi, la UAE Team Adq avrebbe già vinto il Giro e il Tour. Invece ne è uscita con le ossa rotte e – ormai ne siamo quasi certi – non per scarsa volontà o qualità delle atlete. Nel giro di sei mesi si sono dimessi due dei riferimenti che avrebbero potuto farne la fortuna. Non crediamo che questo sia soltanto l’indice della voglia di cambiare. Si cambia se qualcosa non funziona o se si ha in mano una soluzione che funzioni meglio. Altrimenti si distrugge e dispiace che ci vadano di mezzo atlete italiane che meriterebbero di più negli anni migliori della carriera. Speriamo che il nuovo management trovi presto la strada, che probabilmente passa per step molto più semplici di quanto si creda.