Kiebenhofer 2021

Che fine ha fatto l’olimpionica Kiesenhofer?

29.04.2022
6 min
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Certe volte le storie acquisiscono valore e si comprendono meglio a distanza di tempo. Il 25 luglio 2021 assistemmo a una delle più grandi sorprese nella storia dell’intero sport, non solo del ciclismo: nella gara olimpica su strada femminile quattro ragazze andarono in fuga al momento stesso del via e una di loro, l’austriaca Anna Kiesenhofer (in apertura nella foto CorVos), non venne più ripresa, sottovalutata colpevolmente dalle grandi favorite, olandesi in primis. Non la conosceva nessuno, tanto è vero che il sito specializzato in statistiche ciclistiche Procyclingstats fece registrare il primato di visite a una pagina in un singolo giorno, 35.871, 2.320 in più di quelle registrate da Mads Pedersen il giorno del suo trionfo mondiale.

Da allora, da una parte su Anna piovvero richieste di interviste, di presenze a feste, un’attenzione mediatica travolgente e frastornante. Dall’altra, salvo qualche sporadica presenza (settima a cronometro agli Europei, seconda alla Chrono des Nations) non si è più vista nel circuito ciclistico. E col passare delle settimane sono cominciate a fioccare le domande su che fine avesse fatto.

Il momento forse più clamoroso di Tokyo 2020: il trionfo solitario della Kiesehofer
Kiesenhofer Tokyo 2021
Il momento forse più clamoroso di Tokyo 2020: il trionfo solitario della Kiesehofer

Tornata all’amata matematica

Per evitare di essere travolta da tanta attenzione, Anna si è rifugiata nella sua vita di tutti i giorni. Quella di dottoranda in matematica a Losanna, quella che è la sua attività principale. Il ciclismo lo ha sempre vissuto come qualcosa di importante sì, ma sempre leggermente in second’ordine rispetto al suo lavoro. Si è difesa da tanta pressione mediatica centellinando interviste e apparizioni nelle quali ha chiarito il valore che dà a quella medaglia (oltretutto tenuta sempre sotto mano, per mostrarla ma soprattutto per rivivere le emozioni attraverso di essa): «Se sei abbastanza intelligente puoi ottenere un dottorato di ricerca, ma una medaglia d’oro puoi volerla quanto vuoi, ma la maggior parte delle persone non la otterrà mai – ha dichiarato a Cyclingtips – Per ora è il momento più orgoglioso della mia vita. Non si tratta solo della medaglia, ma anche del viaggio fatto per raggiungerla, della storia che c’è dietro e di tutte le piccole gare che ho vinto ma che nessuno ha riconosciuto. La medaglia è una ricompensa per tutto questo.

«Non sembrava un giorno speciale – ricorda la Kiesenhofer – Ho dormito bene la notte, cosa non normale prima di una gara per me. Sapevo di aver fatto tutto il possibile, quindi sapevo che anche quando qualcosa fosse andata storta non sarebbe stata colpa mia. Sapevo che c’erano tutti gli ingredienti per fare una bella gara».

La forza di una “perdente”

A distanza di tempo, molti continuano a chiedersi come abbia fatto. Nessuno avrebbe scommesso un centesimo su di lei. Anche quando è andata in fuga, sembrava la classica azione per mostrare la maglia e farsi vedere. E’ come se in una maratona quelli che partono davanti a tutti, con il fisico ben poco atletico e che si sbracciano per salutare e farsi vedere, alla fine arrivino primi…

«Ho pochissima esperienza con le gare professionistiche femminili in generale – ammette – ma il giorno prima avevo visto che nella gara maschile la fuga aveva raggiunto un grande distacco, il che non mi è sembrato insolito. Ma sembra che sia molto insolito nella gara femminile. Considerando che la nostra gara è stata molto più breve, ho pensato che una possibilità ci fosse. Poi con l’andare dei chilometri vedevo che ci davano sempre tanto spazio, eppure eravamo gente, io, la polacca Anna Plichta e l’israeliana Omer Shapira che a cronometro ce la cavavamo bene. È stata una piccola sottovalutazione, diciamo che ho applicato il mio ruolo di perdente facendone la mia forza».

Sul podio al centro del circuito, Anna Kiesenhofer davanti a Van Vleuten e Longo Borghini
Sul podio al centro del circuito, Anna Kiesenhofer davanti a Van Vleuten e Longo Borghini

Convivere con il dolore

Si sa poi com’è andata la gara. In salita la Kiesenhofer se n’è andata, da dietro hanno iniziato a risalire, ma era troppo tardi così Van Vleuten, Longo Borghini e le altre hanno lottato per le piazze d’onore, le altre medaglie. All’arrivo tutti a chiederle chi fosse, quasi rimproverandola per quel che aveva fatto: «Ci ho riflettuto molto. Ovviamente non mi ero preparata per quel tipo di corsa, ma ero mentalmente preparata a soffrire. Pensi in anticipo a come ti comporterai quando il dolore colpisce, perché prima o poi arriverà. Arriva sempre, in gara o in allenamento, devi conviverci. Ho anche diviso la distanza in pezzi, ho pensato a chi mi aveva sostenuto, a tutto il viaggio fatto per arrivare lì, allora. Ho pensato anche agli atleti che ammiro per la loro capacità di soffrire. Nel mio caso si tratta per lo più di ciclisti amatoriali sconosciuti ma sono stata anche una fan di Annemiek van Vleuten o Anna Van der Breggen e sapevo che erano dietro, a inseguirmi, a soffrire come e più di me sapendo che stavano perdendo».

Poi? Poi presto è arrivato il silenzio, rotto ogni tanto dai social che alla fine, componendo i pezzi come in un puzzle hanno dato le risposte cercate. Innanzitutto la Kiesenhofer ha rifiutato le proposte arrivate dai team WorldTour: «L’esperienza di Dumoulin mi ha spaventata. Ho conoscenze nel suo gruppo (ha corso nella squadra femminile della Lotto Soudal nel 2017, ndr) e non voglio sentirmi schiacciata, il ciclismo deve rimanere nel suo alveo nella mia vita, anche se è molto importante».

Kiesenhofer Factor 2022
Il particolare del telaio della sua Factor con le due equazioni
Kiesenhofer Factor 2022
Il particolare del telaio della sua Factor con le due equazioni

La soluzione del caso…

L’austriaca sta costruendo un proprio team, il che significa che non corre gare Uci all’infuori di quelle titolate, ma continua ad allenarsi e anzi ha stretto contatti con sponsor tra cui l’azienda britannici di bici Factor. Su Twitter ha pubblicato i particolari della sua nuova bici, sul telaio ha fatto incidere, oltre a fregi d’oro e la data del trionfo di Tokyo, anche due equazioni: «Per me rappresentano molto: la prima la forma normale di una struttura b-symplettica, la seconda l’equazione delle mappe a semionda, tema del mio dottorato. Mi ricordano i valori della mia vita».

Il suo sogno? Riuscire a coniugare sempre di più le sue due anime: «Ho ispirato tanti dimostrando che studio e sport, entrambi ai massimi livelli possono coesistere. Voglio lavorare nell’allenamento e nell’innovazione del ciclismo applicando quelle che sono le mie peculiarità». La rivedremo quando in palio ci sarà qualcosa come una medaglia, ma questa volta nessuno la riterrà una perdente, questo è certo…