OLIVA (SPAGNA) – Con la benedizione di Marta Bastianelli. Eleonora Camilla Gasparrini non è più la ragazzina con lo sguardo impertinente, ma un’atleta con la maiuscola. E Marta se ne è accorta semplicemente vivendole accanto nell’ultima stagione della carriera.
La “Gaspa” era annunciata da Arzeni sin da quando era poco più di una junior e, forte di un titolo europeo, si era affacciata nel grande gruppo con la maglia della Valcar. La sua presenza era stata per il “Capo” il modo per digerire più facilmente la partenza di Elisa Balsamo prima e poi delle altre grandi.
«Stiamo crescendo piano piano – sorride – ogni anno si si fa un passo in più nel modo giusto. Inizio anche a vedere qualche risultato, quindi sono contenta. Leggere quelle parole di Marta è stato un grande onore. La scorsa stagione ho avuto modo di avere tanto a che fare con lei. Siamo riuscite a confrontarci spesso e sentirla parlare a quel modo mi ha dato tanto morale».
Il WorldTour a vent’anni
La “Gaspa” ha il piglio del monello e il rigore della professionista. Questo testimonia il carattere e insieme fa capire che l’arrivo del WorldTour ha stretto le maglie anche fra le ragazze.
«Il modo in cui si convive con questa disciplina – spiega – è una cosa molto soggettiva. Per me non è un peso e lo faccio perché mi piace. Mi piace anche essere professionale, ma è chiaro che per i livelli a cui è adesso il ciclismo, è necessario fare delle rinunce. A essere onesta però, ho anche il modo di divertirmi e il tempo per farlo, ovviamente nei giusti momenti. Da fine ottobre a fine novembre si può mollare al 100 per cento. Invece durante la stagione ci sono magari periodi in cui fare un passo indietro per ricaricarsi un po’, ma senza fare chissà cosa. Già stare in famiglia in questo periodo e vedersi con gli amici prima che parta la stagione è una bellissima opportunità».
Le distanze crescono
Siamo in una fase di passaggio. Traghettato il movimento verso il professionismo, adesso l’UCI ha messo mano alle distanze di gara, aumentandole.
«L’aumento delle distanze – conferma Gasparrini – è un dato oggettivo. Io sono sempre stata abituata a non fare troppe ore, puntando più sull’intensità. Adesso invece c’è da allungare e lo stiamo facendo anche in questo caso in modo graduale. Mi rendo conto che sto vivendo il periodo di passaggio, facendo tutto per gradi. Quando faccio la distanza, si tratta solo di endurance, senza lavori in particolare. Comunque siamo sopra le quattro ore. Però un conto è farle da sola, altro è farle in gruppo. In questo caso infatti, come in ritiro, si può allungare.
«In Spagna abbiamo cercato di sfruttare il caldo e il bel tempo. Per i lavori di intensità si lavora a casa, anche se fa freddo, magari ricorrendo a qualche seduta indoor sul ciclomulino e andando un paio di volte in palestra. E comunque d’inverno non c’è solo la bici, a casa c’è anche lo sci di fondo, visto che abito vicino a località sciistiche. E’ anche il modo per svagarmi un po’».
Lo sguardo sull’Amstel
Il tempo di spiegare che sui rulli preferisce la musica alle serie tv, che diventano un’ottima compagnia quando c’è solo da far girare le gambe, poi Gasparrini solleva il velo sulle ambizioni per la prossima stagione.
«Vorrei avere più lucidità nei momenti clou delle gare – dice – perché a volte perdo l’attimo, vorrei cercare di essere più pronta. Mi rendo conto che con l’esperienza, inizi a leggere le gare in maniera diversa e a capirle meglio. Nonostante da junior abbia vinto bene, qui c’è un altro mondo. Nelle juniores eravamo solo italiane e con un modo di correre totalmente diverso. Nelle poche esperienze che avevo fatto con la nazionale, avevo visto parecchie differenze nelle tattiche delle straniere. Un obiettivo per il 2024? Vi direi una classica che quest’anno ho fatto per la prima volta, cioè l’Amstel Gold Race. Secondo me potrebbe essere adatta alle mie caratteristiche. Un percorso misto e vario, con un arrivo leggermente all’insù che potrebbe fare per me».
Lo spirito Valcar
Con la benedizione di Marta Bastianelli, che però non è più parte del gruppo. La sua uscita ha ridisegnato gli equilibri in seno al UAE Team Adq, con atlete come Chiara Consonni, Silvia Persico ed Erica Magnaldi a raccoglierne il testimone. E con Arzeni in ammiraglia, anche se non più unico capo, in qualche modo lo spirito della Valcar aleggia ancora.
«Credo che ricreare la Valcar da qualche altra parte – sorride – sia quasi impossibile. Però c’è lo spirito giusto e arrivano anche i risultati. C’è un bel gruppo, siamo uniti, ci divertiamo e anche quello è importante, visto che stiamo tantissimo tempo via da casa. Ci rendiamo conto che il ciclismo sta crescendo e bisogna stare al passo, anche a livello di struttura di squadra. Sono arrivate nuove figure professionali, ma se si vuole una struttura ben solida, bisogna fare assolutamente così».